Prosa
UN NATALE ROSSO SHERLOCK

Sherlock Holmes senza mistero

Sherlock Holmes senza mistero
I protagonisti di questo spettacolo sono Sherlock Holmes ed il Dottor Watson che funge da narratore delle loro vicende. Alla vigilia di Natale, in una notte piovosa, Holmes è nervoso ed insoddisfatto perché – come ci spiega intonando una brano musicale - a Natale sono tutti più buoni ed il lavoro per uno come lui scarseggia. Watson, invece, non vedrebbe l’ora di andarsene ma una visita inaspettata cambia tutto: un’attrice famosa in incognito, tale Scarlett Jones, confessa – prima cantando e poi parlando ai due - di essere l’amante del miliardario Marcwell Maxwell ed è preoccupata per via delle minacce di morte che ha ricevuto. È così che i due investigatori la seguono verso Edimburgo dove la donna dovrà incontrare il suo amato e si aggiungono alla compagnia un’attricetta fan della Jones e due ispettori di polizia, interpretati da quelli che saranno in realtà gli attori jolly di questa compagnia e si trasformeranno ogni volta nei vari personaggi che i tre protagonisti incontrano sul loro cammino. Questa, in sostanza, l’idea di base. Quello che ci viene presentato è uno Sherlock Holmes – come osserva Watson – che vuole individuare elementi e prove ovunque e non riesce a considerare le persone in quanto tali; viene esasperata la sua smania di indagare e ricercare sempre spiegazioni più complesse del necessario. Ma se gli interpreti sono davvero uno più bravo dell’altro, tecnicamente preparati – noto con particolare piacere la capacità incredibile di Gerolamo Alchieri e Roberto Stocchi di lavorare con la voce – si muovono sul palco riempiendolo, sono tutti espressivi e simpatici, ciascuno a modo suo; se ogni personaggio anche quando è una comparsa, è caratterizzato in modo ben distinto dall’altro, il giallo, il “fitto mistero” stentano a venir fuori e manca una buona drammaturgia, una storia. Se l’enigma latita, tra l’altro, anche i tentativi di farci ridere non hanno grande successo. Devo dire che ho trovato estroso è simpatico l’utilizzo di tanti ombrelli in scena per creare oggetti di vario genere e muoverli facilmente, cambiando ambientazione e scenografia. Attento l’uso delle luci, con una selezione di toni freddi e cupi nelle scene notturne all’aperto, tra le stradine periferiche e i cimiteri di Edimburgo, il rosso di casa Maxwell che ricorda l’omicidio avvenuto lì e, invece, la maggior luminosità abbinata alla scelta di costumi colorati nella taverna o al circo. Intelligente anche l’idea di proiettare sul fondale una vetrata gotica per farci intendere che si tratta di una chiesa. Insomma: la regia c’è (ricordiamo il riuscitissimo “Un amore da incubo” diretto lo scorso anno dalla stessa Draghetti in questo teatro), un ottimo cast anche – spicca tra tutti la versatile Ughetta D’Onorascenzo – la scenotecnica è originale ma la sceneggiatura è carente, dovrebbe essere arricchita con molte altre idee che coinvolgano il pubblico e se ne potrebbero sfruttare meglio alcune come quella dei volutamente mediocri interpreti di “Molto rumore per nulla”, che per assurdo non lo sono abbastanza.
Visto il 09-12-2009
al Anfitrione di Roma (RM)