Lo spettacolo che rappresenta il culmine del percorso di Tommaso Capodanno e il lavoro finale per il saggio di diploma in Regia conseguito presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico
Un sogno nella notte di Mezzestate è lo spettacolo che rappresenta il culmine del percorso di Tommaso Capodanno e il lavoro finale per il saggio di diploma in Regia conseguito presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico.
L’idea del neodiplomato regista è un sogno, “un sogno di una notte di mezzestate”. Parla dei sentimenti umani e trasforma i versi di Shakespeare in una favola moderna i cui protagonisti sono vestiti di maschere e di nudità. Il denudarsi e il coprirsi sono solo una delle immagini presenti nello spettacolo, quella della verità e della menzogna. Ma la scena pullula anche di amore, gelosia, sessualità, follia. Giochi di opposizioni, doppi, falsi specchi deformanti la realtà. Capodanno, come nel testo shakespeariano, ripropone i duetti amorosi di Ermia e Lisandro, Elena e Demetrio, Teseo e Ippolita, mostrando fino a che punto può arrivare l’amore o il rancore per un sentimento non corrisposto.
Lo specchio della femminilità, del sesso e del piacere
Un inno alla femminilità è l’interpretazione di Elena, audace portavoce di un un’idea a contrario della donna moderna. Il suo umiliarsi per un amore non ricambiato, la sconcertante autosvalutazione, il continuo rinnegare la sua evidente bellezza, il suo annientarsi davanti a un uomo che la disprezza è un grido contro la violenza, un monito rivolto a tutte le donne che si annullano per un sentimento tossico, per un amore che non è tale.
I giochi dispettosi di un Puck ermafrodita riecheggiano tra i cespugli di una foresta incantata, così come la sua doppia voce maschile e femminile che diventa l’ambiente sonoro ideale per le scene oniriche che compongono lo spettacolo: dal duetto d’amore, a triangoli e schermaglie, da antichi riti sessuali, deliri e danze orgiastiche. Titania e Oberon, sovrani del mondo dei sogni, altra faccia della medaglia del mondo civile ateniese, si scambiano di sesso: lei da donna diventa uomo e lui da uomo diventa donna e il loro rapporto si svolge in un delicato equilibrio di giochi di potere, come in bilico su un’altalena. Un gruppo di attori costruisce uno spettacolo nello spettacolo, una performance che guarda al piacere, dal sapore bacchico, che riflette i rapporti del nostro tempo.
Così il “Sogno” di Tommaso Capodanno rimane fedele al testo del drammaturgo inglese, salvo alcune coloriture italiano-romanizzate, inserite per calare ancor più la dimensione reale in quella onirica. Un sogno nella notte di Mezzestate anche a distanza di secoli resta lo specchio dell’animo umano con tutte le sue distorsioni e contraddizioni, rappresentazione teatrale dello spettacolo della vita.