Non è facile ispirarsi a Edith Piaf per creare uno spettacolo che sia davvero tale e non un pretesto agiografico a vantaggio di spettatori francofili. Carlo Lei scrive davvero per il teatro e l'ispirazione non è l'unica urgenza che lo porta a questa messinscena . Una cosa disgustosa è uno spettacolo notevole, elegante e intelligente, ben scritto e ben recitato con delle scenografie semplici e funzionali (di Jacopo truffa e Andrea Castorina) e un raffinato impiego della videoproiezione (di Anjan Di Leonardo), senza dimenticare le canzoni del passerotto Piaf usate come chiosa a ognuno dei quattro quadri i cui testi, tradotti liberamente in italiano da Valeria Bottone, sono proiettati su uno dei pannelli della scena con degli efficaci giochi grafici.
Quattro quadri, quattro situazioni.
Il primo, Schiave, vede l'incontro fortuito di due donne nella hall dello stesso hotel, una sera di temporale, la prima litiga perchè la sua storia d'amore è appena conclusa, l'altra ha appena lasciato il marito per un giovane amante (addormentato sulla valigia, lo vediamo solo di spalle). La prima donna cerca un dialogo ma la seconda lo rifiuta criticando snobisticamente l'invadenza della prima, in realtà si schermisce per tema di trovarsi nella stessa situazione, sola, come infatti accade, quando il suo giovane amante, approfittando di una mancanza di corrente (a causa del temporale) scompare lasciandola lì...
Il secondo quadro Teresita alla festa è un racconto nostalgico, leggiadro quasi elegiaco di una giovane e spensierata ragazza che si prepara per la festa della madonna e fantastica dell'amore che vi troverà e intanto gioca bambina col piccolo nipote che le ha sottratto gli occhiali.
Il terzo quadro Solavede una giovane coppia far visita a un'amica che lavora come badante preso una donna anziana in carrozzella. Mentre la coppia amoreggia la giovane (invaghita del ragazzo) tratta male la donna anziana accusandola di essere artefice della propria solitudine. Ma alcune foto trovate per caso grazie al ragazzo, l'unico sinceramente incuriosito dalla donna in carrozzella, fanno scoprire il suo passato fatto di famiglia (matrimonio e figli)... Intanto su due pannelli di quinta alcuni dialoghi tra la donna anziana e sua figlia si alternano in proiezione (i sogni della donna?).
L'ultimo quadro Come si accende un fuoco in 3 movimenti è un racconto visivo tra videoproiezioni e situazioni sul palco di un innamoramento e di un doppio tradimento (una coppia si incontra, lui la tradisce, lei lo tradisce e mentre lei si dispera per l'abbandono del nuovo amante lui si accorge che anche lei lo ha tradito...).
Quattro storie diverse, che esplorano l'amore (una cosa disgustosa come lo definisce la donna abbandonata che apre il primo quadro), in altrettante direzioni. L'amore come sofferenza, ma anche come abbandono, l'amore come costruzione sociale di una famiglia, come ipocrita tradimento, come deragliamento dei sensi, in uno spettacolo che presenta un'inedita galleria di personaggi femminili non sempre così disposti verso l'altro mentre uno dei personaggi maschili, anche se spinto dall'urgenza sessuale, si dimostra una volta tanto più curioso e meno arrabbiato delle sue controparti femminili (senza per questo scadere nella misoginia). Intanto l'abbandono all'amore e dell'amore sembrano le cifre esistenziali che danno forma alla vita dei vari personaggi. Molto bravi tutti gli attori, anche se giovanissimi, nel rendere con pochi sapienti tratti sentimenti e situazioni sottili e niente affatto scontate, semplici le scene e funzionali alle videoproiezioni (nel caso dell'ultimo quadro un vero piccolo cortometraggio) in uno spettacolo emozionante, cui pesa solo il cambio scena tra un quadro e l'altro che costringe, dopo la canzone che fa da chiosa, a chiudere il sipario. Una compagnia da tenere d'occhio che ha già fatto parlare di sé e molto ancora lo farà. Tra gli attori, tutti bravi, ci ha personalmente emozionato, senza nulla togliere agli altri, Annalisa Lori splendida nel ruolo di giovane donna bambina e Valerio Sirna la cui bravura surclassa la pur notevole bellezza...
Visto il
11-03-2010
al
Spazio Uno
di Roma
(RM)