Musical e varietà
VACANZE ROMANE

Roma si è presa una vacanza

Roma si è presa una vacanza

Una premessa è necessaria per parlare della nuova edizione di Vacanze romane, ultima testimonianza del sodalizio artistico tra Pietro Garinei e Armando Trovajoli, in scena al Teatro Linearciak di Milano fino al 21 febbraio: chi scrive ha visto entrambe le edizione (stagione 2004/2005 e 2005/2006), con protagonisti prima Serena Autieri e Massimo Ghini, poi Sabrina Marciano con Franco Castellano, interpreti dei ruoli che al cinema furono di Audrey Hepburn e Gregory Peck.
La storia è nota al pubblico: una principessa, esasperata dal rigido cerimoniale di corte, decide improvvisamente di fuggire, in cerca di alcuni momenti di libertà, complice una Roma dal fascino irresistibile. Durante la fuga, incontra un reporter alla ricerca dello scoop della vita. Con lui trascorrerà momenti indimenticabilli alla scoperta della Città Eterna, ma la loro favola è destinata a concludersi, ed entrambi si abbandoneranno a una dolce nostalgia.

In questa versione diretta da Luigi Russo, Serena Autieri è tornata a interpretare il ruolo della Principessa Anna e continua a offrire al pubblico, dopo parecchi anni dal debutto dell'edizione originale dello spettacolo, un’interpretazione emozionante e coinvolgente. Accanto a lei, un nuovo protagonista, Paolo Conticini, nel ruolo di Gianni Velani, redattore del Messaggero: l’attore svela una naturale spigliatezza sul palcoscenico e si mostra piuttosto disinvolto nel canto, dando così al proprio personaggio la possibilità di aderire meglio alla storia, in relazione soprattutto con la sua partner in scena, ma anche con il suo socio, il fotografo Otello (Fabrizio Giannini, disinvolto, ma spesso con la battuta troppo facile).
Nel ruolo di Francesca, ritroviamo – come nelle precedenti edizioni - Laura Di Mauro: un’interpretazione genuina di quella romanità verace – a tratti disincantata – che, almeno nel testo di Jaja Fiastri, è rimasta l’emblema dello spettacolo.

Perché, a livello scenografico, nonostante sia davvero apprezzabile il lavoro compiuto dal premio Oscar Gianni Quaranta, l’utilizzo di (pregevoli) proiezioni video per illustrare “la grande bellezza” di una Roma sempre eterna, ma ormai lontana, snatura visibilmente il significato profondo dello spettacolo; quella romanità, appunto, recuperata artisticamente dagli interpreti sul palco. Cosicché anche l’aspetto dell’ “abitare in una favola”, almeno per gli occhi, viene meno. Restano però la mitica Vespa, sula quale Otello fa il suo ingresso dalla platea, e la Bocca della Verità, che, facendo capolino fino al centro del palcoscenico, ne rivela effettivamente la reale “nudità”. Altro elemento scenografico a destare perplessità è l’appartamento di Velani: credibile l’assenza di una cucina, alla fine degli anni Cinquanta, ma come è possibile avere una porta del bagno e non averne una d’ingresso/uscita, “costringendo” gli interpreti a lunghe camminate avanti e indietro per il palcoscenico?

Il cast è poi impreziosito dalla presenza di Fioretta Mari, nel ruolo della Contessa, alla quale spetta il compito di aprire – con la sua fermezza, elegante e simpatica, il primo e  il secondo atto: in particolare nel brano Anna, dove sarà?, alla disperata ricerca della principessa in fuga, sfodera tutta la sua verve e la propria esperienza di attrice, utilizzando in maniera impeccabile la modalità del “recitar cantando”.

Le coreografie di Bill Goodson, puntuali e dinamiche, disegnano la cornice ideale di uno spettacolo che avrebbe avuto ancora molto da offrire ancora molto, se, ad esempio, i cori delle splendide musiche di Armando Trovajoli e Cole Porter, fossero stati eseguiti dal vivo e non registrati.

Visto il 14-02-2016
al Ciak di Milano (MI)