Nel centro del palco, Vallanzasca presenta fatti e personaggi che hanno orbitato nella sua vita. Dalla madre naturale (interpretata da Antonella Petrone) alla madre di Massimo Loi (un’intensa Cristina Frioni), donne che con coraggio hanno affrontato le sorti dei loro figli. Massimo Loi (intrerpretato da un interessante Riccardo Merlini) cinico e totalmente dipendente dalle droghe, esprime scenicamente la croce e la delizia di Vallanzasca. Un fratello dal quale non si può liberare senza uccidere una parte di sé. Chiodini e Merlini conquistano letteralmente la platea con le scene di tensione, raggiungendo il climax con la morte in carcere di Loi per mano di Vallanzasca.
Dinamiche le scene con la Banda della Comasina e bravi gli attori Lily Lauria (Cindy), Davide Colnaghi (Antonio Colia) e Stefano di Giulio (Rossano Cochis) nelle vesti malavitose.
Credibili le alleanze in carcere di Vallanzasca con Francis Turatello (Domenico Tiburzi) ed Epaminonda (Alberto Albertino) ed il confronto-scontro con Pasquale Barra (Carlo Colella).
L’altra faccia della medaglia, quella della lotta a Vallanzasca è rappresentato dalla vedova del Maresciallo D’Andrea (Alessia Sala) che ricorda quanto sarebbe importante regalare a criminali come Vallanzasca l’oblio. Il Maresciallo D’Andrea (Matteo Dragoni) e l’Agente Baliani (Martina Milani) in lotta con la criminalità di quegli anni, sono le pedine del gioco tra guardie e ladri dove si rischia la vita come effettivamente accadde al Maresciallo D’Andrea (commovente la sua morte).
A completare il ‘ciclo dei buoni’, il Commissario Achille Serra (Andrea Guerini) che in pochi ma mirati interventi ha raccontato la possibilità che criminali e forze dell’ordine si ‘regalano’ a vicenda: rimanere fedeli al destino cui sono chiamati.
Renato Vallanzasca ha vissuto. Male. Ma ha vissuto (Vallanzasca).
Vedo gli occhi delle vedove. E questo mi basta (Serra).
Emozioni che si spera possano vedere di nuovo vita per questo spettacolo che merita altre repliche.