Prosa
VANGELO

Un Vangelo sempre in cerca d'amore

Un Vangelo sempre in cerca d'amore

Il sospetto è sempre forte quando si parla degli "ultimi". A teatro qualcuno può declinare il discorso sul buonismo o, per contro, su un compiacimento decadente. Non è così per questo "Vangelo" prodotto da Emilia Romagna Teatro e dal Teatro Nazionale di Zagabria. Al regista Pippo Del Bono va riconosciuto il merito di non usare il disagio per emozioni che stravolgono i canoni della bellezza tradizionale su un crinale di attrazione ambiguo. Cerca la religiosità, o per meglio dire un'etica che si nutre in scena dei suoi rituali, e la contamina in luoghi non deputati a farlo. Provoca. Sfida a rintracciare un filo conduttore tra lampi e squarci che, nelle primissime versioni, erano molto vicini all'opera lirica e che si sono arricchiti di nuovi innesti di prosa.

Le musiche di Enzo Avitabile sono commenti che lasciano allo spettatore ampie possibilità di interpretazione. Si intrecciano a quelle classiche e a quelle rubate alla tradizione pop con un pizzico di ironia, da "Tu sei l'unica donna per me" a "Jesus Christ superstar", seducono e provocano. A guardare tutto con innocenza infantile c'è Bobo, il vecchio bambino, l'attore down, il barbone e una new entry: il profugo afghano, un allineamento alle cronache che raccontano la più grande tragedia del nostro tempo ma con la buona intenzione artistica di cercare l'individuo nella massa. 

Con i suoi attori presi dalle case di cura o dalla strada che ormai sono perfettamente amalgamati ai professionisti, le regie di Del Bono riescono sempre a creare l'idea di uno stupore incontaminato, il senso di una scoperta di fronte al mondo. Del Bono attore si concede a sprazzi, con tenera violenza.

Questo Vangelo, riletto da un buddhista in memoria della madre cattolica fervente, è, in un certo senso, la prosecuzione corale di un recital che ha avuto una distribuzione meno articolata ma dal quale sarebbe utile ripartire per capirlo meglio. Era stato presentato a Genova, nella chiesa di San Pietro in Banchi, durante il Festival Suq. Non intrecciava il Vangelo con passi di Sant'Agostino e di Pasolini, come il suo approdo finale. Proponeva un confronto tra religioni  ma l'intento era lo stesso: scardinare i fondamentalismi in nome dell'amore. E' un intento che vale qualche pugno nello stomaco, anche se molto più soft che in altri spettacoli, e che gli interventi di Del Bono stesso aiutano a rintracciare in una coralità densa, oltre che di note, di momenti coreografici e simbolici.

Visto il 03-05-2017
al Ivo Chiesa di Genova (GE)