Si chiama Variation(s) lo spettacolo che il coreografo e danzatore Rachid Ouradmane, francese nato da genitori algerini, presenta all’edizione 2023 della Biennale Danza di Venezia: compromettere l’equilibrio per poi ricostruirlo attraverso quello che il danzatore percepisce dall’esterno e la sensibilità che quest’ultimo riesce a portare al mondo esterno. E’ questo il filo conduttore che ha accompagnato negli anni il lavoro del coreografo franco-algerino.
GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA
Equilibri nelle alterazioni
Lo spettacolo si struttura in due assoli, che occupano totalmente il palcoscenico in momenti diversi ma con pari durata. Lo spazio si presenta in entrambi i casi vuoto, permettendo allo spettatore di concentrarsi in modo esclusivo sul danzatore e sulla sua ricerca di movimento, che si evolve in contrasto o in direzione degli accenti musicali. Ruben Sanchez ci regala un inizio vibrante, il solo suono dei suoi passi, il solo ticchettio delle sue scarpe da tap che dialogano con il pubblico strappando più di qualche risata e che attraversano un francobollo rettangolare bianco circondato, come un isolotto, da un mare di colore intenso. Poi è l’intero corpo a fare da cassa sonora, finché le note del jazz crepuscolare di Jean Baptiste Julien liberano suggestioni che mescolano movimento del corpo, musica, esplorazione dello spazio, fiato, variazioni di stile in una ricerca unitaria e a tratti felicemente ostinata.
Nella seconda parte troviamo Annie Hanauer che lasciandosi trasportare da oscillazioni vorticose, a tratti ipnotiche, che quasi rivaleggiano con antiche danze sacre, insegue una fluidità espressiva a volte interrotta, a volte invece dilagante. Questo muoversi come se una corrente interna attraversasse il corpo restituisce una potenza, a tratti confusa e disordinata, a tratti invece estremamente poetica, come nella parte finale quando la danzatrice gioca con la sua ombra, intono ad essa, con o senza di essa, raggiungendo così un proprio equilibrio finale.