Fa un certo effetto entrare nella platea del Teatro della Luna di Milano e vederla vuota, salire sul palcoscenico e accomodarsi tra le duecento poltrone sistemate al di là della ribalta (dove solitamente siamo abituati a vedere rappresentati i grandi musical) per assistere a un'esperienza davvero unica.
Saverio Marconi, il “re del musical” in Italia, affida il suo ritorno sulle scene come attore a un testo emblematico: Variazioni enigmatiche, capolavoro letterario di Eric-Emmanuel Schmitt.
Il pubblico può così “entrare nella pancia della balena” (il riferimento è al grande musical Pinocchio, che ha visto il suo debutto nel 2003 proprio in questo teatro) per vivere le emozioni di un testo straordinario, mai prevedibile, che spiazza in ogni momento. Il titolo dell’opera rimanda a Enigma Variations, composizione del musicista inglese Edward Elgar: quattordici variazioni su una melodia che sembra impossibile da riconoscere. Così Schmitt sembra concepire il rapporto tra gli esseri umani, qualcosa che possiamo solo intuire.
Un testo costruito su scatole cinesi, ricco di colpi di scena, di spunti e sfumature: tagliente ironia, commozione, egoismo, follia si mescolano nelle parole dei due protagonisti, dando voce, non solo corpo, ai loro stati d'animo.
Un gioco al massacro ai limiti del patologico, un drammatico confronto tra due uomini disperati, Abel Znorko – misantropo, Nobel per la letteratura che si è ritirato a vivere da eremita in un’isola sperduta del mare della Norvegia, vicino al Polo Nord – e Erik Larsen (interpretato da Gian Paolo Valentini), sconosciuto giornalista cui lo scrittore concede un’intervista. Lo strano incontro tra i due conduce, attraverso un sorprendente e graduale svelamento, a una verità, taciuta per molto tempo, a causa dell’illusione nella quale entrambi si sono calati: il vagheggiamento della donna amata, che nella sua assenza, diventa protagonista, avvicinando due personalità antitetiche, nei sentimenti e nella reciproca visione della vita.
La regia di Gabriela Eleonori esprime la necessità di mantenere una prospettiva tutta femminile nel progressivo rivelare una vicenda umana nella quale l’assenza di una donna condiziona la vita dei due protagonisti.
La scenografia e il disegno luci presentano un ambiente raccolto e familiare, seppur votato alla solitudine. Uno stato d'animo non solo interno ma anche esterno per Abel Znorko, che con l’arrivo nella sua casa di Erik Larsen intravede la possibilità di riempire un vuoto. Parola, gesto e musica, utilizzati con assoluta padronanza da entrambi i protagonisti, rendono questa rappresentazione un’esperienza teatrale emotivamente completa (e complessa). Da vedere.