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VARIAZIONI ENIGMATICHE

Una messinscena perfetta

Una messinscena perfetta

Il giornalista Erik Larsen si reca a trovare Abel Znorko, premio Nobel  per la Letteratura, nell'isola sperduta nel mare di Norvegia dove vive in solitario ritiro da diversi anni.

La primissima accoglienza di Znorko non potrebbe essere più ostile: l'uomo  spara due colpi di fucile in direzione del giornalista. Situazione paradossale ma plausibile radicata nell'ego dell'uomo la cui misantropia è direttamente proporzionale alla sua dedizione per la letteratura.

L'intervista si concentra sull'ultimo romanzo di Snorko, un epistolario tra un uomo e una donna che, pur amandosi, hanno deciso di vivere isolati e comunicare solamente tramite lettera.

La curiosità giornalistica di Larsen viene frustrata quando Znorko nega che la storia del romanzo abbia una base biografica mentre alcuni comportamenti di Larsen (non ultimo il registratore a cassette portato per l'intervista privo di batterie e di nastro magnetico) insospettiscono lo scrittore che inizia a dubitare Lersen sia lì per intervistarlo.
E' a questo punto che, quasi per caso, scaturendo semplicemente dalla conversazione, viene fatto il nome di Hélène Metternach la cui assenzapresenza illumina di una verità sempre nuova  e diversa la vita dei due uomini e le loro relazioni con lei...

Scritta nel 1995 dal drammaturgo franco-irlandese Éric-Emmanuel Schmitt, Variazioni Enigmatiche testo molto famoso,  ripetutamente portato sui palchi italiani, torna in scena con la regia di Miram Spera e l'interpretazione di Franco Sciacca e Rosario Tronnolone in un curioso ribaltamento di ruoli (in passato è stato Tronnolone a dirigere ripetutamente Miriam Spera).

Anche a ruoli invertiti il risultato non cambia e Variazioni Enigmatiche conferma l'eleganza e la qualità dei lavori proposti dalla Associazione Come in uno Specchio.
Il testo è un vero tour de force coi suoi continui cambiamenti di prospettiva sulla storia privata e sulle relazioni che legano i due protagonisti il cui amore per la stessa donna, che non compare mai in scena,  si nutre di una spiritualità che fa di entrambi due persone vere, concrete, con un vissuto complesso che va ben al di là di quello che emerge sulla scena rimandando a un altrove che si trova nelle vite vissute  da entrambi fuori dalla scena, là dove la presenzaassenza di Hélène Metternach funge da cartina al tornasole sulla capacità degli uomini, dei maschi, di amare.

Testo di rara intelligenza ma anche difficile da sostenere e interpretare con credibilità Variazioni Enigmatiche trova in Tronnolone e Sciacca due interpreti perfetti  la cui generosità non è solo quella di andare in scena con dei ruoli che chiedono di far emergere sentimenti che, per matrice culturale, gli uomini sono abituati a tenere occulti, ma anche quella di affidarsi all'intelligente regia di Miriam Spera che non si dimentica mai di Hélène e non la relega a mero deux ex machina ma le riconosce la funzione di motore profondo tanto della pièce quanto delle esistenze dei due protagonisti.

Il testo ha moltissimo da dire a seconda di ognuno dei punti di vista da cui lo si può interrogare e osservare a cominciare da quello dei due stessi protagonisti molto diversi tra loro e quasi complementari che rimangono maschilmente bloccati in un solo aspetto del proprio carattere, che li cristallizza e li imprigiona, mentre Hélène, per quanto ci è dato saperne dal loro racconto, sa vivere il cambiamento come cifra precipua dell'esistenza tanto che si può dire, solo apparentemente per celia, che per fare una donna di uomini ce ne vogliono due.

L'amore per Hélène  si nutre del carattere e dei principi estetici e morali dei due uomini e il testo diventa così strumento di riflessione sulla musica (il titolo dell'opera è un esplicito riferimento alle  Variazioni su un tema originale, op. 36, scritte da Edward Elgar tra il 1898 e il 1899 che entrambi i protagonisti eseguono al pianoforte durante la commedia); sulla letteratura (dal rapporto tra verità e finzione alla creatività e alla produzione letteraria come commercio) ribadendo la natura doppia, carnale e spirituale, dell'amore, non più sublimato da un sentimento che trascende i sensi ma che in essi è scritto e mette radice riuscendo ad elevarsi solo loro tramite.

Un amore che è al contempo un gesto di disinteressata generosità e l'affermazione di un inalienabile egoistico bisogno primario che trova ne due protagonisti le due sponde di un discorso a doppio binario nel quale l'invenzione letteraria si intreccia con quella drammaturgica in maniera sorprendente ed eccezionale.

Un testo che vive dei continui slittamenti semantici della storia raccontata e che non riportiamo perchè vanno visti e vissuti in platea  e non letti nelle righe di una recensione mai come stavolta inadeguata a restituire il portato esperienziale del testo messo in scena.

Un testo che non lascia indifferenti ma parla direttamente a ogni spettatore e spettatrice del pubblico che potrà riconoscersi in questo o quel dettaglio e avrà confermata l'idea che la vita di ogni uomo e donna è sempre più complessa di quanto riusciamo a dirci in ogni (auto)rappresentazione di quanto ci accade con un racconto le cui parole ci dimentichiamo di poter usare solamente come strumenti descrittivi facendone esperienza dolorosa nell'equivoco che abbiano una funzione prescrittiva. 

Con una iniezione di incredibile speranza Variazioni Enigmatiche ci ricorda che possiamo affrancarci dal dover essere e vivere come uomini e donne uniti e unite dalla stessa sororanza che è sempre più composita di quanto le parole non riescano mai a cogliere e restituire.

E anche di questo bisogna ringraziare attori e regista che, in tempi difficili come i nostri, portano in scena un testo  tutt'altro che consolatorio è pieno di una speranza che si nutre della voglia di vivere di chi lo spettacolo lo ha interpretato e lo ha diretto e che a noi comuni spettatori e spettatrici a volte spaventosamente manca.
Annunciato al teatro Spazio Uno ma  andato in scena  nella sede dell'Associazione Culturale per una improvvisa inagibilità della sala lo spettacolo ha potuto così beneficiare di uno spazio più intimo e raccolto che ha contribuito ad allestire una messinscena ad altro tasso emotivo, perfetta e indimenticabile.

Uno spettacolo da vedere e rivedere attendendo con ansia un necessario e indispensabile nuovo ciclo di repliche che ci auguriamo riprenda il più presto possibile..

 

Visto il 21-11-2013
al Spazio Uno di Roma (RM)