Lei Julia si offre come donna governante. Lui, Walter, è diffidente, misantropo, pieno di strani divieti (per esempio di aprire le finestre) di abitudini che divertano fissazioni (come quella di farsi cucinare sempre la stessa pietanza). Walter vede inesistenti insetti, non tollera il rumore, nemmeno quello dell'aspirapolvere. Julia non scappa nonostante le stranezze e i divieti dell'uomo, come quello di evitare di pulire una delle stanze della casa... Anzi ne conquista piano piano la fiducia.
Lui le racconta della morte della moglie... Forse lui è strano proprio per quello.
In realtà Julia dà la caccia a dei gioielli, sobillata da un complice che la contatta telefonicamente (a casa di Walter). Lei sospetta della stanza cui non ha accesso. Anche perché sente dei rumori... Pensa che forse ci sia qualcuno dentro (la moglie?). Approfittando di un malessere Julia sottrae la chiave a Walter e scopre nella stanza una ragazza cieca, dal corpo adulto ma dallo sviluppo mentale di una bambina. Walter le ha fatto credere che la madre sia ancora viva. Ecco perché una volta Julia lo ha sorpreso con indosso i vestiti della donna. La ragazza è la figlia di Walter, cieca dalla nascita,
apparentemente con problemi psichici ed è tenuta nascosta per tema che venga portata in un istituto. Ma la ragazza non è così ingenua come il padre crede. Anzi è l'iperprotezione di Walter a tenerla in uno stato psichico infantile. Julia, che è sempre meno interessata ai gioielli e più a Walter, si impietosisce della condizioni di segregazione della figlia, e decide di
aiutarla a emanciparsi. Walter costretto a scegliere tra l'amore per la figlia e quello per Julia sceglie la figlia. Julia viene scacciata. Walter le rinfaccia le telefonate al suo complice e la accusa di avere un secondo fine. Julia, rifiutata in quello che è un sentimento sincero, si dispera e se ne va. Walter resta con la figlia che dimostra di essere perfettamente normale e di avere recitato la parte della bambina per assecondare il padre...
Questa la vicenda di Augenlicht ("Vederci chiaramente") di Marius von Mayenburg, classe 1972, nato a Monaco di Baviera. Lo spettacolo si inserisce nella rassegna Trend, sulle nuove drammaturgie tedesche e svizzere
cui hanno collaborato anche l'Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Roma e il Goethe Institut. Un testo cupo e farraginoso che sembra interessare al suo autore più per i colpi di scena "televisivi" che cerca di imporre più che per la
psicologia dei suoi personaggi.
Se la "conversione" di Julia da spia e ladra a donna innamorata è plausibile, anche se prevedibile e banale, (e che
espedientuccio farci capire del suo interessamento per i gioielli da una telefonata.. in casa di Walter per giunta!!!), il personaggio della giovane ragazza cieca è angoscioso come potevano essere quelli interpretati da Bette Davis negli anni 60, mentre del tutto impenetrabile e irrisolto è il personaggio di Walter, chiuso in una contraddizione che nasce dalle esigenze del testo in cerca di continui rovesciamenti: non si capisce infatti se finga quando fa l'ipocondriaco per
nascondere la figlia (ma allora perché ha ingaggiato Julia?) oppure se è un folle quando tiene la ragazza dentro una culla come fosse ancora una infante pur di non affrontare il cambiamento e l'abbandono della moglie (che non è morta ma lo ha lasciato...). Se si voleva parlare di precarie condizioni di umane vicende e affetti si manca totalmente lo scopo, qui siamo al
livello patologico e anche poco plausibile.
Uno spettacolo che funziona solo grazie alla grande prova di Maria Chiara Di Stefano, che interpreta Julia magnificamente, o a quella altrettanto brillante (ma di caratura inferiore) di Mario Podeschi nel ruolo di Walter mentre di Claudia Marini non sappiamo dire nulla chiusa com'è in un personaggio insostenibile.
Avrebbe giovato al testo una leggerezza maggiore o magari una sottile ironia che gli avesse impedito di prendersi così dannatamente sul serio. Così com'è dà l'impressione che il suo autore sia convinto di affrontare chissà quali lati oscuri dell'essere umano mentre rimaniamo nell'alveo dell'esercizio di scrittura creativa interessante e stimolante per chi vi si applica molto meno per lo spettatore cui è proposto di assistervi, che si dimentica della pièce appena lasciato il teatro.
Roma, teatro Belli, dal 20 al 30 novembre 2008
Visto il
al
Belli
di Roma
(RM)