Un teatro gremito ha accolto due beniamini del pubblico torinese: Margherita Fumero e Franco Barbero, che si cimentano in un omaggio al grande Erminio Macario: Vedova Pautasso Antonio, in cerca di matrimonio, un’ideale seguito di quel Pautasso Antonio, esperto di matrimonio, che vide la Fumero e Barbero debuttare esattamente 40 anni fa proprio sul palco di piazza Solferino.
Accanto alla Fumero, un altro protagonista d’eccezione: il comico Franco Neri, che firma anche il testo insieme al regista della piéce, Cristian Messina, e altri due autori.
Teresa abita ancora nella casa che fu dell’Avvocato Pautasso, deceduto ormai da anni, e seppur mai corrisposta, vive costantemente nel ricordo dell'amore provato per lui. L’Avvocato Averardo Barbaresco, amico e coinquilino di Teresa, ingaggia Sebastiano (il simpaticissimo Alessandro Marrapodi, n.d.r.) e la sua agenzia matrimoniale, con l’intento di risolvere l’annosa situazione sentimentale di Teresa. L’agenzia, con l’ausilio di moderne e sofisticate tecniche di valutazione dei candidati, seleziona un profilo perfetto: Francesco Grimaldi di Calabria, un uomo senza arte né parte, che ha un unico interesse: perseguire valori quali casa, soldi e terreni. Unici apparenti ostacoli: una vecchia poltrona royal , la “storia” del protagonista e una piccola svista burocratica.
Lo spettacolo è godibile, ma potrebbe esserlo di più. Se non altro, per l’evidente assenza di ritmo dei primi momenti fino all’incontro di Francesco con Teresa (e non si può negare che questo aspetto “penalizza”non poco un comico di valore quale Franco Neri, n.d.r.).
Fortunatamente, la coppia Fumero-Neri funziona ed è in grado di dare una “sferzata” a tutto il resto dello spettacolo. Oltre al già citato Marrapodi, si fa notare per la sua esuberanza e preparazione vocale anche Maria Occhiogrosso, nel ruolo di Eva, una cameriera con velleità canore (tra l’altro, molto apprezzate, non fosse altro che per i gusti musicali, n.d.r.).
Originale e funzionale l’impianto scenografico, curato da Dario Favatà e Enrica Valleggi; grossi ventagli che si aprono direttamente in scena (a rappresentare gli ambienti esterni) creano quel mix di atmosfera a metà strada tra la tipica commedia all’italiana e le commedie americane in stile Neil Simon.
In tutto questo, esiste, purtroppo, una nota decisamente “stonata”: le musiche, a mio parere totalmente inadeguate a un allestimento di questa portata (ad eccezione del "momento Ghost" nella scena dell'impasto per la torta, n.d.r.).