Con gran sfoggio di pelle, pacchi e pacchettini, buste natalizie e festoni d'ordinanza rossi e dorati, irrompe al Theatre De Poche Very Christmas Superstar - A very queer glam show, ideato da Claudio Finelli e Luciano Correale, ed invade una sala che si presta quasi a rappresentare l'antro betlemita con il suo naturale attendersi un eccesso di glamour anche nei dettagli della festa già di per sé più iconografica dell'anno, presentandosi con un Tu scendi dalle stelle riarrangiato su un tema musicale di Lenny Kravitz (I Belong to You) che poi sfocia in Californication dei RHCP.
Ma il discorso musicale merita una citazione che faremo a parte, mentre l'allure di Nicola Vorelli fa subito percepire il suo più che discreto agio, fra voce ed espressioni, ammantando la scena con quella che potrebbe essere la sua personalissima, finta neve, fatta di una semplice e gioiosa pervasività.
Very Christmas Superstar si presenta come “una piccola favola camp-musicale su un Natale che non c'è ma che potrebbe esserci, su un amore che non c'è ma che potrebbe arrivare, su una società che non c'è ma che potremmo cambiare”, ovvero quel natale negato a coloro che in quanto omosessuali, come nella migliore tradizione moralista, a rigor di logica non dovrebbero poter appartenere al popolo festeggiante, in quanto indesiderati alla morale conformista cattolica, e nel cui animo pertanto, magari è più forte il senso della lontananza da ciò che è un simbolo dell'intima, contraddittoria mancanza di universalità.
E piace molto questa contaminazione, perché per una volta sembra agire al contrario, in quanto parte non da un concetto di normalizzazione (non se ne può più di moralismi che cercano di avvicinare due mondi con un procedimento che ricorda quello del taglio delle ali, dell'eliminazione dei lati e degli eccessi, per ritrovarsi all'interno di un pensiero centrato o centralizzato): qui si prende la tradizione più pura dell'occidente per la coda e le si chiede: ma Tu, sei stata creata soltanto per una metà del cielo, oppure per tutti? Ed ovviamente la risposta è che bisogna agire, ed andarsela a riprendere.
Il filo tenuto insieme dalla regia di Myriam Lattanzio è quello che intercala la presenza del protagonista gioioso quanto sperduto ad intermezzi come la favola del sedano Accio, l'angelo che volteggia intorno ed i video con cui si interagisce, dalla Napoli by night alla lunga serie di orrori del peggiore moralismo conformista sbeffeggiati con un esilarante “Fuck you very much” che fa da playback alle immagini (le quali altrimenti avrebbero rischiato di non averci fatto dormire la notte per l'oscenità dei volti...), all'elencazione di locali-icone della cultura omosessuale, ai flash sulla piaga dell'AIDS su “Do they know it's Christmas?” fino ad una delle aggressioni omofobe più brutali, quella del 2009 di via Pietrapiana a Firenze.
E nel calderone torniamo un attimo a ricordare il mix musicale, che dopo Lenny Kravitz è passato per Milva (Uomini addosso) ed Albergo ad ore di Herbert Pagani riarrangiato prima su Last Christmas di George Michael per passare a “E poi...” di Mina, attraversando “Parole Parole” ed approdando su “Riderà” di Little Tony. E poi ancora, Lacreme napulitane sulla musica di Billie Jean e di Thriller, con la risata finale di Vincent Pr ice associata a Ratzinger, e White Christmas agito in simultanea con il video che si chiude con Darth Fener...
Un dosaggio giusto di denuncia e rivendicazioni, il cui coté è di quelli che faranno peggiorare il blocco psichico di coloro che non sanno confrontarsi con la questione omosessuale, nel momento in cui se ne tratta soltanto uno, ed il più ardito, ardente ed esibizionista, dei suoi aspetti, mentre sarebbero forse più colpiti da chi, ad esempio da gay dichiarato, rivela la sua difficoltà quotidiana nel vivere la normalità pretesa della società che lo circonda, e lotta per l'affermazione della propria identità. Ed ecco che mentre riflettiamo su questo lato forse anche più eroico, arriva il video di Jamey Rodemeyer, 14 anni, bisessuale dichiarato, vittima del bullismo omofobo, il quale non faceva che chiedere di essere ascoltato e preso sul serio: con un movimento che è un'onda con la sua risacca, prima strappa l'inizio di un applauso per le sue parole di strenuo combattente a faccia scoperta, e poi lo stronca sul nascere dopo soli due secondi quando sullo schermo appaiono le parole “Jamey Rodemeyer, 14 anni, morto suicida”.
Musical e varietà
VERY CHRISTMAS SUPERSTAR
Con gran sfoggio di pelle,…
Visto il
02-12-2011
al
Theatre de Poche
di Napoli
(NA)