In Vestito piaccio ... nudo convinco! Flavio Mazzini affronta il tema della prostituzione maschile senza malizia, con grande sensibilità e un pizzico di misoginia. La commedia ha il pregio di mettere in scena un intreccio che se per certi aspetti, strizza l'occhio, come vedremo, alle atellane latine, non intavola per questo un discorso semplificatorio né tanto meno superficiale.
I protagonisti dell'intreccio sono Ettore che si prostituisce da tempo sia in panni maschili che femminili (col nome di Sabrina) e il suo discepolo Walter, un ragazzo di provincia, etero, che Ettore ha guidato nell'arte della prostituzione con donne e uomini, maschile e muscoloso quanto Ettore è magro e femminile (più che effeminato).
La pièce è ambientata tutta nella stanza da letto di Ettore, riempita di ninnoli e paccottiglia (peluche, bamboline, compresa la gabbia con due pappagallini che Ettore copre quando riceve un cliente) che Walter gli critica come il risultato di un istinto compulsivo all'acquisto.
Ettore riceve molte chiamate da potenziali clienti o da gente che si accontenta di parlare con luilei su due telefoni rigorosamente differenziati per Ettore e Sabrina.Tra i clienti di Sabrina ce n'è uno di vecchia data, Roberto, che la coinvolge in giochi di ruolo, nei quali Roberto si presenta sempre nei panni di personaggi diversi, stavolta in quelli di un prete. Walter invece vede spesso un professore che stima molto, e che vuole presentare a Ettore coinvolgendolo in un mènage a trois.
In scena anche un uomo vestito di tutto punto che, cartelletta alla mano, illustra, col piglio scientifico del commentatore di documentari, la vita e l'habitat dei prostituti, descrivendoli come persone insensibili, sfruttatrici, dedite solo al proprio tornaconto e al guadagno di denaro. L'uomo, interrogato da Ettore, si qualifica come la voce fuori campo, e viene risolutamente cacciato via da Ettore perchè cerca di propalare le sue glosse discriminatorie e di condanna.
Su questo intreccio relativamente semplice Mazzini riesce a sviluppare un discorso degno di nota, intelligente e mai banale.
Nei commenti della voce fuori campo Mazzini critica il pubblico ludibrio che della prostituzione maschile ha una visione totalmente avulsa dalla realtà umana di chi fa sesso per denaro, dimostrando come, sebbene quella della prostituzione sia una via facile al denaro e che non richiede altra competenza se non quella di sapersi vendere e soddisfare il cliente, i clienti, lungi da essere gli sfruttati, sono in realtà i veri sfruttatori, bambinoni incapaci di fare alcunché nella vita (come Roberto) o annaffettivi e concentrati solo su se stessi (il professore).
Pur descrivendo tipologie diverse di prostituzione maschile, dal gigolò per donne, al ragazzo virile e muscoloso per uomini, al ragazzo femminile o travestito ancora per uomini, mostrando come non ci sia soluzione di continuità, la commedia non vuole offrire uno spaccato esaustivo della prostituzione maschile ma ce ne presenta solo alcuni esempi, dei personaggi ognuno coi propri limiti e le proprie contraddizioni e peculiarità. Ed è lì che l'occhio di Mazzini si distingue nella sua capacità di cogliere e restituire dettagli di non immediata evidenza.
Così nonostante faccia sesso con uomini per denaro e non perchè quello sia davvero il suo orientamento sessuale (è sessualmente più interessato ad una moglie quarantenne che ha tra le clienti) Walter si dimostra molto attaccato al suo cliente professore, come sa esserlo un figlio a un padre, o un alunno al proprio maestro, sentendosi lusingato che il professore si interessi a lui non solo per il sesso (così almeno Walter crede) ma anche per la sua istruzione (gli porta sempre libri da leggere), mentre Ettore è più refrattario alla cultura.
Inutilmente Ettore lo redarguisce sconsigliandolo di lasciarsi coinvolgere emotivamente. Ettore, che conosce i segreti del mestiere molto meglio di Walter, non è contrario ai sentimenti per cinismo (anzi, quando Roberto viene interdetto dal fratello e sua cognata, Ettore non esita a prestargli del denaro) ma perché sa che coi clienti bisogna rimanere lucidi per dar loro quello che cercano senza rischiare di farsi cogliere impreparati, come gli succederà quando, suo malgrado, sarà distratto dalle preoccupazioni per Walter (e, in fondo, anche per Roberto).
La commedia non fa dei suoi protagonisti degli esempi morali. Se il professore è un personaggio del tutto negativo e capace anche di violenza fisica (senza per questo essere un mostro, ma, al contrario, un classico esempio di uomo medio) nessuno degli altri personaggi è completamente positivo o negativo. Ogni personaggio è anzi descritto nella complessità del proprio carattere. Walter che si dimostra naïf e vulnerabile nel suo desiderio di essere amato da una figura paterna, ha però più considerazione per la donna di quanto non faccia Ettore che afferma che per capirla basta essere froci. Mazzini così mentre strizza l'occhio a un certo maschilismo intriso di misoginia si diverte al contempo a prendere in giro lo spettatore, e il critico, sensibili all'argomento, facendo discutere i due amici sulla questione della misoginia in maniera sottile (se non mi piace il sesso femminile dice Ettore in preda ai conati di vomito per aver semplicemente pensato al sesso femminile non vuol dire che non mi piacciano le donne) ricordando come la misoginia possa riguardare tutti gli uomini (che sussumono le donne al suo organo genitale) e non solo quelli omosessuali.
La commedia non è poi affatto morbosa sulle pratiche sessuali richieste dai clienti e messe in scena. Forse poco a fuoco nell'identificare le effettive e concrete dinamiche dell'erotismo mercenario (glissando sui dettagli più strettamente genitali e limitandosi al coté feticista delle catene e del cuoi sadomaso) Mazzini mostra chiaramente come il sesso lo si fa prima di tutto con la testa. Così nonostante la sua vita da prostituto Ettore è vergine dietro come ci racconta Walter, nell'unica volta che si sostituisce alla voce fuori campo per descrivere l'amico che l'ha accolto e istruito nell'arte del gigolò, un'arte performativa dunque e non solo genitale.
Nel mostrare delle fantasie borghesemente catalogabili Mazzini fissa un altro punto fondamentale della commedia: né i prostituti né i clienti sono omosessuali solo perchè vanno a letto con un uomo (magari travestito da donna). Se Walter è di orientamento sessuale etero e va a letto con uomini solo per soldi, Ettore che si definisce frocio, si traveste da donna per i suoi clienti, cosa che non fanno certo tutti i gay.
Nel gioco performativo dei due prostituti i clienti sono e rimangono degli eterosessuali che non si sognerebbero mai di intessere una relazione sentimentale con un uomo.
L'omosessualità infatti denota un desiderio erotico e affettivo per persone dello stesso sesso mentre Roberto e il professore pensano solo a se stessi e non sembrano provare desiderio né affetto né per altri uomini come loro né per le donne (nonostante il professore sia sposato e abbia una figlia di 5 anni).
Mazzini però non è un politico né un sociologo ma un uomo di teatro ed ecco allora che per non prendersi troppo sul serio (o, meglio, per sfottere chi, rilevando nella sua commedia argomenti seri rischia di prendersi troppo sul serio da sé) gioca con gli aspetti più espliciti del meccanismo della commedia e oltre a colpi di scena comici (e non) inserisce un personaggio al limite della farsa atellana: la zia di Walter, una vecchia cieca e rimbambita (interpretata da un uomo, lo stesso attore che fa la voce fuori campo) che compare in scena con fattezze femminili iperboliche, grosso sedere, grossi seni, e alla quale spetta la chiusura della commedia, dopo la doccia fredda di un colpo di scena che non vogliamo svelare, quando brandisce l'ultimo giocattolo che Ettore cerca invano da inizio pièce (un fallo gigante), scambiandolo per un mattarello che, dice maliziosamente la zia, non usa da tanto tempo.
Una commedia al maschile dunque, fatta da uomini per altri uomini, le cui battute più misogine (di Ettore) fanno ridere le donne in sala che non percepiscono, evidentemente, l'esclusione e la sostituzione che Sabrina compie quando si vende ai clienti come donna. Segno che la bonaria fallocrazia cui la commedia inneggia non è una mania del suo autore ma una realtà radicata nella società.
Tutti molto bravi gli attori.
Claudio Cozzolino dona con generosità tutta la candidezza della sua giovane età al personaggio di Walter che interpreta con credibilità.
Gabriele Sisci sa essere sprovveduto e pusillanime quanto basta per interpretare Roberto.
Michele Albini è laido fin nella postura e nel linguaggio del corpo dando dolorosa credibilità al personaggio del professore che, purtroppo, è molto più comune e diffuso di quanto l'ottimismo nel genere umano non faccia dubitare, mentre Claudio Zampa è un inappuntabile voce fuori campo e una divertente zia rimbambita giocando appieno sulla fisicità di due ruoli così diversi.
Un giudizio a parte per la protagonista assoluta della piéce, Stefano Pais, sulla cui verve Mazzini cuce addosso un personaggio ad hoc.
Pais sa essere credibile nei panni di Ettore quanto in quelli di Sabrina con una precisione e una presenza scenica sorprendenti, senza sbavatura alcuna, sapendo giocare e dosare la propria virilità e la propria femminilità scevra dall'equivoco che per interpretare Sabrina debba abbracciare una mollezza poco virile ascrivendola invece a una diversa attitudine maschile che ha l'ardire di sostituirsi alla donna correggendone quel piccolo difetto anatomico al cui pensiero Ettore è colto da conati di vomito.
Una donna iperbolica che ha poco a che fare con la donna vera ma che, evidentemente, è forse più vicina al sentire di certi uomini, poco importa se etero o gay.
Dopo l'anteprima al teatro Antigone Vestito piaccio ... nudo convinco! riprenderà le repliche al teatro Duse, dal 22 Marzo al 6 Aprile, con un cambio d'attore in cartellone (Claudio Cozzolino lascia e subentra Antonio Marzolla).
Un'occasione per (ri)vedere uno spettacolo leggero ma niente affatto banale e per sostenere con la propria presenza un modo di fare teatro che va premiato anche per la non omologazione agli standard semplificatori di tanta televisione nazionale, pubblica e privata.