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VIVA L'ITALIA. LE MORTI DI FAUSTO E IAIO

Fausto e Iaio, una storia italiana

Fausto e Iaio, una storia italiana

Un gradito ritorno sulle scene, dopo il debutto nel 2013, per Viva l’Italia, “finzione basata su fatti reali”, per usare la definizione dell’autore Roberto Scarpetti.
Il testo, che coinvolge passioni politiche e sentimenti profondamente umani, trova una perfetta corrispondenza nelle scene pulite ed essenziali del regista argentino César Brie. Un teatro di memoria, che coinvolge e sa parlare senza effetti speciali a chi ha vissuto quegli eventi come a chi li scopre solo ora, quarant’anni esatti dopo.

Due ragazzi negli “anni di piombo”

Il 18 marzo 1978 due ragazzi, Fausto Tinelli e Lorenzo “Iaio” Iannucci, vengono uccisi nel quartiere milanese del Casoretto, a pochi passi dal centro sociale “Leoncavallo”, di cui erano abituali frequentatori. Sono i cosiddetti “anni di piombo”: solo due giorni prima, a Roma, le Brigate Rosse hanno rapito Aldo Moro e il paese è scosso e impaurito.
Sulla scena la tragica vicenda del duplice omicidio viene spezzettata e ricostruita in frammenti che lentamente ricompongono una realtà dai mille volti: quella della madre straziata di “Iaio”, che non riesce ad accettare la morte del figlio; quella del commando fascista inviato da Roma per l’esecuzione dei due giovani; quella del commissario che intuisce la radice politica e malavitosa dell’omicidio, ma che viene ostacolato, così come il giornalista che cerca di far luce sulla vicenda. Sullo sfondo, minaccioso, si staglia il possibile coinvolgimento dei servizi segreti.  

Teli trasparenti dall’effetto sorprendente

Un palcoscenico presenta disadorno, con la rappresentazione animata da un semplice quanto efficace sistema di teli di plastica trasparente, con i quali gli attori interagiscono in modo misurato. L’effetto è sorprendente: si sviluppa un intrigante gioco di luci e ombre, di sagome che si profilano e scompaiono, per riapparire in una rapida successione di scene costruite con estrema precisione e senza che il filo del discorso si perda. Il periodo storico viene contestualizzato da immagini e audio originali, che rendono ancora più viva e coinvolgente, senza cedimenti retorici, la messa in scena.

Cinque attori, tanti personaggi

Il compito dei cinque attori sulla scena è oltremodo impegnativo: devono impersonare non solo le parti dei protagonisti, ma anche quelle dei personaggi secondari. Lo fanno con abilità, con toni contenuti ma capaci di suscitare empatia e non di rado commozione, riuscendo a generare l’impressione che sul palcoscenico gli attori siano più numerosi.
Un’impressione illusoria, come illusoria è, alla fine, la speranza di giustizia: benché si sappia che l’omicidio sia stato opera di terroristi di estrema destra, la mancanza di prove ha portato all’archiviazione dell’inchiesta nel 2000.
Visto il 22-02-2018