Nella Milano degli anni sessanta un anarchico bombarolo si rifugia in casa di un ricco industriale, e fingendosi pittore riesce ad evitare la galera. Di qui ha inizio la commedia firmata Indro Montanelli. Un testo geniale, degno del grande giornalista, che mette a nudo le contraddizioni della borghesia, ormai sempre più radical chic, ma anche dell’anarchia, considerata troppo ingenua. Viva la dinamite offre agli spettatori un affresco dei borghesi degli anni sessanta, gli anni della dolce Vita, che sperperano i loro denari in arte fasulla e divertimenti. L’anarchico, non a caso chiamato Michele Bakunin, invece sembra sulle prime un uomo di antico stampo, che a differenza dei borghesi, in modo particolare della moglie del commendatore e del suo entourage, è legato ai valori tradizionali della famiglia. Dunque quest’ultimo prova orrore nei confronti dei “rapporti spirituali trattati con i metodi e il linguaggio della CONFINDUSTRIA”. Ma allo steso tempo ne subisce il fascino. Di fatti Bakunin, una volta adottato dalle ricche signore che lo considerano un grande artista, viene sedotto dalla ricchezza e sembrerebbe perdere il suo potenziale sovversivo. E quando il commendatore vittima di sé stesso e dei suoi averi glielo rinfaccerà, l’anarchico, che in fondo è l’unica persona leale che ha accanto, confesserà di essere rimasto deluso dalla borghesia contro la quale combatteva, perché non corrisponde affatto al suo Nemico. “Non si ammazza il nemico suicida”, risponde Bakunin all’industriale delle Teleferiche, la lotta di classe, le bombe, non hanno più senso ormai quando il nemico sta per implodere. Quindi dopo aver racimolato un bel po’di denaro con la mostra dei suoi orribili quadri che un pr ante litteram ha sponsorizzato come “messaggi da San Vittore”- e in questo si nota la critica feroce di Montanelli al marketing, alla pubblicità che riesce, in una società di ignoranti, a creare dei fenomeni attraverso la propaganda, applicando una regola che era stata introdotta proprio dai totalitarismi- l’anarchico decide di cambiar vita, di darsi alla tipografia. Ma prima di desistere dagli impegni rivoluzionari i due, appartenenti ai due mondi differenti e contrapposti, divengono complici di un attentato e quasi casualmente riescono ad eliminare un po’ di marcio dalla società.
L’interpretazione della compagnia Attori e Tecnici è esilarante. Gli attori diretti da Filippo Crivelli realizzano una buona performance, all’interno di una bella scenografia. Ben confezionati anche i costumi.
Roma, Teatro Vittoria, 20 Novembre 2008
Visto il
al
Vittoria
di Roma
(RM)