Venezia, teatro La fenice, “Von Heute auf Morgen” di Arnold Schoenberg e “Pagliacci” di Ruggero Leoncavallo
UN INEDITO CONFRONTO
La Fenice propone, a chiusura della stagione 2008, un inedito confronto fra Schoenberg e Leoncavallo, interessantissimo, stridente, in cui la moderna ironia del tedesco rende superata e “vecchia” la passione dell’italiano.
La prima parte, “Von Heute auf Morgen”, è ambientata in una scena composta da 12 pannelli molto alti con una serie di scritte (grafica tipo Bauhaus) con una frase ripetuta in molte lingue, “Che cosa sono, gente moderna?”, che in sostanza è quello che il bimbo della coppia di protagonisti chiede ai genitori alla fine. In scena solo un divano bianco: arrivano marito e moglie da una festa e si raccontano che hanno incontrato ciascuno una persona che li ha fatti riflettere sulla monotonia della loro vita coniugale e da lì inizia una divertente schermaglia. La regia di Andreas Homoki è lineare e pulita, consente di seguire bene il plot e, al tempo stesso, di agganciarsi con rimandi a molto altro. I costumi contestualizzano la pièce negli anni ’30 (la prima esecuzione è del 1929) e sono semplici e belli. Bravissimi entrambi gli interpreti, Georg Nigl e Brigitte Geller.
In Pagliacci la scena rimane la stessa, solo i pannelli vengono ruotati:dietro sono in legno semplice con due piccoli contrafforti di sostegno, dando l’immagine astratta di una città contemporanea con grattacieli. Entra Tonio: il prologo è potente; il costume, un giacchettone a quadri gialli, pantaloni larghissimi e soprattutto particolarissimo cappello, gli danno un’aria perfida. La scenografia (a parte le torri di legno fatte dai pannelli) è costituita solo da un grande piano circolare che diventa la piattaforma su cui i “pagliacci” fanno lo spettacolo. Belli e armonici i movimenti dei gruppi del coro. I costumi sono tutti armonizzati nelle sfumature dell’ocra (scene di Frank Philipp Schloessmann, costumi di Gideon Davey). Qui la regia di Homoki, pur mantenendosi sempre comprensibile e chiara, assume connotati simbolici ed è, come nel precedente, di ottimo livello.
Bravissimi gli interpreti, Piero Giuliacci, Adina Nitescu e Juan Pons. Eliahu Inbal ha diretto in modo esemplare, sottolineando le finezze taglienti e la modernità di Schoenberg e traendo il meglio dalla passionalità di Leoncavallo.
Pubblico più tiepido per la prima parte, calorosissimo nella seconda. Comunque nel finale molti applausi meritati per tutti.
Visto a Venezia, teatro La Fenice, il 16 dicembre 2008
Francesco Rapaccioni e Orietta Lanzarini
Visto il
al
La Fenice
di Venezia
(VE)