100 canti, 4.228 versi, 540 giorni di studio. Marta Scelli ha imparato l'intera Divina Commedia di Dante a memoria. O, come spiega al suo pubblico a inizio spettacolo, by heart "col cuore", perchè il modo di dire italiano le pare troppo prosaico, meglio quello inglese.
Dopo un inizio suggestivo nel quale recita i primi versi del primo canto dell'Inferno (versi che ogni italiano conosce glossa poi) nel teatro illuminato solo da una luce rossa che la lascia in penombra, Marta Scelli interloquisce subito col suo pubblico, gli spettatori seduti su due file opposte di sedie (siamo allo Stanze segrete uno dei teatri più peculiari di Roma) ai quali chiede di intervenire con domande, richieste, curiosità sulle cantiche dantesche (una ogni due sere della settimana, ieri era di turno l'Inferno). Lei vorrebbe recitare tutti e 33 i canti dell'Inferno ma ci vorrebbero 10 ore e dunque il caso che il pubblico scelga indirettamente quale percorso fare con richieste su particolari canti, punizioni, peccati, personaggi...
Prima che il pubblico faccia le sue proposte però Marta spiega il suo approccio alla commedia quello di una donna intelligente ed elegante (oltre che bella) che si avvicina a un testo scritto più di 700 anni fa e ne cava fuori un senso, un discorso che non sia pura accademia ma che tocchi, se non la storia personale di ogni singolo spettatore, ma, almeno per alcuni di quei peccati sicuramente sì, almeno quella del nostro essere umani. E per alcuni di quei peccati scopriamo scale di valori non in sintonia col nostro sentire moderno.
Mirra, un personaggio mitologico che popola uno dei canti chiesti dal pubblico in sala, il XXX, una ragazza innamorata del padre col quale riuscì a giacere ingannandolo sotto mentite spoglie, è punita nel girone dei falsari non in quello degli incestuosi. Un peccato quello di chi falsifica oggetti (o identità) che Dante percepisce come più grave di quello dell'incesto (o dell'omicidio) e infatti è posto in un girone inferiore, più vicino a Lucifero.
Queste glosse sono fatte da Marta Scelli con precisione e semplicità, senza sfoggiare quella cultura che, pure, ha acquisito per poter comprendere il senso dell'opera dantesca.
Dopo aver descritto il canto e i personaggi che vi abitano richiesti dal pubblico Marta Scelli recita il canto by heart. Recita è un verbo inadeguato perchè il lavoro di attrice di Scelli è unico. Distante dalla declamazione dei versi danteschi cui ci hanno abituato i vari Gassman e Albertazzi, che si pascono dei versi danteschi per salire con essi nel gotha dei grandi attori, ed estranea anche dalla divulgazione à la Benigni che fa spettacolo perchè legge Dante, Scelli mette in condizione lo spettatore di seguire il canto dantesco senza spiegare tutto ma fornendo l'essenziale (anche di un lessico che, vecchio di 700 anni, ha bisogno di un minimo di spiegazione) dando poi voce con la sua recitazione ai versi stessi. Nè declamati nè spiegati i versi di Dante vivono, sono finalmente quello per cui sono sempre stati pensati e scritti: una voce che racconta. Mentre recita Marta Scelli scompare ed esiste come verso, come voce dantesca, un verso non semplicemente detto, ma proferito con la giusta intonazione quella che solo chi comprende ogni singola parola nel significato, nella sintassi e nella metrica può dire bene senza esitazione, meglio, senza distanza alcuna tra la voce che lo proferisce e il verso stesso. Con Scelli i versi sembrano vivere di vita propria, l'attrice è completamente al loro servizio. Un verso recitato col cuore che si fa capire perchè la difficoltà della Commedia non sta nei versi ma nelle loro implicazioni storiche e culturali.
Marta Scelli ci fa sentire Dante come non lo abbiamo sentito mai arrivando a commuoverci perchè grazie alla sua sensibilità di donna e di attrice fa scomparire improvvisamente un gap di 700 anni e restituisce la gioia di CAPIRE DANTE facendo tornare tutti gli spettatori ragazzi, quando, sui banchi di scuola, odiavamo quei versi perchè, in fondo, ci sentivamo stupidi a non capirli. Marta Scelli ci dimostra che non lo eravamo.
Un'esperienza unica che intender non la può chi non la prova. Al Teatro Stanze Segrete di Roma fino a domenica 24. Stasera ancora l'Inferno domani e Venerdì il Purgatorio Sabato e Domenica Il Paradiso.
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<i>Intender non la può chi non la prova</i>
Visto il
19-10-2010
al
Stanze Segrete
di Roma
(RM)
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