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A WAY

“A Way” è un viaggio nel viag…

“A Way” è un viaggio nel viag…
“A Way” è un viaggio nel viaggio. In esso non si può individuare un luogo preciso e nemmeno un tempo da scandire. Riduzione teatrale de “Il Mago di Oz”? Assolutamente no. La compagnia Fanny & Alexander ha compiuto uno studio che va oltre l’immaginario collettivo, lontano anni luce dalla semplice rivisitazione di un’opera letteraria. “Kansas”, “East” e “Emerald City” sono solo alcune delle tappe del cammino che Chiara Lagani e Luigi de Angelis hanno intrapreso da qualche anno. Desiderio di ricerca del sogno, nel sogno, ma anche necessità di scavare nella cruda realtà della condizione umana e guardare nelle tante facce spietate della vita. Lo spettatore non può assistere passivamente a questo spettacolo perchè è continuamente chiamato a partecipare al divenire scenico (indossando perfino cuffie e occhiali tridimensionali). Sinergia tra chi guarda e chi è guardato, tra chi è sul palco e chi è seduto in platea. E’ inevitabile il contatto intimo e intenso tra le parti. Ed ecco che il Mago di Oz assume le sembianze di un giovane Hitler, il dittatore che con grande abilità ha ingannato le masse. Potere e illusione sono fratelli, procedono sempre con lo stesso passo e verso la medesima meta. E’ lui il grande ingannatore, colui che ascolta, nella sua Città di Smeraldo, le richieste e i racconti dell’umanità, silenzioso, inginocchiato, proponendo una mimica facciale straordinaria. E Dorothy? Dorothy è presente in cinque diverse versioni ma in ciascuna di esse la ragazza ha un unico grande desiderio: trovare, al di là dell’arcobaleno, il paese che ha sognato. Il Kansas è una galleria d’arte che raccoglie delusioni, dolore e incomprensioni. Occorre evadere, fuggire altrove. Il tornado la porta così “over the rainbow” (come cita la celebre canzone del film con Judy Garland). Comprendere “East” è forse la prova più dura per il pubblico. Occorre essere preparati e conoscere la storia del personaggio del boscaiolo. L’attore Koen De Preter lo interpreta come fosse un marine. Nei suoi gesti codificati ci sono innumerevoli ricordi: l’amore per una fanciulla, l’incantesimo della strega dell’est che lo fa a pezzi, il fabbro che lo “ricostruisce” ma dimentica di dargli il cuore. Una vita di enorme sofferenza che viene raccontata in una sequenza precisa di movimenti, tramite un linguaggio speciale. L’atmosfera che viene creata è quella tipica di un conflitto (tramite l’utilizzo di eliche di elicotteri e rumori di bombardamenti). Poi, di nuovo, il silenzio. “A Way” colpisce, stupisce per l’originalità e la profonda ricerca dei mezzi e del linguaggio ma a tratti annoia per l’estremo sforzo intellettuale che lo spettatore è costretto a compiere. Non per tutti. Modena, Ponte Alto, 17 ottobre 2008
Visto il
al Ponte Alto di Modena (MO)