Danza
WEAVING CHAOS

Dodici danzatori fanno rivivere il mito di Ulisse

Dodici danzatori fanno rivivere il mito di Ulisse

Personalità multiforme – oltre che danzatrice e coreografa, è anche pittrice e cantante – l'artista portoghese Tânia Carvalho, membro del collettivo Bomba Suicida sin dalla sua formazione, non è molto conosciuta in Italia anche per la rarità delle sue apparizioni nel nostro paese. Forse non è particolarmente originale il suo modo di esprimersi con la voce, sviluppando uno stile da lei stessa battezzato Idiolecto, curioso mix di recitazione e canto basato essenzialmente su melodie classiche e motivi pop-rock; ma se restiamo nell'ambito della sua attività di ballerina e coreografa, corre tutt'altro discorso. In tale contesto la Carvalho ha percorso, in quindici anni di attività, un cammino artistico individuale coerente e lineare, che partendo dall'esordio un po' acerbo di Inicialmente previsto - spettacolo trasportato nel 2001 da Bélem alla stremata Sarajevo - è recentemente pervenuto a esiti di notevole interesse con Falling Eyes (2010), Icosahedron (2011), 27 bones (2012), ed ultimamente con Coral, Sìncopa, How will I do this? (o meglio, Como é que eu vou fazer isto?, splendido a solo per Leonor Keil): tre creazioni, queste ultime, presentate tutte nel 2013. E' ora il turno di Weaving chaos, intensa e complessa invenzione coreografica per 12 danzatori, su musiche e suoni di Ulrich Estreich, elaborata in due distinti workshop prima in Portogallo (residence nell'ambito del festival “O Espaço do Tempo”, a Montemor-o-Novo nell'Alentejo), e dopo poi in quel di Lione, dove è stata portata in scena a metà settembre 2014 nell'ambito della 16^ “Biennale de la Dance”. In seguito rappresentata a Coimbra, Lisbona, Parigi, Weaving chaos è ora giunta in prima italiana nell'ambito del Bassano Opera Festival, manifestazione estiva che rivolge massima attenzione alla danza contemporanea: basti vedere l'affollatissimo cartellone di “Bmotion Danza”, maratona stimolante e piena di novità che dal 20 al 23 agosto di agosto vede calarsi sulla città veneta una ventina di gruppi con oltre 150 performers d'ogni parte del mondo.

Tema fondamentale di Weaving chaos è Ulisse e l'Odissea, cioè l'epos corale per eccellenza; e in particolare l'eroe omerico colto nel momento del ritorno a casa, invecchiato e sfinito, a ripercorrere nella mente le sue avventure, le traversie e gli ostacoli superati per ricongiungersi alla sposa Penelope. E qui il termine weaving - cioè tessitura - trova la sua spiegazione nel fare e disfare, da parte di Penelope, della sua tela; ma anche Ulisse 'tesse' il suo destino, con le sue astuzie e le sue scelte. E' per questo che Tânia Carvalho affida ai suoi danzatori quello che si propone subito come un caos frenetico di corpi viventi, presi da un infaticabile camminare avanti, indietro, di lato: un moto simile al perpetuo movimento delle onde marine, ai flutti di quel Mediterraneo che Ulisse ha percorso in ogni direzione prima di riapprodare alla sua Itaca. “Per Weaving Chaos mi sono ispirata, nei movimenti, ai danzatori classici. Quando Ulisse sta per rientrare a casa, è man mano sempre più sfinito, ma allo stesso tempo sempre più ansioso di arrivare. Io avvicino questo al danzatore che ripete e ripete i suoi movimenti per eseguirli alla perfezione. Quando si stanca, i movimenti perdono magari la loro precisione tecnica, ma nel mio intendimento l'espressività diviene più intensa. Non è questa però la mia sola ispirazione. Sono stata molto influenzata anche dai movimenti del mare, dalle sue tempeste, e dai personaggi e dalle situazioni descritte nel libro”, ha dichiarato in un'intervista l'artista portoghese: la quale ci costringe di fronte al peregrinare incessante dei suoi ballerini, tutti costretti in uno spazio dai confini invisibili ma insuperabili. Figure umanissime, destinate talora a cedere, fallendo e rovinando a terra; pronte però subito a rialzarsi, e ritentare o ricercare con feroce tenacia un diverso destino.

Tutto questo è reso attraverso un movimento generale nevrotico e tumultuoso, quasi di irrefrenabile follia: salvo l'improvviso arrestarsi, sotto una alta luce spiovente, di ognuno di loro – si riconosce la verginale Nausicaa, l'orrido Polifemo, la paziente Penelope – fermo sino a quando un altro prenderà il suo posto. I personaggi sono messi a nudo anche fisicamente – torsi, braccia, gambe sono a malapena coperti da qualche pezzo di stoffa o altro – rendendo un senso d'estrema corporeità, fatta anche di sangue e brutalità; e non si riconosce, salvo una rapida successione di scene, né un vero sviluppo drammatico, né una narrazione intesa nel termine più corrente. In questi sessanta minuti di intrigante ed affascinante spettacolo il pubblico si deve quindi confrontare con una tumultuante, caotica congerie di movimenti del singolo e dell'insieme – microscopiche cellule di danza tutte però magistralmente orchestrate dalla Carvalho - che trasferisce un senso di stordimento, e che altro non è che la rappresentazione esterna di un disordine – o meglio, di un disorientamento – proprio ed interiore di ogni personaggio, Ulisse compreso. E che si trasmette e coinvolge anche lo spettatore, incapace persino di comprendere con chiarezza quando lo spettacolo è veramente finito.

I solisti: André Santos, Anton Skrzypiciel, Allan Falieri, Bruno Senune, Catarina Felix, Claudio Vieira, Gonçalo Ferreira de Almeida, Leonor Hipòlito, Luiz Antunes, Luis Guerra, Maria João Rodrigues, Petra Van Gompel. Costumi di Aleksandar Protic, luci di Zeca Iglésias, scabro set design - essenzialmente una tela di fili verticali attraverso la quale passano i ballerini -  di Jorge Santos.

Visto il 18-08-2015
al Tito Gobbi di Bassano del Grappa (VI)