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WEEK END

Week end: Ruccello come non l'avete mai visto

Week end: Ruccello come non l'avete mai visto

Era il 1983, quando un giovane Annibale Ruccello, commediografo, attore e regista stabiese, scriveva la commedia Week end; un’opera poco rappresentata che lo stesso Ruccello nel ’86 (a pochi mesi dalla sua prematura scomparsa) portò in scena a Napoli. Diviene quindi un appuntamento imperdibile quello offerto, sino al 7 febbraio dal Piccolo Bellini di Napoli, che ne ospita, presso la sua sala, una versione curata dal regista Luca De Bei, con Margherita Di Rauso, Giulio Forges Davanzati e Gregorio Valenti.

Si narra la storia di Ida, professoressa sulla quarantina di origine meridionale che nel suo appartamento nella periferia romana, intervalla le proprie routine quotidiane con le lezioni private date a Marco, uno svogliato studente figlio della fruttivendola di quartiere. Al termine di una di queste lezioni riceve a casa – con un motivo che si rivelerà pretestuoso - il giovane idraulico Narciso, con il quale intreccia una torbida relazione, che prosegue per l’intero week end. E’ al termine di questa due giorni che Marco, tornato per recuperare un topo di gomma utilizzato per fare uno scherzo all'insegnante, vede Ida e Narciso intenti nel loro estremo rapporto fisico. Ida accortasi dell’accaduto spinge Marco, tornato il lunedì pomeriggio per le ripetizioni, a confessare di averla spiata e lo circuisce sessualmente. Resta Ida, sola come sempre tra le sue scialbe quotidianità a credere di aver spinto la sua seduzione sino alla morte dei due giovani.

L’opera di Ruccello, che di certo non si ispira al racconto giallo-noir, ma che invece si nutre della poetica analisi psicologica di identità esuli della realtà in cui vivono e della loro stessa vita, è ben rappresentata dalla messa in scena di De Bei che esclude dalla visione del pubblico tutto ciò che possa rendere palese la concatenazione di causa-effetto tra le azioni di Ida e le sue successive reazioni emotive. Al contempo, portando in scena, il classico operaio da spot pubblicitario – più afferente la mondo del marketing che alla realtà – mostrandone le fattezze al naturale e le sue pudenda – al pubblico che per visuale è l’unico che possa apprezzarle – sembra non comprendere che Ida, non è realmente una mangiatrice di uomini. L’idea di seduzione della protagonista, esula dall’interlocutore sedotto e forse, così come per gli omicidi che crede di aver compiuto, è solo frutto della sua immaginazione, in un delirante week end di alienazione domestica.

Ed è allora solo la magistrale bravura di Margherita Di Rauso, che cogliamo a pieno nel monologo de La signora cu lu zampone – la favola che si racconta quando pensa di essere stata scoperta - a portare finalmente a nudo il simbolismo della sua esistenza - quindi dell’oggetto testuale - e a dichiarare, qualora non fosse ancora chiaro, che in teatro la banalità del messo in mostra (seppur ben esposto) risulta essere solo un’offesa all’intelligenza degli astanti.

Ne risulta che in un insieme ben predisposto, la pièce, piacevole e formalmente priva di sbavature, sa dare luce ai bravi Giulio Forges Davanzati e Gregorio Valenti ed – occorre ripeterlo - al superbo controllo di scena e di interpretazione da parte di Margherita di Rauso.

Visto il 03-02-2016
al Piccolo Bellini di Napoli (NA)