...e sono tre. E' la terza volta cioè che ci troviamo di fronte al Werther nell'allestimento di OperaLombardia, nato al Sociale di Como a ottobre 2019, quindi transitato per molte sale italiane. Tanto che, dopo averlo recensito a Modena (2020) e Ferrara (2021), ce lo ritroviamo al Teatro Filarmonico di Verona, che chiude così la prima parte della sua stagione lirica 2023.
Rivederlo fa piacere, nondimeno, vuoi perché il capolavoro di Massenet, per sintesi drammatica e ricchezza musicale, resta tra le nostre cose preferite; vuoi perché questo allestimento, nella sua nobile intensità, è riuscito a meraviglia.
GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA
Nessuna routine nella concertazione, anzi.
La direzione musicale di Francesco Pasqualetti, intanto, a dispetto delle tante repliche non scade mai nella routine: anzi, procedendo in simbiosi con le intenzioni registiche, ci pare ancor più densa ed appassionata, scavando nella stupenda partitura massenettiana. Sciolto fraseggio orchestrale, tempi ben calibrati, varietà di timbri e di colori, sonorità piene ma mai troppo turgide; con un'orchestra areniana sollecita a corrispondere alle sue intenzioni.
Il regista Stefano Vizioli propone poi un Werther dallo spirito intimistico e sentimentalmente denso. Molto pulito nel suo svolgersi, ben collegato alle vivide immagini video retrostanti, accentrato sui minimi dettagli recitativi compresa un'immediata gestualità, forte persino dell'intreccio di sguardi.
La scena si apre su una Charlotte in carrozzella, anziana e sola, che sfoglia delle lettere. Tornerà alla fine ad intrecciare un dialogo a distanza con l'amato morente. Dialogo immaginario, certo; ma noi lo sentiamo reale, ci scorrono le lacrime. Vivida teatralità di uno spettacolo intenso e fluido, di eccezionale vigore.
Un nuovo Werther, e di tutto rispetto
C'era sopra tutto ad attirarci nella città scaligera, a dire il vero, la pungente curiosità di sentire il Werther di Dmitry Korchak, ruolo debuttato lo scorso novembre con successo alla Staatsoper di Vienna. Approdo decisamente felice, da parte di un tenore sinora squisitamente belcantista ad un ruolo di culto, tra i più vivamente lirici.
Oltre alla piena adesione psicologica, spicca la generosa e morbida emissione, compatta nell'intera gamma e ben proiettata in avanti; un'interpretazione elettrizzante, sostenuta da un canto intelligente, intriso di slancio passionale, vario nei colori, nelle sapienti sfumature, nelle dinamiche. Inevitabile un bis, reclamato a furor di popolo, di Pourqoi me réveiller.
Charlotte coinvolgente, Albert aristocratico
Gli fa da buona controspalla il mezzosoprano russo Vasilisa Berzhanskaya – prossima Rosina in Arena – per la sua vigorosa, toccante Charlotte resa attraverso un'emissione calda, tenera e vellutata, omogenea in ogni registro. Coinvolgente e struggente nella celebre, dolente scena dell'Air des lettres.
Gēzim Myshketa porta in scena un Albert aristocratico e ben modellato, sia per il vigore vocale, sia per un fraseggio preciso e fluente. Fresca e garbata la Sophie di Veronica Granatiero; il baritono Youngjun Park si mostra un ottimo, misurato Bailli; Matteo Mazzaro e Gabriele Sagona abbozzano con fine umorismo i due compagni di bevute, Schimdt e Johann. Un plauso particolare alla bravura del Coro di voci bianche A.LI.VE. preparato da Paolo Facincani.
Uno spettacolo tutto ben disegnato
Sempre esemplari le lineari scenografie di Emanuele Sinisi. un vasto spazio neutro dal fondale bianco, dove si stagliano le pregnanti video proiezioni di Imaginarium Creative Studio. Con due grandi porte ai lati, un'idea di case, pochi ma appropriati oggetti di scena. Un ruolo fondamentale lo svolgono le luci di Vincenzo Raponi; i bei costumi di Anna Maria Heinreich ci calano giusto negli anni de I dolori del giovane Werther di Goethe.
Nota dolente. E' un vero mistero che – considerato poi come Werther mancasse da 45 anni a Verona – in questa ultima recita domenicale il Filarmonico, non si capisce perché, fosse più vuoto che pieno. Colpa del Vinitaly?