Firenze, teatro Comunale, “Winterreise” di Franz Schubert
VIAGGIO INTERIORE
La “Winterreise” è il secondo ciclo liederistico di Franz Schubert su testi di Wilhelm Müller , poeta dalla poesia lirica e intimista particolarmente congeniale al compositore austriaco .
Tutto è già compiuto prima che il ciclo inizi , per frammenti ricostruiamo la storia di un amore finito, nelle immagini e nei ricordi che si affacciano alla mente di un viandante che vaga in un desolato paesaggio invernale in un simbolico viaggio verso la morte .
Diversamente dalla precedente “Die schöne Müllerin” , i 24 brani della Winterreise sono composizioni separate senza nessun legame narrativo, accomunati da stati d’animo e atmosfera , dove presente e passato, realtà e sogno si sovrappongono ; ed è proprio il gioco di corrispondenze, richiami , associazioni frutto della fantasia poetica che dona unitarietà al ciclo.
Mentre nella prima parte prevalgono immagini della natura e del paesaggio, nella seconda si accentuano quelle legate alla morte e si avverte una progressione drammatica nel corso dell’esecuzione.
Nell’ambito di innovazione e sperimentazione perseguita dal Maggio Musicale , il noto ciclo liederistico è stato proposto ora in una nuova versione semi scenica curata da Roberto Andò con scene luci e costumi di Gianni Carluccio, dando un’opportunità “teatrale” al genere dell’interiorità per antonomasia.
La scena è immersa in una luce azzurrina, adatta a suggerire immagini oniriche e perdute; sul palcoscenico sassolini bianchi evocano un suolo ghiacciato su cui bassi arbusti, sedie , minuscole casette e altri oggetti della memoria suggeriscono un paesaggio dove si aggira con calma apparente , in realtà dall’anima esausta e senza quiete, il protagonista.
In secondo piano appaiono e scompaiono figure umane dai movimenti lenti e leggeri, sui pannelli che delimitano la scena vengono proiettate immagini che verso la fine del ciclo spariranno per dare spazio a fiocchi di neve.
La componente scenica non “ descrive “ il contenuto dei Lieder , ma segue una traccia emozionale autonoma, un flusso di memoria che ha modalità simili all’idea musicale e che ritorna con una certa circolarità .Le proiezioni di Luca Scarsella non sono realistiche,ma deformate e sfuocate, per suggerire una visione soggettiva , mediata dal ricordo e dell’immaginazione : un volto femminile color seppia, alberi dalle fogli fruscianti, chiari tendaggi sollevati da un venticello estivo, grigi intonaci screpolati ,foto ormai irriconoscibili.
Ian Bostridge è un tenore non privo di fascino per l’aspetto romantico , il volto pallido e affilato , un po’ dandy e un po’ asceta nell’abito bianco a piedi nudi.
Bostridge ha una capacità innata di interpretare ogni Lied con grande naturalezza e al tempo stesso di scavare il suo significato più recondito senza che si avvertano forzature.
Con un approccio intellettuale , che non può essere tacciato di freddezza in quanto capace di incanto , dona ai brani una caratterizzazione pungente che si dissolve in un soffio , potenziata da un movimento scenico mutevole e pertinente che rende il Lied monologo teatrale.
Rispetto alla morbidezza baritonale e dolente di certi interpreti di riferimento del passato la voce non spicca per timbro e suona un po’ asciutta , ma regala un’ esecuzione fedele all’essenza del Lied. Tecnicamente è perfetto, bellissimi i passaggi dal tocco leggero, i pianissimi impalpabili, la dizione accurata, ma soprattutto convince l’attenzione alle sfumature melodiche , ai dettagli dell’inflessione che generano la giusta atmosfera di pessimismo e tristezza.
In “ Frühlingstraum” sembra sottacere i toni idilliaci per fare esplodere quelli più violenti , in “Mut” al vigore preferisce lo scacco. Bellissimo il senso di disperazione che aleggia in “Die Post” dai gravi espressivi, carico di angoscia “ Der Leiermann” finale.
Julius Drake accompagna con sensibilità il cantante , con tocco nervoso e delicato , in un’assoluta comunione d’intenti , in un dialogo che non è mero accompagnamento , ma ulteriore gioco di specchi.
Alla fine Bostridge rivolgendo per la prima volta uno sguardo alla figura dell’attore gli chiede con disincantata lucidità “ Vecchio misterioso e se venissi con te ? Accompagneresti i miei canti col tuo organetto? ” ma siamo noi che non vogliamo lasciarlo andare via.
Visto a Firenze, teatro Comunale, il 27 maggio 2009
Ilaria Bellini
Visto il
al
Maggio Musicale Fiorentino
di Firenze
(FI)