In prima assoluta la produzione della Biennale Danza affidata alla giovane Maria Chiara de’ Nobili. Wrap, avvolgere, un’ora di spettacolo in cui i due danzatori mettono a nudo tutta la loro caparbietà.
Si intitola Wrap, avvolgere, lo spettacolo che Maria Chiara de’ Nobili, selezionata lo scorso anno nell’ambito di Biennale College, ha presentato nell’edizione veneziana 2019. In scena con Joao Pedro de Paulo, la giovane coreografa e danzatrice napoletana, classe 1995, indaga nuovi modi di esprimere il senso del tempo e dello spazio, percorrendo labirinti che contrappongono tra loro realtà logiche e illogiche.
I corpi sono meccanismi organici
In uno spazio vuoto, popolato solo da quattro sedie, i corpi dei due danzatori si muovono, ma soprattutto si cercano, mettendo in moto relazioni quasi mai giustificate da nessi logici, quanto piuttosto guidate da sensazioni ed emozioni. Il gioco dei corpi, scandito dai contrappunti musicali e sonori di Massimo Avantaggiato, insegue una meccanica a tratti serratissima, i gesti diventano a più riprese scatti marcati e quasi ossessivamente ripetitivi, il movimento si dilata in tempi sospesi e al limite dell’immobilità, come nella scena di sapore notturno, con i proiettori che rimandano una luce fredda e senza dubbio onirica. Ed è proprio in questo gioco che la coreografia trova la sua ragione d’essere: il punto di incontro tra meccanica dei corpi e organicità, ovvero tra tecnica ed espressione.
Prendere decisioni e danzare il presente
In un’ora di spettacolo i due danzatori mettono a nudo tutta la loro caparbietà, si trattengono, si stringono, si rispondono con gesti uguali e simmetrici, si annusano, cadono e si rialzano, si spingono e respingono, si ostacolano, succhiano la linfa vitale dell’altro. Tutto è reazione, tutto è istinto, tutto accade nell’attimo in cui deve accadere, senza mediazioni, senza attese, senza distanze inaccettabili. Ma dietro l’intuizione, mentre causa ed effetto non sembrano avere tra loro alcun collegamento, la riflessione e il pensiero regolano i tempi e la conseguente occupazione degli spazi.
Se il segreto per rendere la danza un’esperienza completa è il presente, luogo del tutto e dell’immediato, è il potere di prendere le decisioni nell’istante in cui si agisce a dare al danzatore la capacità di eseguire compiti differenti. E tutto questo in Wrap è perfettamente visibile: corpi capaci di reagire a continue sollecitazioni, la ragione pronta a governare spinte insolite e a un passo dall’assurdo. La de’ Nobili sembra inseguire così la possibilità di dare un senso al tutto, a quello che siamo in grado di comprendere e a quello che invece non comprenderemo mai.