Prosa
ZUPPA DI LATTE

I luoghi del ricordo e i valori di Slow Food

I luoghi del ricordo e i valori di Slow Food

Nella provincia piemontese, negli anni '70, la latteria, una bottega linda e accogliente, offriva, oltre ai suoi prodotti, una forma di ospitalità familiare. Così inizia "Zuppa di latte", tratto dall'omonimo libro di Carlo Petrini , fondatore di Slow Food. La latteria diventa il luogo del ricordo, legato ai sapori e ai discorsi familiari, ma anche un baluardo di produzione locale e di qualità da difendere contro la globalizzazione che tutto uniforma.

Il Teatro degli Acerbi trae dal libro di Carlin Petrini uno spaccato di vita di provincia con personaggi ingenui e calati nel loro ruolo sociale, intenti da sempre a discutere in una dimensione laddove il tempo scorre più lentamente e consente spazi sociali più ampi. Dalla dimensione locale si elevano tematiche di ampio respiro, legate all'evocazione di Carlin (non a caso il nome dell'autore del libro), il figlio dei lattai ( Fabio Fassio e Elena Romani), partito per una missione ignota, legata al desiderio di preservare la qualità del cibo, l'ambiente e le biodiversità. I discorsi sono ingenui, i rimandi alla rivoluzione di Carlin increduli, propri di chi ignora l'evoluzione della società dei consumi. A tratti, l'azione si ferma e il registro cambia con la lettura di brani del libro del fondatore di Slow Food che sembrano illuminare la vicenda alla luce dell'oggi.

La latteria, nella scelta degli Acerbi e di Luciano Nattino, è un mondo parallelo e sotterraneo, rimasto immutato nello scorrere degli anni, un luogo del passato messo improvvisamente in contatto, attraverso un cunicolo, con il presente di un enorme supermercato spersonalizzante, dagli infiniti e identici prodotti. Il passato, la tradizione e i gusti veri a confronto con il presente che fagocita ogni diversità per omologare prodotti e tendenze a discapito della qualità e dell'ambiente.

La tematica è complessa e il merito dello spettacolo è suggerire molti spunti senza pedanteria, mantenendo un tono ironico e un attaccamento al territorio che caratterizza da sempre la compagnia teatrale di Costigliole. In scena Massimo Barbero, Patrizia Camatel, Dario Cirelli, Fabio Fassio ed Elena Romano, bravi nel recitare con leggerezza una storia che spazia dal surreale di un mondo isolato e fermo nel tempo, all'ironia del teatro dialettale, all'impegno della denuncia di tematiche di interesse internazionale.

Il taglio registico passa da spunti di teatro dell'assurdo, con dialoghi dell'incomprensione , a momenti di teatro popolare colorito da canzoni della tradizione (tango delle capinere) e ha il merito di non annoiare e di ricondurre, con l'attesa dell'assente Carlin, al paragone con il presente ed i suoi peccati.

Teatro di Costigliole d'Asti tutto esaurito e notevole successo di una compagnia locale che sorprende per la qualità dei suoi spettacoli.

Visto il 22-02-2014
al Municipale di Costigliole D'Asti (AT)