Antonello Angiolillo

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Contenuti redazionali

Ambra Angiolini e la sua leggiadra rappresentazione di una tragedia moderna
La storia di Franca Viola, la giovane ragazza di Alcamo rapita, stuprata e poi chiesta in moglie secondo l'antica usanza della sicula fuitina, ha avuto diverse narrazioni, sia nel cinema (La moglie più bella di bella di Damiano Damiani del 1970 e Primadonna di Marta Savina del 2022) sia nella letteratura con il libro di Beatrice Monroy. Ed Ambra Angiolini la porta in tournèe già da più di un anno, con il titolo di Oliva Denaro.Ma è con la comparsa nelle librerie del romanzo Oliva Denaro di Viola Ardone, che le vicende di questa giovane siciliana sono ritornate prepotentemente alla ribalta. E sulla ribalta del teatro è stata proprio Ambra Angiolini a volercele portare, con la collaborazione del regista Giorgio Gallione, riscuotendo in tutti i teatri successo, applausi e ovazioni, sorprendendo il pubblico per la lievità con cui è affrontata la violenza sulle donne: una ferita sociale ancora aperta, oggi più di qualche anno fa.Perché Oliva Denaro (l'alias di Franca Viola) si presenta al pubblico in un'aia di campagna, in una scenografia allegra e bucolica, come una ragazzina sognante, un'adolescente che nell'orto paterno, fra le galline da badare e un'arancia da sbucciare racconta il suo passaggio alla pubertà. Vive i suoi cambiamenti ormonali e caratteriali giocosamente, scindendo quello a cui è favorevole da quello a cui non lo è, anche se lo è per gli altri, lo è sempre stato. Questa sua personale scissione è la prima forma di ribellione al consueto, al tradizionale, all'ineluttabile. E' la prima vera crescita di ogni persona.Ambra si fa in quattro, in cinque, sei...Quello che tecnicamente è un monologo non lo si avverte come tale perché l'attrice più che descrivere i personaggi dell'evento che la vedono protagonista storica, li interpreta e li porta in scena per come parlano, per come agiscono, per come pensano: entrano nel corpo di Ambra Angiolini e si dichiarano. Il pubblico fa la conoscenza diretta della madre che parla solo per motti antichi che sanno di sentenze di condanna; della sorella Fortunata che fortunata non è perché dopo la fuitina e il matrimonio riparatore si ritrova oggetto disprezzato dal marito; del padre che ascolta e agisce in silenzio per il bene delle figlie e di nascosto per scansare ritorsioni dei malacarne. E poi Oliva ci fa conoscere Liliana la comunista e la maestra rossa, il segretario che riunisce il partito per solidarizzare con la ragazza rapita e stuprata e affiancarla nella battaglia. Che è prima una guerra sociale e poi legale: contro il rosario della signora Scibetta, contro il maresciallo che è livellato a quel codice penale per cui ogni reato è cancellato da un bel matrimonio riparatore, contro Pino Paterno pasticciere sequestratore e stupratore.Sorprendente AmbraViene da chiedersi come abbia fatto l'attrice (e il regista Giorgio Gallione) a concepire una simile narrazione di eventi aspri, argomenti scabrosi, nefandezze sociali e giuridiche in uno spettacolo che resta permeato di allegria, di ottimismo, di bellezza artistica; uno spettacolo che tiene lo spettatore congiunto con la protagonista, senza un attimo di distrazione né di tedio. Alla fine di sessanta intensi minuti Viola Denaro grida forte il suo no, ma senza rancore, senza rabbia, con immutabile fiducia nelle persone. E al suo no gridato al giudice e al suo violentatore succede l'imponderabile. Il pubblico si alza in piedi e applaude, applaude per svariati minuti e salta la chiusura del sipario e la riapertura per i saluti perché Ambra Angiolini resta sul proscenio a ringraziare il pubblico che continua ad applaudire.Ma una domanda alla fine affiora nella mente: c'è ancora quella solidarietà sociale o politica che permise a Franca di denunciare? C'è ancora un'organizzazione di persone disposte e lottare per i più deboli rischiando anche la propria incolumità? La parabola virtuosa iniziata negli anni del caso Viola ormai è in rovinosa discesa? O bisogna nuovamente imparare a dire, come Oliva, io non sono favorevole a...
Addio a Ludovica Modugno, una vita tra teatro e doppiaggio
L'esordio da bambina nei teleromanzi, poi il teatro con grandi registi. Ma resterà per sempre la voce di “Marcellino pane e vino” e di grandi dive internazionali, da Glenn Close ad Anjelica Huston e Cher.
Milano per Giorgio Gaber 2021, torna la manifestazione dedicata al signor G
Da giovedì 18 marzo al Piccolo di Milano la manifestazione dedicata a Gaber. Tra i protagonisti Anbra Angiolini, Paolo Rossi, Michele Bravi e Flavio Oreglio. Eventi gratuiti in streaming.
“Chi fermerà la lirica?”: al Teatro Goldoni di Livorno appuntamento con Poker d’Opera
Saranno Ambra Angiolini, Ubaldo Pantani, Neri Marcorè e Paola Minaccioni i protagonisti di 'Poker d'Opera': quattro appuntamenti per conoscere la lirica attraverso un format originale e gratuito.
A Milano Angiolillo e Taverni nella versione italiana di THE LAST FIVE YEARS
Dal 25 al 27 maggio, all'interno della rassegna teatrale degli &STUDIOS di Milano debutta il musical "QUESTI 5 ANNI", con la regia di Piero di Blasio. Due grandi performers, sedici divertenti ed emozionanti canzoni, quattro cubi e due quinte mobili per la versione ufficiale italiana del musical di Jason Robert Brown, The Last Five Years. Un adattamento non troppo libero, ma necessario per rendere la storia più vicina al pubblico italiano e più fruibile nei contenuti, senza però snaturare la forza delle parole, che non si perdono affatto nella versione di Simone Leonardi (nella stagione che sta per concludersi, apprezzato interprete del ruolo di Bernadette nel musical Priscilla, la Regina del Deserto). In scena nomi importanti del musical italiano: Antonello Angiolillo ( insieme a Leonardi, protagonista di Priscilla nel ruolo di Tick; La Bella e la Bestia, Francesco: il Musical, Poveri Ma Belli, Cats, A Chorus Line) e Francesca Taverni (Mamma Mia, Wicked, Cats, La Febbre del sabato Sera). Catherine Hiatt (Francesca Taverni) è una “apprezzabile” cantante di musical, sposata da qualche anno con un ragazzo ebreo. La storia inizia con la fine del loro matrimonio. Catherine torna a casa e trova un biglietto di addio del marito che, stanco delle continue paranoie di lei, mette la parola fine alla loro relazione. Da qui in poi per la nostra protagonista sarà un retrocedere continuo verso i momenti più importanti della loro storia d’amore, fino al giorno del loro primo incontro cinque anni prima. A “complicare” la vicenda per lo spettatore è il punto di vista di lui, diametralmente opposto, raccontato dal primo incontro fino al giorno dell’addio cinque anni dopo. Jamie Wellerstein (Antonello Angiolillo) è un giovane scrittore ebreo (ma potrebbe essere di qualsiasi altro mondo religioso o culturale), molto quotato e di belle speranze innamorato della vita e delle donne, tutte rigorosamente ebree, fino a quando non conosce la giovane e bella Catherine che, sfortunatamente, non lo è. Da quel momento in poi la sua vita cambierà. Uno spettacolo universale sui problemi, sulle gioie e i dolori che qualunque coppia potrebbe ritrovarsi a vivere.
PRISCILLA/2. CENTO DI QUESTI AUTOBUS PER ANTONELLO ANGIOLILLO!
Prosegue la nostra chiacchierata con i protagonisti di “Priscilla, la Regina del Deserto - Il musical”: Teatro.org pubblica l’intervista con Antonello Angiolillo – che nello spettacolo interpreta il ruolo di Tick/Mitzi – nel giorno del suo compleanno. Tanti auguri! Antonello, come si evoluto il tuo personaggio in questi primi mesi di repliche? «Sono certo che lo spettacolo sia cresciuto e per quanto riguarda i mio personaggio spero ci sia stata un evoluzione. Io sto facendo meno fatica ad affrontare il percorso di Tick, che è abbastanza complicato…considera anche l’importanza di alcune delle canzoni che interpreto». L’aspetto familiare di questa storia come viene vissuto da Tick? «Molto male. Lui deve andare a trovare questo bambino, suo figlio, che non vede da circa sei anni, e ne ha paura, teme il suo giudizio. In realtà poi scopre che il bambino ha meno pregiudizi di tutti gli altri, non vede proprio questa diversità, e alla fine anche Tick impara qualcosa da questo viaggio: non bisogna tenere fuori le persone dalla propria vita solo perché considerate diverse». E in che modo Tick si relaziona alle sue “amiche”? «Lui sa che arrivando ad Alice Springs , loro scopriranno che ha un figlio. Ritardare un po’ l’inevitabile, sperando che non succeda, non è possibile. E’ quasi costretto a confidarsi con loro, ma in loro trova delle persone che forse non si aspettava, veri amici, probabilmente». La tua carriera è segnata da alcuni “primati”. A distanza di anni, è cambiato qualcosa nel mondo del musical? «Secondo me, c’è stata un’impennata non molto tempo dopo la prima edizione di A Chorus Line, della Compagnia della Rancia. A un certo punto – e parliamo di 10-12 anni fa - un po’ anche per “moda”, chiunque si svegliava la mattina faceva musical e quindi è diminuita la qualità. Adesso la situazione sta tornando a normalizzarsi e si cominciano a vedere di nuovo produzioni di qualità, grazie a realtà produttive come la Stage Entertainment e, appunto, il MAS, che ha portato in Italia Priscilla così come lo si può vedere a Broadway. Spero che vada avanti così». A proposito di Stage Entertainment, raccontaci la tua esperienza romana con 'La Bella e a Bestia'. «Ho visto lo spettacolo a Milano, durante la tournée di Poveri ma belli, e ho avuto la sensazione che mi arrivasse freddo. Ho constatato che non si trattava solo di una mia impressione e credo che dipenda da tanti fattori. Intanto, il tipo di teatro. Al Brancaccio di Roma c'è stata proprio una ristrutturazione, soprattutto a livello di acustica. Però io a Roma lo spettacolo non l’ho visto, quindi non ti posso dire come è arrivato al pubblico! In scena mi sono trovato benissimo, perché avevo dei colleghi fantastici… c’era anche Simone (Leonardi, n.d.r.) che faceva Din Don, e ora ci siamo ritrovati qua».
Tanto teatro di qualità per l'eclettico Antonello Angiolillo
Secondo anno di repliche per il musical Poveri ma belli, spettacolo prodotto da Il Sistina, per la regia di Massimo Ranieri, omaggio a Pietro Garinei, Goffredo Lombardo e Dino Risi. Lo spettacolo arriva finalmente a Milano, al Teatro degli Arcimboldi, dal 30 dicembre 2009 al 3 gennaio 2010, in occasione dell’arrivo del nuovo anno, e ancora dal 14 al 17 gennaio. Prima delle festività natalizie, Teatro.Org ha raggiunto telefonicamente Antonello Angiolillo, uno dei protagonisti dello spettacolo, nel ruolo di Salvatore. Artista eclettico, perfettamente a suo agio tra teatro e tv, Antonello ci racconta dello spettacolo, del suo personaggio, delle persone con cui lavora o ha lavorato e dei suoi futuri impegni. Lo spettacolo arriva finalmente a Milano… Sì, in un teatro “insolito” per ospitare gli spettacoli targati Sistina! Io sono felicissimo perché ho visto alcuni spettacoli agli Arcimboldi ed è un teatro fantastico. Certo, 2400 posti necessitano che si riesca a portare più gente possibile a teatro a godere dello spettacolo! Oltretutto, "Poveri ma belli” resta una favola, dunque quello delle festività è forse il periodo migliore per proporlo al pubblico milanese, in questo caso… Sicuramente. In realtà sappiamo bene che il classico “…e vissero felici e contenti” non capita spesso, ma il tema dell’amore semplice viene portato avanti durante tutto lo spettacolo. E’ una storia al di fuori del tempo. La scelta del regista, Massimo Ranieri, di non ricostruire scenicamente la Roma di quell’epoca è dettata proprio dalla volontà di rendere questa storia universale. Parlaci del tuo personaggio, Salvatore. Il mio personaggio a teatro corrisponde al ruolo di Maurizio Arena nel film. I nomi sono stati “scambiati” per scelta degli autori. E ho dovuto adattare a me il personaggio, senza copiare il film, ma seguendo le indicazioni di Massimo Ranieri. Credo ci sia tanto di me in Salvatore: simpatico, dal fascino “posato”…è un bel personaggio, secondo me! Salvatore potrebbe essere colui che le donne decidono di sposare; su Romolo, invece, ci farebbero un pensierino… Che cosa ti sta lasciando questa esperienza? Lo spettacolo secondo me per alcune cose ci ha guadagnato, c’è stato più tempo per il riallestimento quest’anno. E’ stata data una linea più definita ai personaggi. Siamo un gruppo con un’energia fantastica. Massimo Ranieri come regista è molto pignolo con se stesso e con i suoi attori. E questo da un lato è un bene rispetto a un regista che non ti considera proprio e ti lascia andare allo sbaraglio. Il lavoro che, quest’anno, Emy Bergamo sta facendo sul personaggio “teatrale” di Giovanna mi piace molto. C’è mai stato nel corso della tua carriera un regista con cui ti sei un po’ sentito “allo sbaraglio”? Non in modo particolare, perché io sono abbastanza camaleontico e riesco ad adattarmi e riesco a trovare ciò che mi serve per rimediare. Un regista con il quale, invece, mi sono trovato molto bene, anche fuori dalla scena, è Claudio Insegno. Abbiamo lavorato spesso insieme e tecnicamente mi ha insegnato molto. La tournée di “Poveri ma belli” si concluderà a fine gennaio. E dopo cosa farai? Sarò diretto da un giovane regista con il quale ho già lavorato sul palcoscenico, Piero Di Blasio. Lo spettacolo si intitola Questi cinque anni ed è la versione italiana di un musical off-Broadway che ha riscosso molto successo, In scena ci sono solo due personaggi, che raccontano i loro 5 anni di vita insieme, da quando si conoscono fino a quando si lasciano. Il mio personaggio racconta questa storia d’amore dall’inizio alla fine e la mia partner sulla scena, Francesca Taverni, dalla fine all’inizio. Uno spettacolo interessante per come è strutturato, dunque, con delle belle musiche, ma complicate. Inoltre, il prossimo mese di maggio, sarò al Lyrick Theatre di Assisi, per uno spettacolo con una compagnia giovane di Foligno che, per quello che ho potuto vedere, lavora molto bene.