Elvio Amaniera

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Spettacoli

Sette contro Tebe
Sette contro Tebe
Fenicie
Fenicie

Contenuti redazionali

Il Teatro Carlo Felice di Genova va a New York per Lorenzo Da Ponte
Trasferta e concerti per celebrare il librettista di Mozart che ha fondato la tradizione lirica negli States.
Altrove 2018: lo Stabile di Catania guarda al Contemporaneo
La rassegna amplierà la consueta programmazione estiva animando i siti di rilevanza storico-culturale della città, con un particolare taglio sul teatro contemporaneo ed internazionale.
Mariella sempre Regina
Roberto Devereux, uno dei capolavori di Gaetano Donizetti, non ha avuto lo stesso successo delle altre due opere della trilogia Tudor, Maria Stuarda e Anna Bolena, a cui per scrittura musicale e approfondimento psicologico è addirittura superiore. Negli ultimi anni l’opera è sempre più presente nei cartelloni internazionali e, nonostante le difficoltà della parte protagonista che richiede oltre ad agilità belcantista la capacità di reggere la tensione drammatica con vertiginosi salti di registro, alcune grandi cantanti come Montserrat Caballé ed Edita Gruberova l’hanno frequentata assiduamente nel corso della carriera. Quattro personaggi animano l’intrigo ma è la Regina Elisabetta, anziché Roberto Devereux come il titolo lascerebbe supporre, la protagonista e la “catastrofe” non è la morte di Devereux quanto la tragica presa di coscienza di Elisabetta, costretta a rinunciare sia all’amore che al trono. A Genova l’opera, assente da tanti anni, fa un ingresso trionfale in repertorio con un cast stellare in una nuova produzione firmata da Alfonso Antoniozzi, apprezzato baritono che da qualche anno si sta dedicando con successo alla regia. Lo spettacolo è  tradizionale e leggibile come si conviene a un’opera di soggetto storico e funziona nel mettere a nudo, ovvero smascherare, il dramma interiore della regina. Il regista sfrutta il tema della maschera in una corte dove “tutto è teatro e niente è come appare”:  i cortigiani hanno il volto coperto da maschera argentee ed Elisabetta è la maschera di sé stessa, prigioniera in abiti preziosi ma rigidi come sculture, dal volto coperto di bianco che nasconde ogni espressione e una gestualità bloccata e innaturale. Solo alla fine apparirà per quello che è: una vecchia decrepita dai capelli bianchi che si trascina sulla scena condannata a una “lucida follia“. Funzionale l’impianto scenico di Monica Manganelli, una piattaforma circolare rialzata posta al centro della scena (citazione del teatro elisabettiano) sui cui vengono posizionati  intorno a un trono paraventi mobili dai disegni stilizzati che abbozzano gli interni di un castello. Nel corso dell’opera  la scena si destruttura e le pannellature che coprono il fondo della scena  si scostano per svelare le gradinate di un tribunale. Lo sfondo si tinge di rosso per preludere all’esecuzione di Devereux e assume una desolazione cinerea nel finale su cui calano le luci delle attrezzerie del Carlo Felice a sottolineare che “la tragedia è finita”. Sempre pertinenti le luci di Luciano Novelli nel mettere in rilievo lo scavo psicologico dei protagonisti come nell’evocare la tinta cupa della corte dei Tudor. Curatissimi e affascinanti i costumi di Gianluca Falaschi dai broccati scolpiti nell’oro, determinanti nell’evocare la sontuosità barocca della corte Tudor. Di assoluta eccellenza  il cast, dominato da una Mariella Devia che rende un tributo a Donizetti, al belcanto, a Genova e soprattutto a sé stessa per come ha saputo gestire la propria carriera. L’Elisabetta rappresentata sulla scena è come deve essere: vecchia e stanca, irrigidita nei movimenti e nell’espressione del volto; ma la voce sembra sfidare il tempo, limpida e senza un’incrinatura, dalle colorature nitide e un registro acuto sempre sotto il pieno controllo al punto che il finale elettrizza, anzi, di più, sconvolge. Ma non è solo tecnica, l’Elisabetta della Devia è intensa e credibile e lascia percepire dietro l’apparenza regale e controllata una lacerazione umana ed universale. Non da meno Sonia Ganassi, una Sara particolarmente intensa per temperamento e per la voce dalle sensuali bruniture, capace di rivaleggiare con la “Regina” anche sul terreno del belcanto. Stefan Pop è un Devereux dalla voce estesa e possente che gli consente di venire a capo con le (numerose) insidie del ruolo; se nella prima parte gli si può obiettare una certa genericità (sfavorito dal confronto con le due belcantiste), ha trionfato nel terzo atto conquistando pieno favore di pubblico. Del Duca di Nottingham di Marco Di Felice si apprezza  l’articolazione nitida e l’allure aristocratica. Tutti adeguati i ruoli minori, in particolare Alessandro Fantoni nel ruolo di Lord Cecil e Claudio Ottino in quello di Sir Gualtiero. Concludono il cast  Matteo Amanino  (un paggio) e Loris Pulpura (un familiare). Equilibrata e leggera  la direzione di Francesco Lanzillotta, sempre attenta a non prevaricare le voci. I tempi piuttosto lenti, se funzionano per evocare il languore malinconico che sottende la vicenda, risultano meno efficaci sul piano drammatico dove avremmo voluto un piglio e un’incisività maggiori. Precisa l’orchestra e ottima la prova del coro del Carlo Felice preparato da Pablo Assante. Alla prima calorosi e prolungati applausi, sia durante che alla fine dello spettacolo, a tutti gli artefici di una produzione che vale davvero un viaggio a Genova.
Musica e immagini, un matrimonio perfetto per la seconda edizione di Seeyousound
Musica e immagini, unite nel vincolo indissolubile del cinema e del video d'autore, si danno appuntamento a Torino dal 25 al 28 febbraio al Cinema Massimo per la seconda edizione di Seeyousound International Music Film Festival.
La Guarimba International Film Festival, dal 7 all'11 agosto in Calabria
La terza edizione del festival dedicato al cinema internazionale si svolgerà ad Amantea, nel cosentino. Ecco il programma della manifestazione.
Torino Fringe, si comincia con un brindisi!
Partirà domani il Torino Fringe Festival #invasioniteatrali, la rutilante rassegna di teatro, giunta alla terza edizione, che invaderà festosamente la città dal 7 al 17 maggio. Quaranta compagnie, quarantasei spettacoli al giorno, performance, eventi speciali e laboratori daranno vita a un evento vivace e diffuso che propone un’interazione intensa e stimolante per chi si trova in città. Il Festival è ideato e creato da una direzione artistica e organizzativa composta da dieci compagnie teatrali, artisti e giovani professionisti attivi sul territorio: Crab Teatro, Fools, Il Cerchio di Gesso, Kataplixi Teatro, Le Sillabe, Officina Per la Scena, Onda Larsen, La TurcaCane, Compagnia GenoveseBeltramo, Performing Club e Gian Luigi Barberis, Marco Intraia. Questa sera a partire dalle 19.30 nello spazio Amantes (via Principe Amedeo 38/a) il Festival accoglie artisti e spettatori per un aperitivo di benvenuto. Domani si parte con la programmazione artistica. Dieci gli spazi dedicati al Festival: 1.      Garage Vian – Via Castelnuovo 10 2.      Samo – Corso Tortona 52 3.      Cubo – Officine Corsare – Via Pallavicino 35bis 4.      Magazzino sul Po – Murazzi del Po, lato sx. 5.      Unione Culturale Franco Antonicelli – Via Cesare Battisti 4 6.      Blah Blah – Via Po 21 7.      Spazio Ferramenta – Via Bellezia 8/g 8.      Teatro Officina – Cecchi Point – Via A. Cecchi 17 9.      Officine Creative – Cecchi Point – Via A. Cecchi 17 10.    Arca – Via Assarotti 6 Ma anche alcuni luoghi della città: Piazza Castello; Via Lagrange, davanti alla Rinascente; Il Balon; Cortile della scuola Holden; Piazza Santa Giulia; Casa del Quartiere di San Salvario; Imbarchino del Valentino; Cortile di Via Mercanti 3. Durante il Festival si svolgeranno anche tre importanti laboratori teatrali con artisti di fama internazionale: Living Theatre, condotto da Tom Walker, che fece parte della storica, straordinaria esperienza del ‘Living’; Peep diary, guidato da Elena Copelli, sul tema della memoria scritta; e Danced manifesto, affidato alla compagnia LeShe, un gruppo di tre giovani danzatrici che lavorerà sulle relazioni fra danza e vita sociale. L’intero programma del Fringe su www.tofringe.it
Le invasioni teatrali del Torino Fringe Festival 2015
Dal 7 al 17 maggio, in diversi luoghi della città, si svolgerà la terza edizione del Torino Fringe Festival, un progetto in continua crescita, forte dei numeri della scorsa edizione: 16 spazi performativi, 42 produzioni italiane e straniere, 382 accreditati tra stampa e operatori del settore.
GOLDEN RESURRECTION - One Voice For The Kingdom - Liljegren Rec. - 2013
Devo ammetterlo; non sono mai stato troppo un fan dei Golden Resurrection, anche se la power symphonic band svedese, propone un power neoclassico veloce e melodico, non mi avevano mai entusiamato più di tanto a causa di una piatteza di idee pesante e di canzoni, non troppo esaltanti. Bene, son felice di poter dire che il nuovo ( e trezo album) "One Voice For The Kingdom", regala alla band il loro personale "masterpiece"; un album vario, veloce, potente, suonato e cantato (da un bravissimo e ispirato Christian Liljegren) in amniera impeccabile e pane per i denti, degli amanti del Malmsteen d'annata o degli Stratovarius di "Episode" e "Fourth DImension" il tutt,o condito da spruzzate hard rock alla Rainbow. "The Temple Will Remain", parte col botto e cosi' la successiva "Spirit War", due brani davvero sopra le righe, supportati dalle chitarre fiammanti di Tommy Reinxeed e da una batteria davvero pazzesca di Alfred Fridhagen; superba la title track "One Voice For The Kingdom", dove lo spettro di DIo e dei Rainbow è ben marcato, salvo per un coro in pieno stile Stratovarius. Si corre sulle ali del grande impatto corale con "Night Light" e "Golden Resurrection" ma la vera perla è dietro l'angolo, ovevro la catchy "Can't SLow Down" e credo che molti di voi, riconosceranno echi dei Riot e dei Masterplan; poteva mai mancare il brano strumentale? Certo che no e "Heavenly Metal", è un bel banco di prova per il tastierista Svenne Janson che con Reinxeed, formano una coppia vincente. C'e acnora spazio per la pachidermica "God's Mercy"  e la tirata "Born For The Strangers" prima che "Moore Lord", (dedicata al grande scomparso Jon Lord..) chiuda con pathos e feeling, un album semplicemente: bello! Ma davvero bello! E' bello ricredersi con una band che ha davevro sfornato un signor album coi fiocchi...pollice in su! Rock on!