Isa Danieli

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Spettacoli

Serata d'amore
Serata d'amore
Fragile
Fragile
Fenicie
Fenicie
Cuciti a filo doppio
Cuciti a filo doppio
Le signorine
Le signorine
Giacomino e mammà
Giacomino e mammà

Contenuti redazionali

Giuliana De Sio e Isa Danieli sono 'Le signorine', un agrodolce gioco delle parti
Isa Danieli e Giuliana De Sio, dirette con elegante dinamismo da Pierpaolo Sepe, sono Le signorine: due personaggi complessi nella loro dignitosa mediocrità, in una commedia scoppiettante scritta da Gianni Clementi, ma prepotentemente agrodolce, che fa riflettere sulla famiglia quale luogo dove mostriamo i nostri lati peggiori, senza mai recidere i legami più importanti.Il sipario si apre su una musica che introduce il pubblico in una spensierata atmosfera napoletana e, subito dopo, Giuliana De Sio sgambetta sulle note di Alghero, di Giuni Russo: un elemento sufficiente per catalizzare l’attenzione del pubblico, provocando moderata spensieratezza.Un modesto, ma dignitoso appartamento in un vicolo di Napoli, è l’habitat di due sorelle zitelle, Rosaria e Addolorata, entrambe affette da poliomielite, con effetti evidenti soprattutto negli arti inferiori.“Noi non siamo signore. Siamo signorine”In questa frase, pronunciata da Rosaria (Isa Danieli) è racchiusa la tragica quotidianità di due esistenze vuote, il cui unico sfogo sembra essere quello di provocarsi continuamente a vicenda, pronte a esplodere da un momento all’altro. Addolorata (Giuliana De Sio), dopo una vita condotta all’insegna dei sacrifici – imposti dalla sorella – vorrebbe finalmente godersi qualche sfizio, ma i suoi leciti desideri sono ostacolati da Rosaria, che non ha nessuna intenzione di intaccare il cospicuo conto bancario, con i risparmi accumulati da una vita di lavoro: dall’utilizzo di un piccolo televisore (con conseguente consumo di energia elettrica, tema peraltro di stringente attualità nelle ultime settimane, ndr) alla scelta di cosa mangiare tra olive, pomodori ammaccati e pasta con le vongole (rigorosamente non veraci e senza prezzemolo), tutto può rendere faticosa una convivenza la cui monotonia è spezzata, proprio dagli esilaranti battibecchi tra le due zitelle.Le sorelle Hudson in salsa partenopeaIl primo atto è una serie interminabile di gag e risate: Rosaria domina e Addolorata, a malincuore, subisce. Ma nel secondo atto, si assiste a un ribaltamento dei ruoli; Rosaria è colpita da un ictus che la rende praticamente un vegetale, costretta su una sedia a rotelle, offrendo così ad Addolorata – che comunque continua ad accudire la sorella – l’occasione di riscattarsi dalle privazioni del passato, mettendo in atto una vendetta maturata nel corso degli anni (che prevede anche la vendita ai cinesi della merceria nella quale le due sorelle hanno lavorato un’intera vita).Gli esilaranti battibecchi precedenti lasciano il posto, nel secondo atto, a un atmosfera più ansiogena e onirica sottolineata dal caleidoscopico disegno luci firmato da Luigi Biondi; nella deriva agrodolce di questa commedia si possono scorgere non poche similitudini con il distruttivo rapporto tra le sorelle Hudson (interpretate da Joan Crawford e Bette Davis) nel film Che fine ha fatto Baby Jane?.
Fragile, Isa Danieli al teatro Lendi di Sant'Arpino
Un percorso nel 'meglio' della cultura napoletana e internazionale, tra parole e musica, selezionato dalla famosa artista
Moscato e Danieli danzano il valzer della memoria teatrale
“A teatro la suprema finzione è sempre stata la suprema verità” è questa, a nostro avviso, una delle  frasi cardini dello spettacolo TA – KAI – TA (Eduardo per Eduardo) di Enzo Moscato, con Isa Danieli e Enzo Moscato, scena di Tata Barbalato, costumi di Giuliana Colzi in scena per questa  ultima tranche post estate del Napoli Teatro Festival Italia.  TA – KAI – TA è uno spettacolo dalle mille suggestioni e sfumature che Enzo Moscato ha scritto pensando a Eduardo De Filippo, alla sua storia, al suo mondo teatrale. Un Eduardo diverso,  meditato profondamente da Moscato e restituito sapientemente attraverso un gioco di verità e fantasie, di straniamenti e partecipazioni commosse, dolorose, un Eduardo che viene indagato appunto attraverso lo strumento scientifico della fantasia ma anche rileggendo in modo lucido le pieghe della sua avventura di uomo e di artista a tutto tondo. L'ispirazione di coinvolgere nella sua drammaturgia un uomo e un artista come Eduardo De Filippo Moscato l'ha avuta rammentando una frase che lo stesso Eduardo disse in occasione della morte di Pier Paolo Pasolini. “Era un uomo buono” affermò così semplicemente Eduardo - senza abusare in espressioni malinconicamente retoriche e di circostanza in cui molti s'imbatterono a causa di quel tragico e doloroso evento per la letteratura, la poesia e il cinema italiano - ricordando anche che avrebbe dovuto fare un film con Pasolini ispirato alla figura di San Paolo proprio dal titolo TA-KAI-TA, letterariamente dal greco “Questo e Quello” . Una affermazione che si ricollega alla bontà, dunque, una frase che la dice lunga sul carattere di Eduardo, spesso esecrato e stigmatizzato dai suoi stessi colleghi d'arte. Ma Eduardo era soprattutto uomo e artista rigoroso e, evidentemente, buono anche lui nel senso più elevato, come lo possono essere gli artisti e i poeti. E' su questa ulteriore lettura e possibilità dell'uomo Eduardo che Moscato costruisce la sua idea di base. Ma  TA – KAI – TA  non è solo questo, nella piéce la grande abilità e sapienza poetica di Enzo Moscato ci mostra un mondo scomparso quello del teatro dell'inizio del '900, di una Napoli avvolta nel velo di un passato definitivamente tramontato, del crescere in una famiglia di così elevato spessore artistico ma così complicata, con quel rigore e quella durezza che si assimilava frequentando da bambini le tavole del palcoscenico. Un Eduardo che sin da giovane si immedesimava in ruoli più grandi di lui d'età, fermando così la sua stessa vita sul palcoscenico, e ritrovandosi, poi, all'improvviso davvero vecchio. Il rigore, si diceva, ma anche il gelo profondo che si coltiva come una pianta dentro di sé per non cedere mai all'emozione che è concessa solo di essere tramandata attraverso il linguaggio teatrale, che è finzione ma al tempo stesso suprema verità. In scena Enzo Moscato insieme a Isa Danieli, attrice storica del teatro di Eduardo, e nello spettacolo alter ego e contraltare dello stesso Moscato: l'uno rappresentando la scientifica modernità, l'altra immergendosi in un mondo teatrale profondamente vissuto sulla sua pelle di donna, di artista, sullo sfondo della suggestiva e nel contempo stilizzata scena “casa” di Tata Barbalato, con gli efficaci costumi di Giuliana Colzi (pantaloni neri e casacca bianca uguali per Isa ed Enzo a sottolineare la interscambiabilità, la fusione e insieme l'alternanza), la piéce si snoda come un sogno infine espresso, secondo la cifra stilistica di Moscato. Il linguaggio alto e basso, corrosivo e pieno di rimandi metaforici, ma anche dolce, colloquiale, che si allarga nella memoria collettiva e sempre con quella profonda poetica teatrale che ci pervade ed avvolge e, quasi come in un controcanto, le citazioni di testi eduardiani. TA-KAI-TA: questo è quello, il dolore e la gioia, la finzione e la verità, la vita e la scena, il maschile e il femminile, il bianco e il nero, l'illusione e l’esistenza. Questo ed altro ancora è lo spettacolo con le interpretazioni magistrali di Isa Danieli ed Enzo Moscato che, anche nel ricordo del rigore eduardiano, trasmettono umanità ed emozioni pur rimanendo nel tessuto di una narrazione che è sempre limpida e non concede facili sentimentalismi. Due interpreti straordinari, indimenticabili per un testo di grande spessore poetico, un segno forte sul teatro, sulla sua memoria e anche sul suo futuro. E su tutto pervade quel senso di morte che ghermisce la vita così all'improvviso, come accadde in giovanissima età alla unica figlia femmina di Eduardo: Luisella, metaforicamente rappresentata da una sorta di simbolo fantoccio chiuso in una teca di vetro, posta al centro della scena, coperta da un drappo che Moscato sul finale scopre, così chiudendo il cerchio di una storia, di un rituale, di una cerimonia, che viene raccontata sempre in prima persona, come se la raccontasse lo stesso Eduardo, evocandone così la figura, quasi fosse tra gli spettatori, con una regia di grande eleganza, evocativa, nel rigore dei brani al leggio ma anche movimentandosi in uno struggente valzer tra i due protagonisti, o ancora nella scelta delle musiche di repertorio che punteggiano l'azione e spesso ci riportano a mondi antichi come la lontana e bellissima voce di Rosa Moretti, madre di Isa Danieli, famosa cantante della sua epoca. Moltissimi applausi finali per uno spettacolo da vedere, con quel senso indimenticabile che dà il teatro quando è vero.
Enzo Moscato ed Isa Danieli: di nuovo insieme nel nome di Eduardo
Sono in scena insieme, il 27, 28 e 29 settembre, in occasione della odierna edizione del “Napoli Teatro Festival Italia”, diretta da Luca De Fusco che, iniziata il 7 giugno, prosegue dal 25 al 30 settembre dopo una pausa estiva. Isa Danieli ed Enzo Moscato sono gli interpreti di TA-KAI-TA (Eduardo per Eduardo) testo e regia di Enzo Moscato. Uno spettacolo atteso che vede di nuovo il sodalizio tra uno dei maggiori poeti e drammaturghi della odierna scena teatrale napoletana, di quella, per intenderci, che all'inizio degli anni '80 venne definita “nuova drammaturgia”, e una attrice che di questa forma teatrale innovativa ne è stata una delle principali muse. Pensiamo a testi quali “Ferdinando”, di Annibale Ruccello, “Bellavita Carolina” di Manlio Santanelli, appunto a “Trianon, “Luparella” di Enzo Moscato, interpretati magistralmente da Isa Danieli. Ed è con Isa Danieli che iniziamo questa “chiacchierata” su questa nuova ed avvincente esperienza  e sull'universo teatro di cui è una protagonista indiscussa. Signora Danieli lei ha avuto una lunga frequentazione con la drammaturgia napoletana moderna, in particolare con Annibale Ruccello ed Enzo Moscato. Di quest'ultimo ha interpretato Festa al celeste e nubile santuario, Trianon, Luparella, insieme come attori in Angeli all'inferno di Francesco Silvestri. Oggi questa nuova esperienza con lo spettacolo TA-KAI-TA (Eduardo per Eduardo), omaggio a Eduardo De Filippo, con cui lei ha avuto una lunga assiduità come attrice di punta della sua compagnia teatrale. Può parlarcene? “Questo per me è uno spettacolo estremamente emozionante, continuamente mi porta con tutto il mio spirito, la mia anima verso Eduardo che mi ha insegnato tutto. Moscato riesce a fare uno spettacolo che è suo ma e anche molto molto vicino a Eduardo. Sembra un rito religioso, uno spettacolo oratorio composto da lettura, recitazione, musica. Per me è un costante dialogo con Eduardo. In esso ci sono i momenti di follia artistica di Moscato che adoro come attore e drammaturgo. Lui ha scritto questo testo per me e per lui, tutto ciò mi onora.” Si parla di crisi a livello europeo, una crisi cosmica, direi, che non solo investe la parte economica della vita ma i valori della cultura, anche del teatro. Ritiene che il teatro è attraversato da questa crisi? “Stiamo vivendo un brutto momento e se c'è una cosa che non esiste quasi più sono le lunghe tournée. Soltanto le grosse compagnie tipo quelle di Luca e Luigi De Filippo, Umberto Orsini, ad esempio, le fanno con teatro del loro repertorio ma la maggioranza degli attori di prosa non le fanno più e stanno molti mesi a casa senza lavoro. Ciò che mi deprime maggiormente e che tutti gli entusiasmi degli anni '70 in poi affrontando nuovi testi, nuovi autori, credendoci,  tutti i sacrifici fatti sono in maggioranza vanificati e si è tornati indietro, ci sono tante difficoltà. Ad esempio l'inverno scorso ho interpretato un testo di Ugo Chiti  l'Abissina con la sua compagnia Arca Azzurra Teatro molto bello che ha avuto successo, eppure lo spettacolo ha girato poco, non sono state molte le occasioni per poterlo rappresentare. In ogni caso io sono felice di quello che ho fatto fino ad oggi, delle mie scelte artistiche e voglio continuare ad affrontare testi nuovi e non di repertorio. La crisi c'è ed è sulla pelle di chi propone delle novità, ciò è vergognoso perché non diamo speranze ai giovani e alla mia età, con la mia esperienza mi sento di poterlo affermare in libertà. La mia carriera l'ho fatta, sono i giovani che devono affermarsi. Ad esempio mia nipote Luisa Amatucci ha presentato un testo all'ultimo festival di Benevento Città Spettacolo: “Caina”, diretta dal fratello Stefano Amatucci, un testo interessante e molto contemporaneo ma con pochissime possibilità di trovare altri spazi per essere rappresentato.” Lei ha avuto una lunga e fertile carriera durante la quale ha interpretato una costellazione di ruoli femminili. Cosa le piacerebbe interpretare oggi? “Non ho desideri precisi, adoro leggere i testi nuovi che mi propongono e se sono belli desidero metterli in scena. Spero di continuare a fare la nuova drammaturgia come quando ho iniziato con  Roberto De Simone, poi Santanelli, Ruccello, Moscato. Voglio portare avanti un teatro nuovo. Prima desideravo fare Medea ma oggi non m'interessa più. Oggi voglio interpretare i nuovi autori che spesso non sono valorizzati né protetti.” Enzo Moscato autore e regista di TA-KAI-TA, è talento geniale del teatro napoletano moderno. Egli ha indagato e metaforizzato il ventre oscuro della città, quel mondo “di sotto” che poco si vede ma che c'è, trasformandolo in poetica teatrale con un linguaggio barocco e nello stesso tempo moderno,  spesso fatto di frammenti, sfumature e taglienti verità. Un vate del teatro moderno che ci racconta il cammino attraverso il quale è arrivato a  TA-KAI-TA. “TA-KAI-TA - scrive nelle sue note di regia, non è un testo “da” ma “su” Eduardo De Filippo...Un periplo immaginario, fantastico...intorno ai pensieri e ai sentimenti – ante e post mortem – che possono avergli sfiorato, per un attimo l'anima e il cuore.” Può esplicitare questi concetti e la genesi primaria intorno all'idea di fare uno spettacolo su Eduardo? “In tanti anni di scrittura teatrale mi sono avvicinato a diversi autori: Artaud, Di Giacomo, Ortese, Shakespeare ecc., scrivendo delle pièce dove, ad esempio, finisce il mio pensiero e comincia il loro. Oggi ho scelto Eduardo non perché sia di nuovo molto di moda. Su Eduardo c'è una grande aneddotica, anche stereotipata, che lo descrive feroce, cattivo. Io credo invece che fosse un uomo rigoroso. Quando morì Pasolini, ricordo – io ero giovane e seguì attraverso la televisione l'avvenimento - intervistarono Eduardo che oltre ad elogiare il poeta, l'artista, definì Pasolini un uomo molto buono e ciò mi colpì molto. A distanza di tanti anni mi è venuto in mente di rileggere la frase di Eduardo nella quale vi trovo, appunto, una grande bontà. Eduardo era rigoroso, come ho detto, ma aveva un rigore che si avvicinava alla bontà, attenzione non al buonismo. Partendo da questo spunto e dal fatto che lo stesso Eduardo  avrebbe dovuto girare un film con Pasolini sulla figura di San Paolo che si sarebbe chiamato "Ta Kai Ta" espressione che deriva dal greco antico e  significa “questo e quello”, ho iniziato ad elaborare la mia idea di spettacolo che non è un saggio di scienza su di lui ma un “delirio”, una passeggiata intorno e dentro la sua anima esercitando molto l'elemento fantastico. Sono vicino al Vico quando afferma che indagando sul reale si esercita l'immaginazione. Tra l'altro la fantasia per uno scrittore è uno strumento scientifico. Io mi sono servito della fantasia, della revérie per costruire questo che chiamo recital. Non abbiamo pretese di verità rivelate ma di ritrovare, tra l'altro, anche quel rigore di Eduardo, quella statura morale che spesso ha esercitato con durezza anche nei confronti di Napoli. Così questa è una performance a due voci:  il maschile e il femminile, il risaputo e il non risaputo, l'uomo noto e quello ignoto, questo e quello, per fare arrivare al pubblico un Eduardo meno oleografico di quello che spesso si è rappresentato. Un uomo buono, un poeta e i poeti devono essere buoni. Come Pasolini che aiutava i poeti più poveri, in difficoltà. Lo strumento fantastico è importante nello spettacolo: c'è una distanza rappresentata dal leggio e tutto e fatto con molto amore e rispetto.” Nello spettacolo lei recita insieme a Isa Danieli che è stata una delle attrici di punta del teatro di Eduardo. Con Isa Danieli ha un rapporto artistico di lunga data può parlarne? “Ho scelto Isa perchè tra le attrici di Eduardo è forse quella che per rigore gli è più vicina. Isa chiede molto rigore a se stessa e agli altri. Dovevo avvicinare un femminile contraddittorio, cioè anche intriso di maschile e Isa nell'interpretare si avvale anche di toni duri, taglienti, io invece mi avvalgo di quelli più persuasivi. Con Isa mi sembra di completare l'endiade eduardiana. Il testo, che ho stato scritto due anni fa, è stato in qualche punto tagliato e cambiato perché ho ascoltato da Isa tanti aneddoti che riguardano Eduardo. Anche quando ha lavorato con altri lei ha sempre avuto un rapporto costante con Eduardo. Nello spirito di questa ricerca ho ritrovato molto di quegli anni lontani. Nel testo parlo anche dei fratelli e su Titina, ad esempio, Isa mi ha raccontato che era molto mediatrice tra Eduardo e Peppino dato che che la vera contesa era tra loro due. Eduardo non andò al funerale di Peppino non perdonandogli mai tutte le rivelazioni sulla loro famiglia.” Quest'inverno interpreterà De Pretore Vincenzo un famoso testo di Eduardo per la regia di Armando Pugliese. Come intende affrontare la piéce? “ TA-KAI-TA è un mio delirio e non mi pongo limiti, qui invece la mia presenza è richiesta come attore con un regista come Armando Pugliese con cui ho un rapporto storico. Interpreterò la parte del tabaccaio che era di Eduardo, De Pretore sarà Ernesto Lama e la sua fidanzata sarà interpretata da Pietra Montecorvino. Nel cast vi sarà anche Enzo Gragnaniello. Sarà una versione discosta da quella eduardiana poiché vi sarà molta musica, si canterà. Io farò il ruolo che interpretò Eduardo con la mia pelle, la mia personalità ed è qui che ritorna la fantasia ed è così che si rinnova la tradizione, altrimenti è lettera morta. “
Le Sorelle d'Italia Isa Danieli e Veronica Pivetti a Fabriano a fine aprile
Sorelle d’Italia, avanspettacolo fondamentalista come recita il sottotitolo, conclude domenica 29 aprile la stagione di prosa del Teatro Gentile di Fabriano promossa dal Comune di Fabriano e dall’AMAT con il contributo della Regione Marche e del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Inizialmente previsto in cartellone sabato 21 aprile, lo spettacolo è stato rinviato di una settimana a causa di un sopraggiunto problema di salute ad una delle protagoniste. Che cosa succederà, a noi fratelli e sorelle d’Italia, in questi misteriosi cinquant’anni? Come ci arriveremo, al secondo Centenario dell’Unità d’Italia? O meglio: ci arriveremo, noi Nord e noi Sud, a compiere insieme duecento anni italiani? Isa Danieli e Veronica Pivetti, accompagnate dal vivo dal maestro Alessandro Nidi (al pianoforte) e dirette dalla sapiente regia di Cristina Pezzoli, nella migliore tradizione fantaprofetica dell’avanspettacolo, danno vita alla fantastoria d’Italia dal 2011 al 2061, con un'ipotesi futuribile e tragicomica sull'Italia di domani. In un match travolgente e senza esclusione di colpi - anche bassi - Veronica la Milanese e Isa la Napoletana boxeranno tra loro, rovesciando e mescolando stereotipi e luoghi comuni, pregiudizi e verità sull'inconciliabile diversità delle reciproche appartenenze, fino ad arrivare a inaspettate sorprendenti contaminazioni musicali ed emotive. Dalle canzoni classiche più note (Nostalgia de Milan, 'O surdato 'nnamurato, O mia bèla Madunina, Santa Lucia luntana) al raffinato graffiante cabaret dei Gufi, da Modugno alla macchietta, da Munastero 'e S. Chiara a Luci S. Siro, fino ad arrivare a una versione milanese della notissima Napul’ è di Pino Daniele e ad una napoletana di Vincenzina di Enzo Jannacci, le due contendenti si confrontano e si scontrano fino ad una imprevista separazione. Nella seconda parte della storia - ambientata in un futuribile 2061 - Isa la Tirolese e Veronica l'Ottomana narreranno che cosa è accaduto domani nel nostro imprevedibile Belpaese.La drammaturgia originale dello spettacolo è di Roberto Buffagni. In scena al contrabbasso e alla batteria c’è Giuliano Nidi, al vibrafono e percussioni Sebastiano Nidi. Lo spettacolo è stato pensato e realizzato per celebrare il 150° anniversario dell’Unità d’Italia con il contributo di Comune di Porto Venere. Inizio spettacolo ore 17. Per informazioni e biglietti: biglietteria del Teatro 0732 3644, AMAT 071 2072439, www.amat.marche.it.
Isa Danieli e Veronica Pivetti a Giffoni Teatro
Dopo aver inaugurato il 2012 con il tutto esaurito per Luca De Filippo, protagonista di una pagina intramontabile del teatro napoletano, la IV Stagione Invernale di Giffoni Teatro, evento promosso dall’Associazione omonima presieduta da Mimma Cafaro, prosegue con uno spettacolo frizzante, divertente, malizioso, a tratti anche commovente, pensato e realizzato per celebrare con parole e canzoni e in modo rispettosamente ironico il 150° dell’Unità d’Italia e prospettare quel che succederà nei prossimi 50 anni in vista del 200°, che ricorrerà nel 2061. Questa sera, giovedì 23 febbraio alle 21, il palco della Sala Truffaut della Cittadella del Cinema accoglierà la “napoletana” Isa Danieli e la “milanese” Veronica Pivetti, due grandi donne della scena italiana, simbolo di un’Italia da sempre a confronto, pronte a deliziare il pubblico con un musicale confronto Nord-Sud dal titolo “Sorelle d’Italia” – Avanspettacolo Fondamentalista. Accompagnate da un gruppo di musicisti splendidamente diretto dal Maestro e pianista Alessandro Nidi, le due protagoniste metteranno comicamente a confronto le rispettive origini nordiste e sudiste attraverso un bellissimo repertorio musicale. Dalle canzoni classiche più note (“Nostalgia de Milan”, “’O sole mio”, “O mia bèla Madunina”, “Santa Lucia luntana”) al raffinato graffiante cabaret dei Gufi e di Cochi e Renato (“U’ Ferribotte”, “Nebbia in Val Padana”), da Gino Bramieri a Modugno alla macchietta, fino ad arrivare a una versione milanese della notissima “Napul’ è” di Pino Daniele, le due “contendenti”, durante i tre round dello spettacolo (Secessione - 2061 - Retromarcia), si divertiranno a capovolgere storia e geografia dell’Italia in una buffissima invenzione musicale in cui “Isa la Tirolese” e “Veronica l’Ottomana” spiegheranno, con recitativi e romanze inedite, che cosa potrebbe accadere “domani” nel loro imprevedibile, bellissimo ma anche un po’ “sfigato” Belpaese. Nel secondo episodio della storia, si misureranno anche con un'operina buffa in cui Isa la Tirolese e Veronica l'Ottomana daranno vita, con recitativi e romanze inedite, come si conviene alla migliore tradizione fantaprofetica dell’avanspettacolo, ad un'ipotesi futuribile e tragicomica sull'Italia che verrà. In un match travolgente e senza esclusione di colpi - anche bassi – le due signore del teatro boxeranno con canzoni, musica, balli e brani attraversando, rovesciando e mescolando così stereotipi e luoghi comuni, pregiudizi e verità sull'inconciliabile diversità delle reciproche appartenenze, fino ad arrivare ad inaspettate sorprendenti contaminazioni musicali ed emotive. La regia è di Cristina Pezzoli, la drammaturgia originale di Roberto Buffagni. Lo spettacolo andrà in scena alle 21; il prezzo del singolo biglietto è di 22 euro. Per informazioni: Associazione Giffoni Teatro 339 4611502; Informagiovani di Giffoni Valle Piana 089 866760; www.giffoniteatro.it; biglietteria www. go2.it.
A Positano splendono i fragili e preziosi fiori di Isa Danieli
Spettacolo inaugurale del Positano Teatro Festival  2011,  VIII edizione Premio Annibale Ruccello, kermesse teatrale nata dalla virtuosa sinergia tra l’illuminato sindaco di Positano Michele De Lucia e l’esperto e lungimirante direttore artistico Gerardo D’Andrea, Fragile, di e con Isa Danieli, una delle ultime dive del Teatro contemporaneo, è una ricca galleria di momenti artistici indimenticabili che hanno lasciato un segno indelebile non solo nella formazione e nella carriera dell’attrice, ma nell’immaginario collettivo di diverse generazioni, di uomini e donne che, inseguendo i versi di una poesia o le note di una canzone, hanno dato una svolta alla loro vita sentimentale, trovando il coraggio – perché no - di vivere appieno un’emozione.  Allora, fragili come ninnoli di porcellana bisquit custoditi con amore ed attenzione, allineati sul canterano antico di famiglia, queste schegge d’arte e di memoria di Isa Danieli, testimone e protagonista del teatro più significativo degli ultimi trenta anni,  ci sono riconsegnate come beni preziosi, beni che vanno recuperati con la cura e l’energia di un’interprete-spedizioniere in grado di riconoscere l’unicità e la delicatezza del bene raro, in grado di intuire quanto anche un frammento possa, nonostante l’apparente brevità del tratto, conservare l’organica armonia del tutto da cui si è generato. Così, con la passione viscerale di chi sta raccontando i propri grandi amori, gli incontri indimenticabili, i sodalizi che rivoluzionano e trasformano tutta l’esistenza,  Isa Danieli, accompagnata al pianoforte dal giovane e bravo Luca Urciuolo, dà voce e gesto ai grandi maestri che hanno accompagnato la sua carriera, da Di Giacomo a Modugno, da Eduardo a Viviani a Violeta Parra ( un Gracias a la vida da standing ovation!), e sul pentagramma della sua voce è possibile cogliere tutto l’autentico coinvolgimento emotivo di chi ha fatto della scena una parte inseparabile della propria vita, di chi, insomma, non recita soltanto ma vive e rivive sulla propria pelle, mille e mille volte  ancora, i drammi e le gioie dei personaggi che interpreta. Infine, è necessario segnalare un momento di particolare intensità, quello in cui Isa Danieli, per celebrare la memoria del grande Annibale Ruccello, autore scomparso in giovanissima età venticinque anni or sono, interpreta il ruolo di Donna Clotilde Lucanegro, perfida e rancorosa protagonista di Ferdinando, “fiore di carta” che lo stesso drammaturgo stabiese offrì a Isa Danieli, indicandola come interprete ideale del suo capolavoro drammaturgico.
Grande Danieli, sottono la Pivetti
“Sorelle d’Italia”. Si presentano così Veronica Pivetti e Isa Danieli al Politeama Genovese. In omaggio al 150° anniversario dell’Unità d’Italia, portano in scena un avanspettacolo di canzoni dal testo rivisitato e corretto per evidenziare tutto ciò che funziona (ma soprattutto non funziona) nel nostro Paese, unito tanto tempo fa ma dove forse gli Italiani devono ancora essere fatti. Le due attrici, inscenando uno spettacolo nello spettacolo tra battibecchi da primedonne nei camerini tra un cambio d’abito e l’altro, alternano in musica i tratti caratteristici della mentalità milanese e del modo di fare napoletano, tra umorismo sottile, ironia e la spensieratezza dell’avanspettacolo di un tempo. Dai mezzi pubblici milanesi alla pastiera napoletana, dai mille di Garibaldi ai Savoia, da “Luci a San Siro” di Vecchioni al tema popolare del tradimento, tutto è pretesto per ironizzare sulla nostra Italia. Sarà stato poi così un bene unire il nostro Paese viste le tante diversità che ancora persistono tra Nord e Sud? Non sarà stato in fondo solo un affare per il Nord? Nasce allora qualche spunto di riflessione, ben sottolineato dall’accompagnamento musicale di tastiere, contrabbasso, clarinetto e percussioni. E così si arriva all’anno 2061. E il telegiornale padano annuncia l’avvenuta secessione. Ma anche questo non risolve i problemi. Se al Nord tutto è quotato alla Borsa di Milano e cade in mano agli Arabi, il Sud è in mano ai Germani (anzi, Germoni) e tutto prende un tono tirolese. E’ il momento del rimpianto. Perché, tutto sommato, si stava meglio quando si stava peggio. E si finisce con il tradizionale inno di Mameli. Ottima la prova di Isa Danieli, maestra non solo nella recitazione (ricordiamo gli esordi con Eduardo) ma anche nel canto. Più difficile il personaggio di Veronica Pivetti, forse più adatta ad uno spettacolo più recitato e alle prese con testi in dialetto milanese non sempre di immediata comprensione. L’arrangiamento di “Luci a San Siro”, meritava qualcosa di più.
Isa Danieli è Madre Coraggio
Un vero successo, lo spettacolo MADRE CORAGGIO, con Isa Danieli al Teatro Verdi di Salerno. L’attrice – protagonista dello spettacolo, ancora in scena fino a domenica, ha fatto commuovere e rivivere nei presenti il ricordo della Guerra. Hanno recitato al fianco della Danieli anche attori giovani. In ordine di apparizione si sono esibiti: ALARICO SALAROLI, MARCO ZANNONI, LELLO SERAO, ARIANNA SCOMMEGNA, XENIA BEVITORI, CARLO CARACCIOLO, MATTEO CREMON, TIZIANO FERRARI, VESNAN HROVATIN, PAOLO LI VOLSI, PATRIZIA MONTI, SERGIO RAIMONDI, YUNG SHI. Isa Danieli, prima dell’inizio dello spettacolo di martedì 13, ci ha risposto brevemente ad alcune domande. Isa Danieli, figlia d’arte ha fatto parte della Compagnia di Eduardo De Filippo. Che rapporto c’era tra lei ed Eduardo? Eduardo era una persona che aveva delle regole. I nostri rapporti di lavoro, negli anni, si sono trasformati in amicizia. E con Nino Taranto? Nino Taranto era più avvicinabile. Filomena Maturano, La vita della vecchia signora e Ferdinando: sono tre commedia a cui lei ha preso parte. Tra queste, Isa Danieli, quale, crede che l’abbia arricchita maggiormente dal punto di vista professionale? Ognuno di questi registi mi ha fortificata. Sono molto soddisfatta di tutto ciò che ho realizzato fino ad ora. Ho fatto anche delle scelte. Tutti gli spettacoli teatrali dove ho rivestito un ruolo hanno arricchito la mia professionalità. Isa Danieli è Madre Coraggio al Teatro Verdi di Salerno….Ci parli di lei.. Era una donna cattiva. Aveva solo il coraggio di buttarsi tra le cannonate. Per lei esisteva prima il commercio di pagnotte ammuffite e dopo i figli… Nella Compagnia ci sono anche giovani attori che reciteranno al suo fianco. Chi crede che abbia molte possibilità di emergere nel mondo dello spettacolo? La nostra Compagnia è formata da molti giovani attori. Tutti ce la possono fare. Occorre tanta forza di volontà. Lei ha preso parte anche a numerose produzioni cinematografiche e televisive. Ritornerà “Reginella” della fiction Capri? Non so quando ritornerà… ma farò con la regia di Carlo Cerciello, lo spettacolo teatrale dal titolo: “Ecuba”. Vi aspetterò tutti …
Isa Danieli al Teatro Verdi di Salerno
GLI IPOCRITI presentano da martedì 13 a sabato 17 gennaiao 2009 (ore 21) e domenica 18 gennaio (ore 18.30),al Teatro Verdi di Salerno ISA DANIELI in MADRE CORAGGIO di Bertolt Brecht, rielaborazione del testo ANTONIO TARANTINO con ALARICO SALAROLI, MARCO ZANNONI, LELLO SERAO, ARIANNA SCOMMEGNA. Scene BRUNO BUONINCONTRI, costumi GIANLUCA FALASCHI, musiche PASQUALE SCIALÒ, regia CRISTINA PEZZOLI. Bertolt Brecht (Augusta 10 febbraio 1898 – Berlino 14 agosto 1956) nel 1939, durante il suo soggiorno in Danimarca, alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, scrisse Madre Coraggio e i suoi figli; la prima rappresentazione avvenne a Zurigo nel 1941. L’opera teatrale Madre Courage e i suoi figli - sottotitolo Una cronaca dalla guerra dei Trent’anni - porta in scena le vicende verificatesi tra il 1624 ed il 1636 nel corso della guerra dei trent’anni (1618-1648). Il conflitto fra Cattolici e Protestanti nel Sacro Romano Impero fornì alle potenze europee il pretesto per dare il via ad una lotta che segnò la fine dell’egemonia asburgica in Germania e la sconfitta della Controriforma, cosa che provocò ingenti perdite demografiche e grave decadenza economica in particolar modo alla Germania. La protagonista del dramma è Anna Fierling, vivandiera/commerciante detta Madre Coraggio per aver sfidato le cannonate, durante l’assedio, per portare a termine il suo commercio di pagnotte ammuffite. Gli affari vengono prima di tutto e, pur essendo bravissima nel suo “lavoro”, ciò non toglie che esso si basi prevalentemente sulla miseria e sulla sventura degli altri. Padrona di un carro, che utilizza sempre nei vari spostamenti, è accompagnata nel suo “viaggio di lavoro” dai tre figli che, giusto per inciso, hanno tre cognomi diversi considerato che Madre Coraggio non ricorda nemmeno i nomi dei padri con certezza. Schweizerkas è il figlio buono che, per troppa onestà, si fa uccidere da un sergente disonesto; Eilif, che è forte e robusto, aiuta la madre a spingere il carro e a fare affari, ma il brigadiere e il reclutatore lo portano via, arruolandolo nell’esercito; fortuna che Madre Coraggio segue sempre gli eserciti e ha modo di rivederlo tra un’eroica azione e l’altra e tra un massacro di contadini e un sequestro di bestiame. Arriva una pace temporanea, Eilif sarà processato e ucciso come criminale per le azioni commesse in guerra. Kattrin, la figlia muta, che sente di essere un grave peso per la madre, vive nella speranza della pace che difficilmente potrà arrivare così come il marito che lei sogna. Fortuna che la madre non l’abbandona dopo la morte dei fratelli e dopo che un cuoco le propone di buttar via Kattrin e andare a vivere con lui. Sarà l’unica vera eroina di tutta questa tragedia e morirà per salvare la città e fermare la guerra. Per Madre Coraggio nemmeno i figli contano, vorrebbe tenerli fuori dalla guerra, ma non può fare a meno di sacrificarli o comprometterli «nella guerra…..in fondo, lo dice anche il brigadiere nella prima scena “è impossibile pensare di poter vivere della guerra, senza pagarle gli interessi». Madre Coraggio, nonostante la perdita dei figli, non capisce che la guerra è un affare solo per potenti e pensa di poterne fare un affare personale al seguito degli eserciti in lotta. Durante le sue peregrinazioni per l’Europa, incontra soldati e reclutatori senza scrupoli, una prostituta e un generale, un cuoco, un cappellano… un’umanità piena di miserie, dolori e cinismi a cui si è costretti ad assistere in guerra. «La guerra è solo la continuazione degli affari con altri mezzi, ma i grandi affari non li fa la povera gente, e nella guerra le virtù umane diventano mortali» questa è, secondo Brecht, la morale del dramma. «Il vincolo di un testo, di ogni testo, non è la sua assoluta necessità, in ordine alle parole con le quali è stato creato come congegno espressivo, ma è la sua fatalità, ovvero il suo destino, la sua fortuna. Lo stesso autore avrebbe potuto riscrivere “la cosa” in cento modi differenti. E in ciò risiede l’infinitezza di un testo, di tutti i testi». Intervenire sulla scrittura di un testo famoso come Madre Coraggio e i suoi figli di Bertolt Brecht non è stata impresa facile. Sono occorsi mesi di lavoro e, lasciandomi condurre da una traduzione dall’originale tedesco fatta da Roberto Menin, ho da subito cercato un varco per entrare in questa grande opera, per tentare di seguire le orme del grande drammaturgo, per udirne il respiro, per sentire le parole dei personaggi del dramma pronunciate da BB in persona. Quando gli attori del dramma cominciano a parlare tra di loro in modo sciolto e autonomo, allora vuol dire che qualcosa è accaduto; significa che lo spirito infinito della autentica drammaturgia, a prescindere dal tempo e dall’ideologia ai quali l’autore si è affidato per ricevere forza, è risorto ed è operoso, è benevolo e riesce ancora generosamente a comunicarci il senso di un teatro immortale. Infine questo è un po’ il significato meno superficiale della parola “classico” riferita a un testo o a un’altra qualsiasi opera dello spirito umano. A un primo tentativo di far esplodere il linguaggio tolto dalla traduzione sono seguiti altri tentativi, altre prove per cercare di guadagnare la stima e il fare dei personaggi del dramma, il favore della loro lingua, delle loro lingue che, assieme, ci restituiscono la storia così come l’ha concepita Brecht, il loro pensiero e la natura dei rapporti che questi non-fantasmi intrattengono tra di loro e l’ambiente circostante: una guerra infinita come quella che oggi insanguina alcune parti del mondo: dalla fine della seconda guerra mondiale il nostro pianeta ha, statisticamente, ovvero precisamente, conosciuto meno di dieci minuti di pace. Storie e personaggi simili sono difficili da cogliere nella loro essenza, bisogna inseguirli, costringerli a dirsi e a dirci qualcosa, qualcosa di loro e di noi. Tutta questa “gente” io e Cristina Pezzoli (e Pasquale Scialò col quale ho collaborato per le canzoni) l’abbiamo dovuta attendere, talvolta prima che salisse sul palcoscenico, altre volte dopo che vi era salita e si era nascosta in qualche recesso, dove il tempo accoglie e raccoglie gli esiti di tante, troppe mute recite. Le traduzioni della poesia, si sa, non sono possibili. Ciò a maggior ragione se si tratta di poesia drammatica, dove la parola ha una funzione plurima, realmente e radicalmente creativa. Le traduzioni sono perlopiù inerti non certo per “colpa” dei traduttori ma, nel caso di testi teatrali, per la complessità dell’operazione, che si configura come una vera e propria ricreazione, ridrammatizzazione del testo. Concludo: la necessità di un testo non è data dall’ordine delle parole o dalla forma che l’autore ha voluto dargli. È la sua fortuna che ne decreta la necessità. Con questa riscrittura di Madre Coraggio io ho cercato e cerco altre fortune, più prossime a noi, meno remote.
Intervista a Isa Danieli
Intervista realizzata in occasione dell'arrivo a Napoli, al teatro Mercadante (1-12 febbraio 2006) di Ferdinando di Annibale Ruccello, interpretato e diretto da Isa Danieli. Ho voluto ricordarlo così, - afferma l'attrice - riportando in scena quel capolavoro, che fu proprio lui a rappresentare per primo nel 1986”. Ha effettuato qualche cambiamento? No. L'ho rimessa in piedi com'era, come l'aveva realizzata Annibale. Non c'era motivo di modificare niente, ci sono vicini anche costumista e scenografo. Certo, sono cambiati alcuni attori e c'è il ritorno di Luisa Amatucci, che recitò nella ripresa del 1996. Il ruolo di Don Catellino, interpretato da Annibale, è oggi di Lello Serao.   Com’era il suo rapporto con lui? Per me è stato come un fratello e lo è ancora, lo sento presente, vicino, le sue foto me lo ricordano. Al di là dell'autore, lo vedevo come parte della mia famiglia. Avevo soltanto i miei nipoti, Luisa e Giuliano Amatucci (che purtroppo ci ha da poco lasciati), quando erano ragazzi stavamo tutti insieme, andavamo al mare, facevamo tante cose belle, lui era una persona solare Mi è mancato un braccio con la sua morte. Aveva ancora tanto da dire e da donare, anche se scriveva soltanto quando aveva un'idea e non per rappresentare un lavoro, aveva tanti progetti e un grande amore per il teatro.   Quando ha capito che aveva talento come drammaturgo? Subito. Quando mi portò a leggere 'questo fiore di carta', come definisco il testo di Ferdinando, lo percepii immediatamente come una cosa bella e proposi di metterlo in scena. Fu un successo.   Ferdinando è ancora attuale? Direi proprio di sì. Se guardiamo come si è imbarbarito il mondo, purtroppo mi sembra che calzi proprio a pennello oggi. Lo sento ogni volta che recito quelle battute così dure, che sono vicinissime alla nostra vita quotidiana. Credo che questa commedia sia diventata ormai un classico e che molti altri la riproporranno nel tempo. Anche per la lingua: è come un documento, una testimonianza storica del napoletano arcaico, dolce e musicale, di cui si sta perdendo l'uso.   Come va al Nord? Va bene dovunque. Il testo è bello ed è compreso. Quando recitiamo in Toscana, sembra scritto in dialetto toscano, quando siamo a Milano in milanese. È questa la sua straordinarietà. Forse è la musicalità della lingua, forse perché anche i gesti aiutano, ma al Nord è molto apprezzato e il pubblico si diverte.   Ha un sogno? Interpretare il ruolo di Prospero nella Tempesta shakesperiana nella versione napoletana di Eduardo. Intervista di Angela Matassa