Ivan Stefanutti

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Spettacoli

MENOCCHIO
MENOCCHIO
Adriana Lecouvreur
Adriana Lecouvreur
Un ballo in maschera
Un ballo in maschera
La bohème
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Boheme
Boheme
La bohème
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carmen
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La Bohème
La Bohème
Aida
Aida
Pinocchio - Burattino senza fili
Pinocchio - Burattino senza fili
aida
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La Bohème
La Bohème

Contenuti redazionali

“Le nozze di Figaro” Ivan Stefanutti, pruderie amorose tra passato e presente
Dal momento che – più a torto che a ragione – si passa per 'esperti', giunge qualche volta la fatidica richiesta, quale sia l'opera più bella. Bella domanda! «Tante le teste, tanti i pareri», sostenevano gli antichi romani. A Napoli, oggi si dice che «Ogne capa è 'nu tribunale». Ad ognuno, dunque, la sua scelta. Per noi, impossibile scegliere fra due titoli: vale a dire il Don Giovanni e Le nozze di Figaro, mirabili creazioni teatrali di un tandem incredibile: Da Ponte e Mozart.GLI SPETTACOLIIN SCENA IN ITALIADue vertici teatrali assolutiDon Giovanni l'abbiamo appena goduto a Parma nella ventennale, rodatissima regia di Mario Martone. Le nozze di Figaro lo vediamo ora inaugurare la Stagione 2023 del Teatro Filarmonico di Verona, grazie ad un allestimento nato un anno fa sulle tavole udinesi. Uno spettacolo dall'impianto piacevolmente lineare e raffinato, ideato da Ivan Stefanutti con la collaborazione di Filippo Tadolini alla regia e alle scene, e di Stefano Nicolao ai magnifici costumi d'epoca. Spettacolo che si pone anch'esso nella scia di una tradizione teatrale classicissima, ma tuttora validissima ed appagante se fatta rivivere con intelligenza.Regia in equilibrio tra passato e presenteAlla resa dei fatti in qualità di mietteur en scène Stefanutti, stando ben lontano, com'è suo stile, da sterili cerebralismi da regietheater, sa come far scorrere la trama celermente, inarrestabile, senza intoppi. I personaggi sono tutti ben caratterizzati, dialogando e interagendo fra loro con vivacità; l'arguta ironia già profusa a piene mani nel libretto dapontiano, messa tutta in debito risalto. E il fluire musicale sostenuto ed accompagnato a dovere.Un carico di debuttiPartiamo, come dovuto, dal protagonista. Nulla da eccepire sulle cospicue doti vocali di Giulio Mastrototaro. Peccato non siano messe a servizio di una più variata definizione musicale dell'esuberante personaggio di Figaro, che resta in superficie tanto nei recitativi e nei duetti, quanto nelle arie solistiche, rese con modica e uniforme espressività. Insomma, buona performance d'attore, modesto impegno vocale. Meglio assai Sara Blanch: passando sopra ad un registro grave di non gran peso, la vivacità piccante, e la finezza interpretativa che le son proprie restituiscono una Susanna di tutto rispetto. Alessandro Luongo ha una sua visione del Conte, che ci piace: con voce importante, ben timbrata e ben guidata, descrive un padrone altero ma nel contempo un tantino ottuso, rozzamente predatorio. Gilda Fiume affronta la sua prima Contessa: quanto a tessitura, i nobili panni le calzano bene; quanto al personaggio, da lei ben compreso e disegnato, trova nella morbidezza dell'emissione, e nella bellezza dei timbri un apporto fondamentale.Tutti pieni di pruderie amoroseL'impudicizia e le turbolenze ormonali del paggio Cherubino trovano buona sponda in Chiara Tirotta, ma per le due ariette vorremmo maggiore poesia e slancio. Salvatore Selvaggio è un validissimo, lodevole Don Bartolo; anche la senile pruderie di Marcellina è resa con garbo, senza sciocchi cachinni, da Rosa Bove. Encomiabili le prove dei due tenori: Didier Pieri è un eccellente Don Basilio, cui vien resa anche l'aria «In quegli'anni» di solito cassata; Matteo Macchioni è un ottimo Don Curzio.  Per finire, Elisabetta è una graziosa, peperina Barbarina, Nicolò Ceriani un efficace Antonio.La strabiliante ricchezza della partitura mozartiana trova in Francesco Omassini un valido traduttore, impostando una concertazione sciolta, serena, ricca di ritmo. Lo sentiamo trarre dall'Orchestra areniana la giusta leggerezza, non poche finezze e sfumature, oltre ad una significativa varietà di colori. E possiede il dono di instaurare un proficuo dialogo con le voci, accompagnate e sostenute degnamente. Però avrebbe dovuto pretendere da Coro, un po' svogliato, maggiore incisività.Annotazione importante: fa molto piacere rivedere il Filarmonico al limite della capienza, affollato di spettatori, come un tempo. Era ora. ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
La Stagione Lirica 2023 del Teatro Filarmonico di Verona
Da gennaio, dodici concerti sinfonici e sei appuntamenti con l'opera al Teatro Filarmonico, residenza invernale della Fondazione Arena di Verona
Ivan Stefanutti, uomo di spettacolo sempre pronto a sorprendere
Prosa, melodramma, musical, operetta, danza: la creatività di Ivan Stefanutti non si pone limiti. Un artista poliedrico che spazia dalla regia alla realizzazione di scenografie e costumi.
Gioia e Melanconia nella Bohème di Stefanutti
Gioia e melanconia. Questa la tensione indissolubile che tesse le trame dei 4 quadri della Bohéme. Questo il nodo cruciale colto dalla messa in scena di Ivan Stefanutti il 23 e il 27 Dicembre 2011 al Teatro Verdi di Padova e pronta a ricalcare il palco il 29 dello stesso mese. Buona la seconda della Stagione Lirica di Padova che ha visto la tensione citata in apertura giocarsi tra la “psyché” vitale dei personaggi e una scenografia opprimente dai tratti alleniani di “Ombre e Nebbia” storicamente situata in una Parigi anni ’30 a cavallo del Natale. Un plauso alla regia quindi e alla polarità che tiene in viva l’attenzione del pubblico per tutta la durata dello spettacolo per poi risolversi nella destinale sopprafazione della natura sull’umana speranza. Gli interpreti soddisfano le attese e non possiamo trovarci d’accordo con Lorin Maazel e Tito Capobianco che nel 2000 hanno decretato il soprano Olivia Gorra, qui Mimì, vincitrice del Premio Internazionale La Traviata. Ottima l’interpretazione Paolo Fanale, qui Rodolfo, giovanissimo e già apprezzato dalla critica, accompagnato dagli impeccabili Simone Piazzola, Micaela Marcu e Alessandro Guerzoni. Una citazione va necessariamente al Coro di voci bianche Piccoli cantori San Bortolo diretti da Giorgio Mazzuccato che con la loro interpretazione hanno dato vita al quadro più entusiasmante dello spettacolo. Chiudendo va indispensabilmente fatto un cenno alla veemenza, talvolta prepotente, dell’orchestra sulle voci: buona l’interpretazione delle musiche di Giacomo Puccini ma non del tutto adatta alle dimensioni del Verdi di Padova.   La Bohème. scene liriche in quattro quadri libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica dal romanzo Scènes de la vie de bohème di Henri Murger musica di Giacomo Puccini Stagione lirica 2011 Venerdì 23 dicembre, ore 20.45 Martedì 27 dicembre, ore 20.45 Giovedì 29 dicembre, ore 16.00 Coproduzione con il Teatro Sociale di Rovigo. Maestro concertatore e direttore: Stefano Romani. Regia, scene e costumi: Ivan Stefanutti Personaggi e Interpreti: Mimì, Olivia Gorra; Rodolfo,  Paolo Fanale; Marcello, Simone Piazzola; Musetta, Micaela Marcu (23/12; 27/12) / Novella Bassano (29/12); Colline, Alessandro Guerzoni; Schaunard, Gabriele Nani; Benoit    e Alcindoro, Max Renè Cosotti Orchestra Regionale Veneta diretta da Stefano Romani. Coro Lirico Veneto e  Coro di voci bianche Piccoli Cantori San Bortolo diretti da  Giorgio Mazzucato.