Walter Mramor

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Spettacoli

Metti in salvo il tesoretto
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La variante di Luneburg
La variante di Luneburg
Jolanda, la figlia del Corsaro Nero
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Stanno sparando sulla nostra canzone
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L'inferiorità mentale della donna
VERONICA PIVETTI
L'inferiorità mentale della donna

Contenuti redazionali

Gianni Morandi torna a esibirsi live al Duse di Bologna
Il 15 giugno l'artista di Monghidoro offre al suo pubblico una serata-evento, in attesa di riprendere i concerti bolognesi interrotti a causa dell'emergenza sanitaria
Corso di Musical con Cristian Ruiz e Luca Giacomelli Ferrarini
Associazione Culturale L.C. Art Roma dà il via alle iscrizioni al Corso di Musical 2019/2020 a Roma, diretto da Luca Giacomelli Ferrarini e Cristian Ruiz. Un weekend al mese per 10 mesi.Il corso è aperto a tutti coloro che vogliono intraprendere un percorso formativo e serio con docenti d'eccezione, performer professionisti richiesti nei maggiori musical italiani di successo. Luca Giacomelli Ferrarini e Cristian Ruiz seguiranno i loro allievi e insegneranno passo dopo passo, le tre discipline del musical ovvero recitazione, canto e movimento scenico nonché dizione, improvvisazione teatrale, approfondimento della tecnica vocale, tecniche di rilassamento, rapporto con il gruppo … e molto altro.IL CORSOLe lezioni sono collettive e dedicate a ragazzi a partire dai 13 anni e adulti senza limiti di età. A fine corso verrà rilasciato un diploma di partecipazione firmato dai docenti e dagli organizzatori e, su richiesta dell’allievo, un attestato utile per crediti formativi. Il corso intensivo si svilupperà da settembre a giugno, un weekend al mese per l’intera giornata di sabato e domenica, per permettere la partecipazione di chi lavora e/o studia nei giorni feriali; vantiamo la presenza di stagisti che partecipano da tutta Italia.  Ricordiamo che il corso è aperto anche a uditori che avranno la possibilità di assistere alle lezioni e potranno iscriversi per l’intero corso oppure occasionalmente.Il corso si svolgerà in zona Tiburtina, molto ben collegata e raggiungibile con ogni mezzo di trasporto. E’ organizzato dall’Associazione Culturale L.C. Art Roma-no profit ed è rivolto ai soci quindi prevede il versamento di una minima quota associativa comprensiva di assicurazione Opes, oltre al contributo a sostegno delle spese dell’attività. INFO e PRENOTAZIONIAssociazione Culturale L.C. Art Roma e-mail:  lc.artroma@gmail.comCell: 338 9220934 - anche Whatsapp I DOCENTI LUCA GIACOMELLI FERRARINI Nato a Villafranca di Verona, figlio del soprano Alida Ferrarini, inizia il percorso artistico a otto anni studiando canto con la madre e conseguendo nel 2005 il diploma in Recitazione, Dizione e Arte Scenica al Gymnasium Theatrale Fondazione G. Toniolo di Verona. Intraprende gli studi universitari laureandosi nel 2008 all’Accademia G.B. Cignaroli di Verona e successivamente all’Accademia SDM di Milano nel 2010. Debutta nel 2009 alla Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano nell'opera di Tennessee Williams, Lo Zoo di Vetro, diretto Marco Iacomelli. Lavora con Franco Zeffirelli interpretando il Principe di Persia nella Turandot di Giacomo Puccini all’Arena di Verona e alla Royal Opera House di Muscat in Oman. Nel 2010 viene scelto da Saverio Marconi e Daniel Ezralow per Cats di Andrew Lloyd Webber e Happy Days, a new musical (Richie Cunningham).Ed inoltre Titanic accompagnato dalle musiche di Ennio Morricone e diretto da Federico Bellone. Nel 2013 viene scelto da Giuliano Peparini per interpretare il ruolo di Mercuzio in Romeo & Giulietta, ama e cambia il mondo, opera di Gérard Presgurvic prodotta da David Zard che gli conseguirà il Premio Nazionale Sandro Massimini 2015 di Trieste. Successivamente sarà Beppe nella commedia noir Processo a Pinocchio, Gabe Goodman in Next to Normal, diretto da Marco Iacomelli, Nick Piazza in Fame, Tony in West Side Story, il capolavoro di Leonard Bernstein e Glitter nello spettacolo Alt in Tour 2016/2017 di Renato Zero. Nel dicembre 2016 ha scritto e diretto con la collaborazione di Cristian Ruiz, Follie per Alida, inaugurando il Teatro Alida Ferrarini di Villafranca di Verona. Recentemente ha interpretato il ruolo di Giuliano de’ Medici ne La Congiura, Firenze 1478 di Riz Ortolani, ha partecipato al tour 2017 di Renato Zero, Zerovskji, solo per amore interpretando il ruolo di N.N. ed ha inaugurato la Stagione d’Opera Lirica 2017/‘18 del Teatro Carlo Felice di Genova con il ruolo di Tony, in West Side Story di Leonard Bernstein, diretto da Wayne Marshall con la regia di Federico Bellone. Ospite d’onore al National Yacht Club di Dún Laoghaire a Dublino si è esibito in un Concert Live nella capitale Irlandese. Da gennaio 2018 è andato in scena nuovamente con Romeo & Giulietta, ama e cambia il mondo ed ancora con West Side Story al Teatro del Maggio di Firenze e al Teatro Carlo Felice di Genova, con Fame al Teatro San Babila di Milano e nel ruolo di Mark nel thriller musicale L’Ascensore scritto da José Masegosa. Dal prossimo 31 ottobre sarà Anthony Hope, nel capolavoro di Stephen Sondheim, Sweeney Todd. CRISTIAN RUIZ Nato a San Benedetto del Tronto nel 1973, all’età di otto anni intraprende lo studio della danza classica che lo porta presto ad avvicinarsi alla Jazz Dance e a tutto quello che riguarda il palcoscenico. Numerose anche le sue apparizioni in TV come ballerino e attore sulle principali reti nazionali. Studia con maestri del calibro di John Strasberg, Debbie Allen, Susie Taylor, Michelle Assaf, Terry Beeman, Doug  Caldwell, Alex Magno per la danza; Beatrice Bracco, Bruno Fornasari e al New York Movie Center per la recitazione; Luca Jurmann, Maria Grazia  Fontana, Raffaella Misiti, Jana Mrazov per  il canto. Ma è soprattutto un talento versatile, duttile al punto da poter vantare partecipazioni in spettacoli di rilievo internazionale quali Ghost nel ruolo di Carl Bruner, Cats per la regia di Saverio Marconi/Daniel Ezralow una produzione della Compagnia della Rancia. E poi Happy Days, Rent, Hairspray grasso è bello, My fair lady, West Side Story, Grease, Disney’s “La Bella e la Bestia”, Jesus Christ Superstar, West Side Story. Nel dicembre 2016 in collaborazione con Luca Giacomelli Ferrarini porterà in scena Follie per Alida, inaugurando il Teatro Alida Ferrarini di Villafranca di Verona. Ha preso parte, interpretando “Amore” in Zerovskij-solo per amore, al tour 2017 di Renato Zero. Con enorme successo ha interpretato inoltre i ruoli principali ne L'ultima strega, Processo a Pinocchio, Priscilla-La Regina del Deserto (Tick/Mitzi) che ritornerà in scena nei migliori teatri italiani da gennaio 2020.   
La ricca stagione 2019/2020 del Teatro Duse di Bologna
Un fittissimo calendario di spettacoli e una serie di appuntamenti speciali con Gianni Morandi, oltre a importanti artisti come Filippo Timi, Massimo Dapporto, Maria Amelia Monti e Lella Costa.
Stagione 2019-2020 del Teatro Duse di Bologna: il prestigio di un teatro tra modelli classici e innovazione
Il Duse presenta un cartellone all’insegna della musica e dei titoli più affascinanti della drammaturgia classica e contemporanea per confermarsi palcoscenico di spicco nel panorama teatrale nazionale. 
Un cartellone multidisciplinare dalle tendenze pop al Teatro Duse di Bologna
Sono state rese note le anticipazioni della nuova stagione teatrale 2016/2017 al Teatro Duse di Bologna. Grandi autori e attori e un incremento degli spettacoli.
Al Teatro Duse di Bologna un cartellone multidisciplinare
63 spettacoli tra prosa, danza, varietà, concerti e impegno civile, per l'unico teatro in Italia riconosciuto dal Mibact quale Organismo di Programmazione Multidiscipinare
Una chiacchierata con i sei direttori del Teatro Duse
Sono Walter Mramor (a.ArtistiAssociati di Gorizia), Livia Amabilino (La Contrada - Teatro stabile di Trieste), Berto Gavioli (Teatro Michelangelo di Modena), Filippo e Giovanni Vernassa (December Sevens Duemila S.r.l e Teatro EuropAuditorium di Bologna) e Stefano Degli Esposti (Dems Teatro S.r.l., società proprietaria del teatro) i sei imprenditori che da due anni hanno preso in mano le redini del Teatro Duse, gestito in precedenza dall'Eti (Ente Teatrale Italiano). È già stata presentata la stagione di prosa 2013/2014, sentiamo direttamente dagli "attori principali" del Teatro Duse, i direttori, quanto lavoro si nasconde dietro un cartellone. - Secondo quale strategia sono stati scelti gli spettacoli in programma? GIOVANNI VERNASSA Gli spettacoli in programma sono stati scelti in base a una linea artistica condivisa, che ha già dato un esito positivo nelle due precedenti stagioni. La grande forza della collaborazione tra sei direttori artistici sta proprio nella condivisione e nella sinergia di intenti, nell’unione delle varie esperienze artistiche: riunendoci periodicamente confrontiamo le idee e le esperienze che ognuno fa separatamente all’interno delle proprie realtà teatrali, sommando tutti gli spettacoli che ognuno di noi vede ogni anno superiamo tranquillamente i 150 spettacoli. Questo ci permette di proporre per il Teatro Duse spettacoli di ottima qualità artistica e dai contenuti molto interessanti per tutte le fasce di pubblico, garantendo alle stagioni del Teatro Duse il successo che lo contraddistingue. - Si può orientare il gusto del pubblico o, al contrario, bisogna seguirlo: tradizione e sperimentazione possono andare di pari passo? BERTO GAVIOLI In questi ultimi due anni il Teatro Duse ha dimostrato grandi capacità di rinnovamento, senza snaturare la sua tradizione di teatro della grande prosa italiana che ha visto negli anni passati sul palcoscenico di Via Cartoleria la presenza di attori di spicco e compagnie teatrali molto importanti a livello nazionale e internazionale. È fondamentale che un teatro, oggi, parli molteplici linguaggi e si rivolga a un pubblico eterogeneo che si possa riconoscere nella linea artistica proposta o almeno in uno dei suoi percorsi, prosa, spettacoli comici, danza, impegno civile, drammaturgia contemporanea, operetta. Una delle capacità fondamentali che un teatro, attuale e radicato sul territorio come il Teatro Duse, deve avere è l’abilità di captare e interpretare gli orientamenti, i gusti e le passioni che esprime il pubblico. - Cosa si può fare ancora per il rilancio del Teatro Duse in tempi difficili come questi? LIVIA AMABILINO Penso che molto sia stato fatto in termini di ospitalità della migliore proposta teatrale nazionale, ora è il momento di puntare anche su iniziative che, più che rivolgersi al singolo spettacolo, rappresentino un legame ancora più forte con la città di Bologna, come ospitare rassegne, realizzare progetti in collaborazione con Enti privati e pubblici, insomma diventare un polo culturale a 360°. Molto è già stato fatto con il progetto DUSEscuola che porta nelle scuole medie e superiori della città e della provincia di Bologna letture in classe e favorisce l’affluenza del pubblico più giovane a teatro con prezzi dei biglietti ridotti, l’organizzazione di aperitivi nel locale del bar aperti a tutti, non solo al pubblico degli spettacoli, la collaborazione con Slow Food Bologna, l’Associazione Panificatori di Bologna e Provincia e la pianificazione di eventi in collaborazione con altre associazioni culturali radicate nel territorio. Molto verrà fatto in questa nuova e più ricca stagione 2013/2014. - Qual'è l'importanza di avere dei nomi di richiamo in un cartellone teatrale che fa della prosa il suo punto forte? WALTER MRAMOR Sento spesso dire che la prosa è in crisi. Guardando all’esperienza del Teatro Duse, ritengo di poter affermare che non sia così. Ho potuto constatare che la scelta di progetti validi e originali che danno fiducia allo spettatore permettono risultati molto soddisfacenti dal punto di vista dell’affluenza e del gradimento. La prosa è ancora in grado di riempire i teatri e riscuotere ampio successo, purché le proposte siano significative e riescano a conquistare la stima del pubblico. Una tendenza che riscontro con grande piacere e che conferma la vitalità del genere è il fatto che sia i grandi interpreti che i talenti emergenti della scena decidano di investire sui classici. Si tratta di artisti che, seppur dovendo gran parte della loro notorietà al mondo televisivo, hanno una solida formazione ed esperienza teatrale. I nomi di richiamo sono dunque sempre collegati a proposte di qualità che, se intercettate da una direzione artistica attenta, permettono ottimi riscontri da parte del pubblico. Le scelte operate in questa direzione rientrano nel nostro obiettivo di restituire al Duse la grande prosa, che rappresenta l’ossatura di questo teatro. - Sei direttori: una scelta da proporre visti i risultati delle due precedenti stagioni? WALTER MRAMOR Considero la nostra direzione corale come una ricchezza. Sei individualità, con esperienze diverse e diversi approcci al lavoro non possono che apportare una grande varietà di intuizioni e punti di vista al progetto artistico. È un’esperienza nuova, formativa ed entusiasmante. Ci si riunisce intorno ad un tavolo ed ognuno mette in campo le sue competenze e peculiarità. Il risultato non può che essere composito ed originale: un cartellone che, affianco alla prosa ospita spettacoli di danza, comici, di drammaturgia contemporanea e di impegno civile, spettacoli musicali e concerti. - Che rapporto c'è tra la città di Bologna e il Duse? FILIPPO VERNASSA La domanda dovrebbe avere un’accezione più ampia, dovrebbe vertere sul rapporto che c’è tra l’Italia e il Duse, dal momento che il Duse è uno dei primi 10 teatri per importanza e per storia a livello italiano. Un teatro che dal 1963 sotto la gestione dell’Ente Teatrale Italiano ha ospitato grandi artisti e grandi compagnie teatrali tra cui Rascel, Magnani, Bosetti, De Filippo, Bene, Melato, solo per citarne alcuni, e che ha fatto di Bologna uno dei capisaldi teatrali in cui era imprescindibile non esibirsi, una tappa storicamente irrinunciabile nelle pianificazioni di tutte le tournée teatrali come quelle di Gassman, Buazzelli, Bramieri, Ranieri...Oggi la città di Bologna riconosce il Duse come il proprio teatro e la risposta più evidente è stata proprio la fidelizzazione che, nei due anni della nuova riapertura, il pubblico ha dimostrato nei confronti del rinato Duse sia in termini di affluenza che di gradimento. - Per finire, quali possono essere tre buoni motivi perché un giovane vada teatro? LIVIA AMABILINO Sono molti i buoni motivi che possono far andare a teatro i giovani, se ne devo enunciare solo tre direi certamente 1. l’importanza che il teatro ha nello stimolare il coinvolgimento attivo dello spettatore 2. la scoperta che la cultura non è sinonimo di noia ma di crescita personale 3. se i giovani vanno a teatro condizionano positivamente l'offerta culturale che diventerà sempre più orientata all'innovazione.
TEATRO DUSE – BOLOGNA: è nata ASSOTEATRO
Lo scopo di Assoteatro, neonata associazione, è quello di rappresentare le varie realtà del teatro privato su tutto il territorio nazionale, di catalizzare tutte le forze in campo – produzione, distribuzione, esercizio – e di porsi come interlocutore unico per le istituzioni sia a livello nazionale sia a livello locale. Un obiettivo che per ora è stato centrato in pieno dall'associazione, i cui portavoce provvisori sono Pietro Longhi e Ivaldo Vernelli. Numerosi gli interventi durante l’assemblea volta a raccogliere adesioni e presentare il progetto, da Walter Mramor a Massimo Mezzetti, assessore alla cultura della Regione Emilia-Romagna, da Brunilde Di Giovanni e Giovanni Vernassa, Tato Russo, Danilo Staiti, il prof. Michele Trimarchi, Ruggero Sintoni, Massimo Gramigni, Giulio Baffi. L’apertura dell’Assemblea affidata a Walter Mramor, presidente del Teatro Duse, ha subito focalizzato l’attenzione sulla questione: “Sono tempi difficili per il panorama culturale nazionale, questa situazione è aggravata dalla crisi di consenso che spesso colpisce la cultura, non considerata come elemento essenziale di una coscienza civica fondata sui valori quali la partecipazione informata, l’approfondimento e il pensiero critico. E’ necessario rifiutare l’idea della cultura come costo improduttivo da tagliare, in nome di un malinteso concetto del risparmio: al contrario credere fermamente che il futuro del nostro paese dipenda dalla centralità accordate dall’ investimento culturale. In questa ottica va letto l’impegno di Assoteatro: rappresentare e restituire dignità al Teatro privato che costituisce l’ossatura e la parte più vitale del teatro italiano.” L’assessore alla cultura della Regione Emilia Romagna, Massimo Mezzetti, nel ricordare il riavvio dell’attività teatrale nelle zone colpite dal terremoto di un anno fa, in merito ai tagli alla cultura del Ministero sottolinea l’importanza di “rimettere risorse per far vivere un mondo che contribuisce alla ricchezza nazionale nella misura del 5,4%, il mondo della cultura dà lavoro a 1 milione e 400 mila persone, e la metà di queste sono occupate nello spettacolo dal vivo. Eppure riceve indietro dallo Stato un misero 0,16% del bilancio statale, in questa regione contribuisce alla formazione del PIL per il 4,5%, dà lavoro a 78 mila persone, 32 mila imprese, è vero che il 72,5% di queste sono a carattere individuale. Se pensate che il gruppo Fiat in questa regione, senza considerare l’indotto, dà occupazione a 7 mila persone, mentre la cultura a 78 mila persone, eppure se un impianto della Fiat è a rischio di chiusura si mobilitano Istituzioni, forze sociali, sindacali, politiche, ma se chiude un teatro c’è una mobilitazione forse dei cittadini, ma non la stessa delle Istituzioni, perchè noi abbiamo un problema: la cultura nell’opinione pubblica e di chi amministra viene considerata un costo, un peso e non si considera il valore, ormai certificato, di quanto invece contribuisce alla formazione della ricchezza e di quanta occupazione produce.” “Abbiamo bisogno di un vero sindacato d’impresa” sostiene Ivaldo Vernelli “ma non voglio fare polemiche. Non c’è più tempo, abbiamo perso troppe occasioni e troppe risorse. Vogliamo coinvolgere tutti i privati che in Italia si occupano di Spettacolo dal vivo”. Quali sono le cose più urgenti da fare? “Per esempio chiedere incentivi e misure di defiscalizzazione” dice Vernelli “tagliare  l’IVA sulle imprese dello spettacolo dal 10 al 4%”. “Ciò permetterebbe di fare forti riduzioni sul prezzo del biglietto oppure di aumentare le capacità di investimento della spesa. In questo senso si può fare una battaglia non solo nazionale, ma anche europea. Come pure lavorare sui crediti d’imposta, come hanno già fatto nel cinema: abbattere le imposte può dare un grande impulso al settore. Potremmo chiedere di rendere il Fus triennale per consentire maggiore stabilità, anche a fronte dei tagli agli enti locali che hanno messo in crisi il sistema. Per quanto riguarda le politiche del lavoro bisogna cambiare strategia: il problema principale non è il pubblico, bensì il lavoratore che ha contratti sempre più intermittenti e sempre meno garantiti. C’è troppa burocrazia, va semplificato il sistema. Ogni teatro lavora più per le pratiche amministrative che per quelle artistiche”. “La nuova associazione deve essere inclusiva” dice Pietro Longhi “deve raccogliere e rappresentare proprio tutti. Stare insieme tra chi gestisce, chi produce, chi distribuisce è molto importante per tutto lo spettacolo dal vivo. Non dimentichiamo che fino all’altro giorno questo senso di unità era pura fantasia, e il settore è andato completamente allo sbando. Insieme si possono superare tutte le difficoltà. La scelta di trovarci al Teatro Duse è un messaggio chiaro alle istituzioni pubbliche. Il ritiro dell'ETI, che ha investito qui milioni di euro, stava per produrre un altro spazio vuoto. Solo l'impegno comune di più imprenditori privati salva questo monumento storico, però le risorse statali sono azzerate: l'apprezzamento e la stima ci rallegrano ma non bastano. Solo tutelando il Sistema Teatro nel suo complesso si possono tutelare le nostre imprese”. “Bisogna fare tesoro degli errori e delle mancanze che ci sono state fino ad oggi” dice dal canto suo Michele Gentile “I nostri lavoratori hanno paghe ridotte, periodi di lavoro alternati, alcuni lavoratori sono costretti a stringere la cinghia. In qualità di impresario mi spiace dover dare a volte delle paghe che limitano la libertà dei miei lavoratori, mentre nello stesso settore ci sono dei lavoratori addirittura ipertutelati. Siamo ormai in una economia di guerra. Chiedere ciò che c’era prima è una lotta di retroguardia. Guardiamo al futuro. E’ necessario proporre nuove idee, leggi, iniziative. Assoteatro deve essere propositiva”. Giulio Scarpati, presidente del Sindacato Attori, nel sostenere la necessità di promulgare la nuova legge, punto di partenza per ridare dignità al settore, auspica che si possano “mettere insieme tutti i lavoratori dello spettacolo nelle varie forme, unire quelle figure che lavorano nello stesso settore ma che finora non hanno comunicato. E’ necessario parlare delle difficoltà delle varie categorie e tutelare tutti i diritti e soprattutto bisogna innovare nel settore della formazione per favorire l’ingresso dei giovani”. Prof. Michele Trimarchi, esperto di economia dello spettacolo, “Il teatro calma da solo un’urgenza espressiva che nessun altra attività umana può dare e mettere in pratica. I giapponesi dicono una cosa mai come oggi più vera: quando sei rimasto solamente con 2 yen compra pane per il tuo corpo e un giacinto per il tuo spirito. In questo momento l’unica domanda che non è diminuita è quella di spettacolo in Italia: non è un paradosso, è una cosa significativa sulla quale riflettere potrebbe aiutarci. L’unica cosa che le persone non rifiutano o non accettano di far diminuire nel paniere della spesa è mettersi davanti allo specchio, guardare se stessi, avere un calcio nella pancia, fare delle cose fondamentali che nessun’altra attività può regalarci, i numeri lo dicono. Il teatro sta attraversando un crinale, su cui fermarsi a riflettere sta diventando importante: il teatro potrebbe fare molto cominciando a convergere, non solo attraverso il resto della cultura, ma anche verso attività non descritte come culturali. Immagino un teatro che studi le norme e le regole, ma anche gli stili e le prassi di altri settori produttivi, questo aiuterebbe moltissimo a capire come muoversi.” Nel corso della prima giornata di lavori al Teatro Duse, alla quale hanno partecipato più di cento rappresentanti dei vari settori dello Spettacolo dal vivo, hanno già aderito al manifesto di Assoteatro più di 60 imprese. La raccolta delle adesioni si protrarrà fino al 31 maggio. Appuntamento a metà giugno con l’assemblea costitutiva e la nomina del Comitato direttivo. Per informazioni: Segreteria Organizzativa ASSOTEATRO: Valentina Prosia  info@assoteatro.it  tel. 06.43.25.17.87
Assoteatro: prima assemblea costitutiva al Teatro Duse di Bologna
L’Associazione ASSOTEATRO, cui hanno già dato la loro adesione formale più di un centinaio di teatri, produzioni, compagnie, società di distribuzione, ha tenuto l'assemblea costitutiva lunedì 13 maggio alle ore 11.00 presso il Teatro Duse di Bologna. La sigla ASSOTEATRO, nella quale sono già confluiti i maggiori gruppi esistenti su tutto il territorio nazionale, riunisce in un’unica grande realtà le varie anime del Teatro privato italiano e dello spettacolo dal vivo. A questa prima assemblea dell’Associazione sono stati invitati a partecipare tutti coloro che avessero il desiderio di aderire al manifesto programmatico di ASSOTEATRO, e comunque tutti coloro i quali hanno a cuore le sorti del Teatro. Nel corso dell’incontro si sono discussi i temi principali che oggi ruotano intorno alla vita del Teatro privato italiano e dei Teatri municipali, tenendo conto che la nuova Associazione vuole diventare un interlocutore per tutte le istituzioni nazionali e locali, oltre che per tutte le figure che lavorano in ambito teatrale su territorio nazionale. In un paio di mesi infatti  –  a partire da un primo affollato appuntamento tenutosi  presso il Link Campus University a Roma il 17 dicembre scorso, seguito da un secondo incontro il 18 febbraio presso il Teatro Brancaccino di Roma – si è discusso a lungo dei gravi problemi che riguardano il fare teatro oggi in Italia. Al termine di questi incontri era stato deciso di affidare a gruppi di lavoro distinti le varie tematiche più urgenti affiorate nel corso delle discussioni. Ora le commissioni, terminato i loro studi su questione associativa, politiche fiscali, lavoro e servizi, hanno presentato le loro relazioni conclusive. Tali conclusioni sono state illustrate nel corso dell’Assemblea al Teatro Duse di Bologna per sintetizzare il manifesto programmatico della nuova Associazione. Giovanni Vernassa, uno dei sei gestori del Teatro bolognese, si è detto soddisfatto per la scelta del Teatro Duse: “A parte il fatto che Bologna mi sembra un luogo particolarmente adatto per sottolineare la rappresentanza nazionale di ASSOTEATRO al nord, al centro e al sud” dice Giovanni Vernassa “abbiamo voluto mettere a disposizione la platea del Teatro Duse, riconosciuto dal 1963 come uno dei più importanti teatri di prosa italiani. Dopo la dismissione della gestione ETI, nel settembre 2011 il Teatro Duse è stato riaperto e rilanciato dalla sinergia e dalla professionalità di sei imprenditori teatrali (con me ci sono Walter Mramor, Livia Amabilino, Berto Gavioli, Filippo Vernassa e Stefano degli Esposti), che l’hanno riconsegnato alla città di Bologna e al mondo artistico, trasformandolo da struttura a conduzione pubblica a teatro con una gestione privata che si è dimostrata da subito virtuosa ed efficiente”. Per informazioni: Segreteria Organizzativa ASSOTEATRO: Valentina Prosia  info@assoteatro.it  tel. 06.43.25.17.87
Milva e Walter Mramor con La Variante di Lüneburg al Comunale di Vicenza
Un grande spettacolo, fuori abbonamento, è proposto nella programmazione del Teatro Comunale Città di Vicenza nella ricorrenza della Giornata della Memoria: è “La Variante di Lüneburg” fabula in musica dal romanzo di Paolo Maurensig, protagonista Milva con Walter Mramor, in programma sabato 4 febbraio alle 20.45. Lo spettacolo, tratto dal fortunato romanzo del goriziano Paolo Maurensig, che della pièce cura anche l’adattamento teatrale e il testo delle canzoni, riprende l’ambientazione che vede un intreccio sottile tra la passione per il gioco degli scacchi, in un climax da libro giallo, ed una riflessione molto profonda su uno dei periodi più bui della storia dell’umanità, quello del Nazismo. Il romanzo, del 1993, molto corteggiato dal cinema e dal teatro, è rimasto a lungo lontano dalla messa in scena per volere dello stesso autore; la sua rappresentazione si concretizza proprio nella produzione degli Artisti Associati con “La variante di Lüneburg” in una versione ricca di suggestioni come quella della “fabula in musica”, interprete d’eccezione la grande Milva. È lei, raffinata signora della scena italiana e internazionale, interprete appassionata e toccante, a restituire quella capacità di commozione, quel pathos emotivo, quel guardare gli eventi del passato con partecipazione spesso dimenticata, grazie anche alla forza della sua voce,  Accanto a Milva, Walter Mramor interpreta le parti recitate, restituendo sulla scena con impalpabile vibrazione le emozioni del testo, accompagnato da un ensemble di voci e strumenti: la soprano Franca Drioli, il sassofonista Alex Sebastianutto e lo stesso autore delle musiche Valter Sivilotti al pianoforte. Il testo de “La variante di Lüneburg” è fondato su un lungo flash back: il giovane narratore, Hans, si assume la responsabilità dell’apparente suicidio di un grande esperto di scacchi, il signor Frisch. Più tardi si scoprirà che anche Hans è un campione di scacchi ed è stato allievo del misterioso Tabori “un uomo che ha giocato all’inferno”. L’inferno di Tabori, di famiglia ebrea, è stato quello del lager. Un ulteriore e personale inferno era stata poi la durissima, cinica partita a scacchi in cui aveva dovuto affrontare l’ufficiale nazista Frisch: la posta in gioco allora non erano le semplici pedine sulla scacchiera ma le vite vere e innocenti di tanti internati, per la cui salvezza Tabori si batte indefessamente in una guerra infinita e tesissima. Sarà Hans ad accogliere il segreto del Maestro, ormai giunto alla fine dei suoi giorni, e a spegnere per sempre l’ombra di quell’inferno, inducendo Frisch al gesto finale, ancora una volta attraverso una sfida all’ultimo respiro, sulla scacchiera. Metafora della lotta fra bene e male, fra ragione e follia, “La variante di Lüneburg” è uno dei più intensi contributi alla memoria dell’olocausto; grande è la partecipazione, artistica e civile, dell’attore Walter Mramor e di Milva che crede molto in questa produzione in questo impegno civile con uno slancio, una generosità davvero sorprendenti. Il format della messa in scena è molto particolare, la fabula in musica è infatti un racconto, scandito da melodie di grande fascino, intonate dalla cantante e dal coro e contrappuntato dalla narrazione dell’attore in una scenografia scarna.   Lo spettacolo è davvero molto coinvolgente, è stato applaudito con commozione in molte piazze italiane, è stato più volte in cartellone al Piccolo Teatro di Milano; “quasi 
in ogni piazza”, spiega il maestro Sivilotti, “il Coro che canta è un coro nuovo. A Vicenza sarà il Coro Comiter di Peseggia (VI), preparato dalla M° Lucia Libralesso. Ed anche questo è un modo per fare condividere l’intensità del soggetto a quante più persone possibile”. Dopo spettacoli di prosa e musica di ispirazione e contenuti molto diversi, proseguono le proposte artistiche della Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza, impegnata nel promuovere e sostenere nuovi percorsi e nel presentare al pubblico spettacoli, tutti di grande livello e qualità. I biglietti sono in vendita alla biglietteria del Teatro Comunale (viale Mazzini 39, Vicenza - tel. 0444.324442  biglietteria@tcvi.it), sul sito del Teatro Comunale www.tcvi.it, in tutte le filiali della Banca Popolare di Vicenza. il costo dei biglietti è di 28 euro per il biglietto intero, 22 euro per il ridotto over 60, 14 euro per il ridotto under 25.
La variante di Lüneburg è pri…
La variante di Lüneburg è prima di tutto un fortunato romanzo del goriziano Paolo Maurensig, pubblicato da Adelphi nel 1993, caso letterario dell'anno, nel quale la metafora del gioco degli scacchi come combattimento trova nei campi di sterminio nazisti una controparte tragicamente concreta. Un romanzo, diventato in breve tempo un best seller internazionale, dagli inediti toni mitteleuropei per l'Italia con chiari riferimenti all'opera di Nabokov, Zweig, Borges e Conrad, apprezzato tanto per l'insolito connubio quanto per i livelli narrativi che vi si intrecciano, pur con qualche disinvoltura, come lo slittamento dell'io narrante da onnisciente a uno dei personaggi (come fa Tabori a descrivere le espressioni degli altri personaggi nello scompartimento del treno se egli non è fisicamente presente ?). Quando Walter Mramor propone a Maurensig di portare a Teatro quel suo primo romanzo lo scrittore diffida di una riduzione teatrale, notoriamente più limitata di quella cinematografica come afferma egli stesso nella brochure dello spettacolo. Non sappiamo a quali limiti maggiori del teatro si riferisca Maurensig quando casomai è esattamente il contrario, con la sua vocazione al racconto realistico il cinema è meno versatile del teatro nel trasformare in scene i commenti, i salti narrativi e le atmosfere dei romanzi, compreso questo, mentre il teatro, basato su una evocazione scenica simbolica e tutt'altro che concreta, ha più, se non facilità, duttilità nel riportare la pagina scritta. Maurensing si lascia comunque convincere e riduce il romanzo per la scena scrivendo ad hoc i testi delle 10 canzoni inedite previste dallo spettacolo. La variante di Lüneburg è unico nel suo genere perché non si accontenta della pedissequa trasposizione sulla scena di quanto raccontato dal romanzo (come avviene oggi in tante produzioni estemporanee), né usa il romanzo come fonte ispiratrice per una riscrittura scenica (come più canonicamente è accaduto in passato). Mramor adotta la strada più difficile e rischiosa dell'oratorio: una forma narrativa senza la rappresentazione scenica, mimica e senza personaggi in costume. Mramor è la voce recitante e ripropone interi brani del romanzo in una sorta di lettura (con tanto di leggio e pagine girate) che è in realtà un espediente narrativo, spesso infatti si allontana dal leggio e raggiungere il boccascena per recitare un inciso, rendere un cambio di prospettiva o del ritmo narrativo del romanzo. Sul palco, assieme a lui, il maestro Valter Sivilotti autore delle musiche, che ha l'arduo compito di eseguire la complessa partitura musicale al piano (con l'ausilio delle tastiere e di un pc per qualche misurato effetto sonoro) che prevede oltre alle esecuzioni al pianoforte delle parti recitate da Mramor (con gli splendidi contrappunti di Marco Labonetti al sax e del soprano Franca Drioli) anche l'esecuzione delle canzoni interpretate da Milva e dal coro da lui diretto (un coro diverso per ogni piazza in cui lo spettacolo viene rappresentato i modo che ogni città vede uno spettacolo unico e per la parte fissa dell'organico un continuo lavoro di messa a punto con i nuovi arrivati). Uno spettacolo sulla carta difficile, ardito, forse anche presuntuoso che si rivela una macchina drammaturgica perfetta. Mramor è di una intensità sorprendente non solo per le sue squisite capacità interpretative (mai eccessivo eppure di un'intensità esemplare) ma per l'umanità con cui si mette in gioco durante lo spettacolo passando da un personaggio all'altro, da una vita all'altra (così l'emozione che lo coglie subito dopo la fine dello spettacolo, durante i ringraziamenti, che non lo fa parlare per qualche secondo, la gola stretta dalla commozione, non è il segno di una debolezza dell'interprete ma della grandezza d'animo dell'essere umano). D'altronde è la stessa commozione che prova il pubblico in sala, che ha avuto la fortuna di assistere a un racconto che parte in sordina come storia di una passione maniaca per il gioco degli scacchi e diventa ben presto l'indicibile orrore del comportamento umano che, in nome di una assurda pretesa superiorità, si sente in diritto di discriminare, di umiliare, di zittire, di torturare, di uccidere. Milva è in una forma grandiosa e raggiunge intensità inimmaginabili mentre canta brani di una tale potenza emotiva da tenere lo spettatore. col fiato sospeso. All'inizio quando si parla (e si canta) di straccioni e maestri di scacchi sembra di assistere a una recita brechtiana per la solennità con cui si narra, dopo tutto, di un semplice gioco, per quanto ammantato dal mistero della morte di uno dei personaggi. Ma quando l'argomento scivola lentamente verso questioni più universali e tragiche come la Shoah, la solennità della musica si fa improvvisamente leggerezza, speranza, tenerezza per un racconto che nulla ha di leggero o lascia possibilità di speranza alcuna. Forse leggermente sbilanciato nella parte che racconta le partite di scacchi nel campo di concentramento, la cui posta in gioco (all'insaputa del giocatore recluso e risparmiato per la sua bravura al gioco) è la vita dei suoi co-prigionieri, sicuramente rispetto al romanzo dove ai campi di concentramento si arriva inaspettatamente nell'ultima parte, La variante di Lüneburg racconta col suo tocco leggero, una parte della nostra storia senza avere alcuna funzione celebrativa, né di memento, semplicemente dicendo un dettaglio di uno degli orrori più grandi commessi dall'uomo, orrori dei quali nessun dio che osa definirsi tale può dispensare perdono mentre, come ci hanno insegnato i sopravvissuti di quei campi, il perdono è proprio uno dei tratti che distingue le vittime dai carnefici e le rende davvero umane. Roma, teatro Eliseo, visto il 24 maggio 2009