Adulto è una ricerca sulla parte maledetta della crescita: un'energia sotterranea e magmatica, devastante quanto generatrice. Lo sguardo del pubblico è affacciato alla scena come alla rete da un cantiere di uno scavo immaginario: qui sono insabbiati gli oggetti ludici, erotici, i feticci e i travestimenti di un individuo abnorme e delicatissimo, costantemente antagonista, che produce riti scabrosi in un buco dall'attività frenetica. Una totale resa, una spesa oscena di sé, estasi fatale unita carnalmente al fallimento. Invece di crescere e divenire solido, l'io si disperde, si sparge, decresce, torna all'origine, fino all'utero materno. Tutto il processo è però attraversato da desiderio, amore, bisogno estremo e abominevole di tenerezza. Si tratta di una bestemmia recitata con il rapimento di una preghiera, di un sublime sprofondare. Le parole che compongono questa contro oratoria sono tratte dalle opere finali di Pier Paolo Pasolini, Elsa Morante e Dario Bellezza, accomunate dall'esse
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