Il testo prende spunto da un fatto di cronaca: un condannato a morte si vede sospendere l'esecuzione perché così grasso che il suo peso avrebbe spezzato la corda del boia.
Angelo della gravità non è la storia di quell'obeso, ma di un obeso, un uomo con evidenti problemi di disordine alimentare e di immaturità psicologica, un animo infantile intrappolato in un corpo cresciuto a dismisura. La sua sola consolazione è il cibo. Il cibo è il solo, il più alto dono d'amore che lui conosca.
Nel corso del monologo, insieme tragedia e paradosso comico, il condannato ricostruisce la sua personale visione del mondo, utilizzando i soli elementi di cui dispone: cresciuto nel culto delle merci e della televisione, disegna una delirante concezione dell'ordine universale, fino ad approdare alla visione celeste degli "angeli della gravità". Convinto di far parte di questa schiera celeste, affronterà con serenità la sua morte imminente e si consegnerà a una paradossale ma autentica santità.
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Regia:
Benedetta Frigerio
Autore:
Massimo Sgorbani