Un debutto col botto, Le villi, poi un inciampo, Edgar: La terza opera è per Puccini, come già per Verdi, il momento della verità. E Manon Lescaut non delude, anzi: apre la strada alla Bohème, a Tosca, a Madama Butterfly. Prende forma, però, non senza fatica e al libretto mettono mano in molti, perfino troppi: Giacosa, Illica, Leoncavallo, Oliva, Praga, Giulio Ricordi e lo stesso Puccini.
Dal romanzo epistolare dell’abate Prévost, già fonte per Auber e Massenet, si estraggono quattro quadri, con molti passaggi sottintesi: quel che conta non è tanto la logica del racconto, quando l’espressione di una passione bruciante, ossessiva, simboleggiata dal ricorrere di motivi conduttori e sigillata dalle ultime parole della protagonista “Le mie colpe travolgerà l’oblio, | ma l’amor mio non muor.” Manon Lescaut debutta a Torino il 1° febbraio 1893; il 9 alla Scala sarà la volta di Falstaff, come in un passaggio di consegne fra due generazioni, il sorriso del tramonto e l’ardore della gioventù.