Alla fine irrompe sul suo cavallo, salva l’amore della sua vita e insieme partono liberi e felici. Non è il principe azzurro, però: si chiama Minnie e sottrae alla forca il bandito redento Dick Johnson. Vive sola, gestisce un locale frequentato da rudi minatori, custodisce il loro oro e non può essere una fragile donzella indifesa. Per i clienti del saloon è un’amica, una confidente, una madre, una maestra, ma è pure una ragazza che sogna il vero amore. Non sarà quello che si aspettava, ma un ricercato e frequentatore di donne di malaffare, per il quale saprà divenire eroina e addirittura proporsi, in cambio della vita di lui, come posta in gioco in una partita a poker contro lo sceriffo, sconfitto barando. Minnie, non vittima ma redentrice, è una delle più affascinati e complesse donne di Puccini. Nel 1910, al Metropolitan di New York, debutta quest’opera non meno sfaccettata e fascinosa, la cui azione incalzante cederà solo all’aria dedicata dal condannato all’amata. E lei lo salverà.