Uno dei più irripetibili sodalizi tra un poeta e un musicista nella storia del teatro d’opera, quello tra Wolfgang Amadeus Mozart e Lorenzo Da Ponte, si conclude con una commedia che in realtà è una acutissima analisi psicologica dell’amore e del matrimonio: Così fan tutte. Dopo la girandola di eventi delle Nozze di Figaro (1786), così vicina agli ideali della Rivoluzione Francese, dopo lo sconvolgente ritratto di un uomo ossessionato dalla conquista amorosa e dalla sua immediata classificazione (Don Giovanni, 1787), Mozart e Da Ponte tornano insieme un’ultima volta per Così fan tutte (1790), apparentemente l’opera meno innovativa della trilogia, ma in realtà la più sottile e raffinata per quanto riguarda l’analisi dei comportamenti umani e sociali. Nelle sue celebri Memorie Da Ponte, giustamente, si vanta di non essersi ispirato a nessun testo preesistente per il soggetto di Così fan tutte; al contrario delle Nozze e di Don Giovanni il libretto di Così fan tutte, equilibratissimo e di una perfezione geometrica che a molti è sembrata persino eccessiva, è tutta farina del sacco dell’abate (e libertino) italiano. È la sintesi della vita di un uomo inquieto e avventuroso, di un tipico libertino settecentesco che alla fine non può credere in un amore e in un matrimonio ingenuamente vissuti ma, semmai, affrontati con ironia e con la coscienza che nella vita non c’è nulla di assoluto. Ferrando e Guglielmo, convinti della fedeltà incrollabile delle loro promesse spose Fiordiligi e Dorabella, ne sperimenteranno la volubilità del cuore grazie alla burla dimostrativa ordita dal vecchio filosofo Don Alfonso. I matrimoni finali, così, saranno innanzi tutto matrimoni che arrivano a impedire due potenziali tradimenti. Ma saranno anche matrimoni di quattro personaggi che ormai conoscono la vita e quindi, chissà, forse anche più solidi di tanti altri affrontati ingenuamente… La musica, come nelle Nozze, non si ferma un attimo. Mozart, a seconda delle situazioni, passa dall’ironico al patetico, dal leggero al declamatorio con straordinaria disinvoltura. L’ironia, l’antisentimentalismo della musica sono il canto del cigno del Settecento che ancora non conosce il patetismo.
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Regia:
Michael Hampe
Autore:
Wolfgang Amadeus Mozart