Capolavoro assoluto della produzione goldoniana, La Trilogia della villeggiatura suddivisa nelle tre commedie Smanie, Avventure, Ritorno, è allestita da Luca De Fusco in un’unica soluzione come fece Strehler che optò nel 1954 per la soluzione unitaria, costruendo un grande (oltre quattr’ore e mezzo) e straordinario spettacolo, che fu poi riallestito prima a Vienna e poi a Parigi nella seconda metà degli anni ’70.
Le tre puntate di questo grande affresco sono state ridotte operando alcuni tagli che peraltro nulla tolgono alla grande storia, che vede al centro la triste educazione sentimentale di quattro ragazzi e intorno a loro i simboli di una classe sociale ritratta nell’attimo del suo apogeo, ovvero all’inizio del suo declino.
Se ne le Smanie è mantenuta un’appena accennata ambientazione settecentesca, nelle Avventure la vicenda si sviluppa con i caratteri di un un film in bianco e nero anni ’60; nel Ritorno andiamo si scorge un’atmofera quasi da film noir.
Questo slittamento temporale permette al testo di parlare più direttamente al pubblico attuale senza stravolgere il testo, ma evidenzia la contemporaneità di Goldoni creando un parallelo tra la borghesia ritratta dal veneziano e la borghesia italiana della metà degli anni ’60 che, orgogliosa di sé e inconsapevole di un futuro difficile. Le Smanie, hanno un carattere di profonda malinconia – ben rappresentata dalle canzoni di Paoli, Tenco, Lauzi – mentre nel Ritorno domina una vera e propria ansia hitchcockiana.
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