Trent’anni fa c’era una terra che oggi non c’è più. In mezzo c’è una data, il 23 novembre del 1980, e un terremoto lungo 100 secondi. Lungo trent’anni. Le macerie sono state sgombrate, le case ricostruite, i morti compianti, le strade inaugurate, i fondi spesi. Ma la terra continua a tremare, perché c’è ancora qualcosa che aspetta di essere recuperato.
I bambini di trent’anni fa sono cresciuti e oggi si guardano alle spalle e non trovano più nulla. I paesi dei loro padri sono luoghi stranieri, città lontane nel tempo, cartoline inviate da un mondo che non hanno mai conosciuto. E i nonni si ritrovano a inseguire i fantasmi dei loro ricordi, a parlare ai nipoti che li ascoltano senza capire, stanchi di sentirsi ripetere che “qui era tutta campagna”.
Un teatro per rievocare, per condividere, per ricostruire. Un solo attore, e la
memoria di un dramma collettivo. Perché la terra smetta di tremare proprio nel giorno in cui tutto è cominciato: il 23 novembre. Trent’anni dopo.
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