14 agosto 2018, crollo del ponte Morandi a Genova. Io mi trovavo a pochi chilometri da lì, e poche ore prima avevo attraversato il ponte in macchina. Quando ho appreso la notizia ero a pranzo, senza voglia, in un piccolo chalet in riva a un mare incazzato. Guardavo quelle immagini scioccanti, grigie. Scorrevano sul mio cellulare… pezzi rotti di macchine e cemento le prime ore, e poi nei giorni a seguire le storie di chi ce l’aveva fatta, di chi non c’era più, di chi aveva frenato all'ultimo istante, di chi si era fermato all'Autogrill per fare caffè-pipì scampando miracolosamente al crollo.
Il Lampadario nasce da queste suggestioni. Una misteriosa dimensione dove a esseri e cose è dato spostarsi agevolmente nello spazio e nel tempo, il ponte davanti agli occhi dei protagonisti collega il passato e il futuro al presente. Il lampadario è la metafora di una condizione esistenziale e fisica: appesi a testa in giù il mondo si rovescia e assume forme nuove e imbocca strade impensate. Col sangue al cervello ci si può addirittura ingannare, inventarsi una vita, stoppare il tempo, fermarsi a quell'attimo in cui tutto poteva ancora non accadere. Ma quanto tempo ci può concedere un’illusione?
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Autore:
Caroline Baglioni
Regia:
Leonardo Lidi
Protagonista:
Ludovico Fededegni, Annibale Pavone, Emanuele Turetta, Giuliana Bianca Vigogna
Produzione:
La Biennale di Venezia, AMAT, Comune di Fabriano
Durata:
90 minuti
Numera atti:
1
Anno di produzione:
2020