Recluso nel castello di Pomfret, il deposto re Riccardo (1367-1400), solo con se stesso fra le mura petrose della sua prigione, popola il suo piccolo mondo di “Pensieri” attraverso la sua pulsante immaginazione. Incoronato a undici anni, ultimo re medioevale, contrapposto al cugino-rivale, il rinascimentale Bolingbroke, dopo vent’anni di regno, gli ultimi dei quali macchiati di dissolutezze, avidità, prevaricazioni, con l’aggiunta del grave sospetto di essere il mandante dell’assassinio dello zio Glocester, ritrova nel momento della sua fatale discesa l’altezza del suo spirito.
Partendo dalla sua debordante immaginazione ho pensato, nel rispetto dei versi shakespeariani, di evocare, in questa messinscena, gli altri personaggi in un concerto quasi medianico, rituale, anche autoironico, di visioni, suoni, parole, in cui voci e battiti risuonassero nelle cavità di Riccardo, scuotendo il suo equilibrio fino a un sottile istrionismo che non corrode però la sua infelicità.
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Regia:
Roberto Trifirò
Autore:
da William Shakespeare, drammaturgia e traduzione di Roberto Trifirò