La cerimonia del massaggio

Alan Bennett ci racconta la vita e le opinioni di un pittoresco "massaggiatore" in una divertente commedia degli equivoci. Da una presentazione di Rita Cirio: “Ha qualche sfumatura di giallo La cerimonia del massaggio, solo che il lettore invece di “chi” ha ucciso il giovane Clive Dunlop è stimolato a scoprire “cosa” è stato. Massaggiatore in senso ampio del termine e fornito di una clientela vasta quanto prestigiosa - sia maschile che femminile - Clive è morto in Perù; sei mesi dopo, padre Geoffrey Jolliffe, anglicano, celebra una cerimonia in suo ricordo. Attori di fama, giornalisti rampanti, mezzibusti televisivi, ministri in carica partecipano all’estremo saluto profondamente turbati, non tanto per la morte del povero Clive, quanto per l’ipotesi - quasi una certezza - che la prematura dipartita dell’instancabile massaggiatore sia da attribuirsi all’aids e per il timore di essere stati contagiati durante qualche seduta di masoterapia. Anche padre Geoffrey è stato “massaggiato” e nella sua mente la paura del contagio è rafforzata dal fatto che il sacerdote non si fida di Dio in quanto lo giudica dotato di un maligno senso dell’umorismo, capace di infliggere una pena così sproporzionata anche a un modesto peccatore come lui. Alla facoltà di Teologia il suo tutor gli aveva scritto su una tesina: “Salta all’occhio una certa confusione fra Dio e Joan Crawford”». Come il Dio di padre Geoffrey anche Alan Bennett è fornito di un’ironia perfida - già nota ai lettori dell’ Adelphi che dello scrittore inglese ha pubblicato La pazzia di Re Giorgio e Nudi e crudi che rinnova la tradizione dello humour britannico con una acuta capacità di satira nei confronti della società inglese di oggi. Erede “trendy” di P.G. Wodehouse, di Saki, di Evelyn Waugh, nei suoi romanzi Alan Bennett esprime una vivace qualità teatrale, come memore delle sue antiche esperienze di autore e attore di cabaret insieme a Jonathan Miller, Peter Cook e Dudley Moore, recentemente scomparso.