A e B sono i protagonisti di questo luogo, condannati a reiterare un rituale vitale quanto autodistruttivo, finalizzato al darsi la morte per poter rinascere, tra mille colpi di scena, ancora e ancora.
Tutto è intrattenimento. Per esistere bisogna dunque intrattenere, e per intrattenere è d'uopo il morire, anche perché gli attori sono solo in due, gli altri, i loro presunti colleghi di un tempo, stando a quanto essi ci dicono "sono stati buttati via", cacciati, considerati inutili. La finzione è la loro sola possibilità di sopravvivenza.
I due interpreti si moltiplicano in scena, giocano, simulano infinite varianti di conflitto, indossando i panni e i ruoli delle relazioni che sono in qualche modo gli archetipi della vita di ogni giorno: due attori alla ricerca di un finale che non può mai arrivare, in un flusso continuo di situazioni grottesche, paradossali ed esilaranti nella quali è difficile non identificarsi almeno un po', e ridere un po', finalmente, perché no, anche di sé.
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