Elegante e irresistibile, Franca Valeri porta in scena un monologo ispirato a un breve testo di Dürrenmatt, La morte di Socrate. Al centro della vicenda la signora Socrate, Santippe, vedova non troppo inconsolabile che porta avanti con destrezza la sua bottega antiquaria dove traffica falsi e nasconde sculture.
Un’artista unica del panorama italiano propone con la devastante ironia di sempre un altro ritratto al femminile che va ad impreziosire una galleria di personaggi unici e indimenticabili, primo fra tutti “la figlia della sora Augusta, quella maritata Cecioni” di televisiva memoria.
Spiega la Valeri: «Il monologo nasce da un’idea di Peppino Patroni Griffi, il quale si è divertito così tanto a leggere il racconto di Dürrenmatt che me lo ha passato. Mi ha subito attratto l’idea di dar vita a Santippe, una massaia che si muove in un mondo di filosofi».
Sì, perché la vedova Socrate, scaltra affarista, è in fin dei conti e soprattutto una massaia. Una donna di casa che ha vissuto a
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