Il racconto di Omero è solo il punto di partenza. Lo spettacolo è infatti un viaggio poetico nell’uomo e nell’oggi, una riflessione necessaria sul contemporaneo, sul nostro tempo, sulle nostre utopie e sugli ideali su cui una generazione ha costruito la propria vita e il proprio modo di essere. Ecco che dunque la necessità di “tornare a casa” vuole dire innanzitutto tornare a noi stessi, a quello che più ci appartiene, a quello che davvero siamo e che forse col tempo ci siamo dimenticati di essere. Tornare all’inizio, dunque, al nostro primo sguardo, ai nostri primi ricordi, per comprendere come eravamo e come avremmo forse in altro modo dovuto essere. Tre personaggi, tre naufraghi della vita che, in uno spazio che è insieme teatro, imbarcazione e sala da ballo, raccontano la propria storia, mentre presente e passato si confondono in un’atmosfera onirica e malinconica. Sullo sfondo il continuo rimando ai personaggi di Omero, ma soprattutto alle atmosfere profonde e poetiche dei film di Theo Angelopoulos, regista greco scomparso, cui è dedicato lo spettacolo.