Il Cantico dei Cantici è uno dei testi più antichi in tutte le letterature.
Pervaso di dolcezza e accudimento, di profumi e immaginazioni, è uno dei più importanti, forse uno dei più misteriosi: un inno alla bellezza, insieme timida e reclamante, un bolero tra ascolto e relazione, astrazioni e concretezza, un balsamo per corpo e spirito.
Se lo si legge senza riferimenti religiosi e interpretativi, smettendo altre possibili chiavi di lettura, rinunciando a parallelismi, quasi incoscientemente, senza pretesa di cercare altri significati, senza far caso al destinatario ma solo ascoltando quel che dice, può apparirci all’improvviso, col suo profumo, come in una dimensione onirica, non di sogno, ma di quel mondo, forse parallelo, forse precedente, dove i sogni e le parole ci scelgono e accompagnano.