Una composizione drammaturgica che mescola danza, musica e poesia per dar corpo ai disagi che abitano il
quotidiano.
In scena due personaggi, sbandati e inadatti, compagni di vagabondaggi, uniti da un legame muto e delicato,
esplorano un non luogo surreale e affascinante che lentamente si trasforma in un mostro biblico, bestiale e
gigante, fiabesco e irreale, da cui scappare o a senza rimedio.
Un gioco di antitesi, una contrapposizione di pieni e vuoti, un sogno visionario delle nostre vicende umane che
si risolve in uno slancio vitale verso la bellezza che tutto sana e salva.
Ché cerchiamo di parlare a qualcosa che non è l’intelligenza.
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