“Il re ride” è una favola dark, spunto per una riflessione sul potere in forma di clownerie. Accompagnata da musiche di Tom Waits e Nick Cave, cui è cara la denuncia sociale del potere, ha per protagonisti uomini di ogni luogo e di ogni tempo, con segni evidenti sul viso della passata infanzia e delle emozioni più remote, pallidi clown, simboli dell’uomo in quanto tale, con giubbotti di pelle nera e colli di raso bianco a raggiera, cavalli-ombrello che all’occorrenza riparano dalla pioggia e difendono dal nemico. La scenografia, essenziale, rende il concetto che il bene e il male, che l’antica fiaba riteneva fossero proprietà di due diverse nature umane, sono, invece, proprietà meccaniche esterne all’uomo, che le incarna solo fatalmente: un trono tutto nero (di pelle lucida con decori e bottoni dorati) posto su una pedana con ruote, dietro di esso una casetta tutta bianca (piccola perché lontana), posta sulla stessa pedana, sullo stesso supporto.
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