“Cosa c’è fuori?” È una domanda che ci poniamo tantissime volte nel corso di una giornata. Il fuori è un qualcosa di multiforme, in constante definizione, nel bene e nel male. È una sorpresa, è una festa, guarda c’è una parata; ed è la pioggia, prendi l’ombrello prima di uscire, togliti le scarpe prima di entrare. Certe volte però, magari da piccoli, abbiamo l’impressione che quello che c’è fuori, che tutto il resto del mondo, dipenda da noi. Magari d’estate in un parco, magari al mare, ci sentiamo tristi, e subito le nuvole davanti a noi si inspessiscono e si rabbuiano. Magari abbiamo voglia di correre e urlare, e il vento comincia a soffiare e a spingerci.
Da piccoli ne siamo certi: quello che pensiamo, che desideriamo, le nostre parole ed emozioni creano il fuori, gli danno una forma e delle regole. È il mondo che si adegua a noi, e non il contrario. E magari una sera, in una casa, due donne cominciano ad interrogarsi su quello che c’è fuori. E le loro parole, di paura, di gioia, di dolore, cominciano a creare il mondo, come quando eravamo bambini.
Senet è uno spettacolo nato in cattività. Nella cattività artistica del progetto Zona Rossa Bellini. È una scrittura nata sulla scena nel senso vero del termine, creata dormendo a dieci metri dal palco; la carne e il legno non sono mai state più vicine di così. “Cosa c’è fuori?” Senet si basa su una percezione del fuori distorta. Sull'idea che una parola, detta su un palco col buio attorno, possa creare un mondo.