liberamente tratto da "Uomini senza donne"
Quanto ci vuole per costruire una casa? Di sicuro il tempo bastante perché un rapporto si inclini, cambi irreversibilmente. Un anno forse, lo stesso tempo che ci si mette a dire le cose come stanno davvero, a trovare il coraggio di prendersi una responsabilità.
Una casa in costruzione scandisce il tempo del racconto, vista da una finestra posta sul fondo di un appartamento a fermare ed inquadrare un periodo di vita.
Italia anni '90, due giovani quasi trentenni condividono l'appartamento. Il primo scrive spot pubblicitari, è curato e ha successo con le donne, il secondo è un violinista trascurato con problemi di alcolismo. Ambedue soli, tutti e due sempre in attesa di qualcosa. I due protagonisti si orbitano intorno, ognuno proiettato su di sé e i suoi problemi.
Quindi una storia di cose non dette, non fatte, non ascoltate, di allusioni e sarcasmi. Quello che vediamo in scena sono i tentativi di una disperata comunicazione tra i due personaggi; quello che non vediamo, i punti nodali della vicenda, le cose da nascondere. Ne abbiamo il quadro di una amicizia che nasce e si consolida, oltre che sulla diversità, sull'umano bisogno di condividere, di non vedersi soli. E sono proprio le differenze a complicare la condivisione, le prospettive diverse, il peso che ognuno dà ad un evento, il proprio rapportarsi al mondo.
Atmosfera anni '90, troppo familiare per essere decantata eppure già così lontana ed affascinante. E quando ci sentiamo disorientati nel tempo, basta guardare fuori dalla finestra per vedere a che punto sono i lavori della casa e potersi orientare.
E se non fosse una casa, quell'edificio fuori la finestra?
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