Volevo un gatto nero” vuole essere un tributo al mondo delle bambine,un mondo affascinante che esalta una forza potentissima, costituita da
istinti, da una creatività passionale ma soprattutto da un sapere ancestrale.
La pièce racconta di un mondo dominato principalmente da rapporti autentici, all’interno del quale l’intelligenza e la personalità si sviluppano attraverso una serena organizzazione dei contrasti, ovvero quelle nette opposizioni tra i due estremi, grande e piccolo, freddo e caldo, dolce e amaro.
Con il passare del tempo questo piccolo mondo viene soffocato, domato, addirittura annullato da una società egoista e poco attenta al valore umano, concentrata principalmente a incanalare gli individui in stereotipi.
Ecco la prima violazione di quel tesoro inestimabile che é l’animo infantile, dove i cicli naturali dello sviluppo vengono costretti e piegati ad un processo innaturale il cui unico fine è quello di compiacere gli altri.
La bambina-donna diviene proprietà costretta ad
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