Nella messa in scena di Anima l’identità individuale è sparpagliata. Attori e personaggi si confondono. Il personaggio è una pelle, un vestito. Ma difficile distinguere la pelle del personaggio da quella dell’attore. Si aprono raddoppi, zone d’irriconoscibilità. Si gioca l’estraneità. Elementi separati che trovano sintesi occasionali nella performance. Le moltiplicazioni di segni, le sovrapposizioni di figure mettono sotto indagine lo stesso dispositivo teatrale. Così Anima non appartiene più a una storia o una schiera di personaggi. Appartiene al dispositivo stesso.