"HOMOCAUST" porta in scena l'omosessualita' maschile in ogni sua forma: vissuta, osservata, sognata, odiata, giudicata. Partendo dalla persecuzione omosessuale dei "triangoli rosa" nella Germania nazista per giungere a come anche oggi puo' essere vissuta o non vissuta la condizione dell'omosessuale .
"Homocaust" non e' teatro di parola, non ha un tessuto narrativo lineare ma convulso, frammentato, onirico . Ricorda il teatro danza di Pina Baush ma e' interpretato da attori e non danzatori, e' movimento, silenzi, una semicostante colonna sonora , rumori, voci fuori campo . E' un teatro molto legato all'immagine, allo spazio invaso e riempito dai quattro corpi degli attori, senza scenografia. Lo spazio scenico e' "ring" , e' un quadrato perfetto entro il quale i quattro uomini sono vittime, carnefici, scappano, giocano, sudano, ridono, piangono, amano, odiano, muoiono. E' un teatro di sguardi, di contatti, di forze contrarie. Le testimonianze che si ascoltano sono assolutamente vere , sono quelle dei sopravvissuti all'olocausto, sono quelle degli ufficiali SS.
L'unica parte drammaturgica proviene dal testo "Bent" di Martin Sherman. "Homocaust" e' un percorso su un tema sul ring della vita.
Lo spettacolo contiene brevi scene di nudo maschile integrale.
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Regia:
Massimo Stinco
Autore:
Massimo Stinco